§ 19. -Come, per quanti altri misteri della Spacelandia la Sfera mi mostrasse, i

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Quando vidi trascinar via il mio povero fratello feci per saltar giù nella Sala del Consiglio,
mosso dal desiderio di intercedere per lui o almeno di dirgli addio. Ma scoprii di non avere alcun
potere di muovermi per conto mio. Dipendevo totalmente dalla volontà della mia Guida, la quale
disse in tono cupo: «Non ti curare di tuo fratello; forse avrai parecchio tempo per condolerti con lui
in futuro. Seguimi».
Salimmo ancora una volta nello Spazio. «Fino ad ora,»
disse la Sfera «non ti ho mostrato che delle Figure Piane e il loro
interno. Ora devo farti fare la conoscenza dei Solidi, e rivelarti lo
schema secondo cui sono costruiti. Guarda questa moltitudine di
cartoncini quadrati. Vedi, ne metto uno su di un altro; non, come
potresti credere, l'uno a Nord dell'altro, ma sull'altro. Ne
aggiungo un secondo, un terzo. Guarda, sto costruendo un Solido
mediante una quantità di Quadrati paralleli fra loro. Ora il Solido
è completo, essendo altrettanto alto che lungo e largo, e noi lo
chiamiamo Cubo».
«Perdonatemi, Signore,» risposi io «ma al mio occhio ha
l'aspetto di una Figura Irregolare di cui l'interno sia visibile; in
altre parole, non mi sembra di vedere un Solido, ma un Piano
come noi lo concepiamo in Flatlandia; solo di un'Irregolarità che
è l'indice di un mostruoso criminale, tanto che la sua sola vista è
penosa al mio occhio».
«È vero,» disse la Sfera «a te sembra un Piano perché non
sei abituato alla luce e all'ombra e alla prospettiva; proprio come
in Flatlandia un Esagono apparirebbe come una Linea Retta a chi non possedesse l'Arte del
Riconoscimento a Vista. Ma in realtà è un Solido, come apprenderai appena lo "tasterai"».
E allora mi presentò al Cubo, e io scoprii che quest'Essere meraviglioso in realtà non era un
Piano ma un Solido; e che era dotato di sei facce piane e di otto punti terminali chiamati angoli
solidi; e ricordai l'affermazione della Sfera, che proprio una Creatura come questa sarebbe stata
formata da un Quadrato che si muovesse, nello Spazio, parallelamente a se stesso; e mi compiacqui
al pensiero che una Creatura tanto insignificante qual ero io potesse esser considerata in un certo
senso la Progenitrice di un così illustre rampollo.
Ma ancora non riuscivo a comprendere appieno il significato di quel che il mio Maestro mi
aveva detto a proposito di «luce», di «ombra» e di «prospettiva»; e non esitai a metterlo a parte
delle mie difficoltà.
Se ripetessi le spiegazioni su questi argomenti fornitemi dalla Sfera, per succinto e chiaro
che fossi, riuscirei tedioso a un abitante dello Spazio, che queste cose conosce già. Basti sapere che
grazie alla limpidezza delle sue spiegazioni, e al suo cambiare le luci e le posizioni degli oggetti, e
al suo consentire a che io tastassi i vari oggetti e persino la sua sacra Persona, essa riuscì finalmente
a rendermi chiara ogni cosa, così che ora potevo distinguere in un batter d'occhio un Circolo da una
Sfera, una Figura Piana da una Solida.
Questo fu l'apice, il Paradiso della mia avventura strana e memorabile. Dopo di ciò non ho
da narrare che la storia della mia miserabile caduta: tanto più miserabile, in quanto assolutamente
immeritata. Perché infatti solleticare la sete del sapere per poi deluderla e punirla? La mia volontà
indietreggia di fronte al doloroso compito di rievocare la mia umiliazione; eppure, come un secondo
Prometeo, sopporterò questo, e anche di peggio, pur di riuscire con qualsiasi mezzo a suscitare
nell'intimo dell'umanità sia Piana che Solida uno spirito di rivolta contro la presunzione che
vorrebbe limitare le nostre Dimensioni a Due, a Tre o a qualsiasi numero che non sia Infinito. Via le
considerazioni personali, dunque! Continuerò fino in fondo, come ho iniziato, senz'altre digressioni
o anticipazioni, seguendo il piano sentiero dell'obbiettività storica. I fatti precisi, le parole esatte -
ed esse sono state impresse a fuoco nella mia mente - saranno esposti senza alterazioni di sorta; e
giudichino i miei Lettori fra il destino e me.
La Sfera avrebbe volentieri continuato le sue lezioni addottrinandomi nella conformazione
di tutti i Solidi Regolari, Coni, Piramidi, Cilindri, Pentaedri, Esaedri, Dodecaedri e Sfere; ma io mi
azzardai a interromperla. Non che fossi sazio di sapere. Al contrario, avevo sete dell'acqua di fonti
ancora più profonde e più ricche di quella che mi offriva.
«Perdonami,» dissi «o Tu a cui non devo più rivolgermi come alla Perfezione di ogni
Bellezza; ma lascia che ti chieda di accordare al tuo servo una vista del tuo interno».
SFERA. Del mio che?
IO. Del tuo interno: del tuo stomaco, dei tuoi intestini.
SFERA. Donde viene questa richiesta inopportuna, impertinente? E che vuoi dire dicendo
che io non sono più la Perfezione di ogni Bellezza?
IO. Mio Signore, la vostra stessa sapienza mi ha insegnato ad aspirare ad Uno ancora più
grande, più bello, e più vicino alla Perfezione, di voi. Come voi stesso, superiore a ogni forma della
Flatlandia, unite più Circoli in uno, così senza dubbio c'è Qualcuno al disopra di voi che unisce più
Sfere in un'Unica Esistenza Suprema, superiore persino ai Solidi della Spacelandia. E come noi, che
ora siamo nello Spazio, ci chiniamo a guardare la Flatlandia e vediamo l'interno di ogni cosa, così
certamente c'è ancora sopra di noi una regione più alta, più pura, dove certamente tu ti riprometti di
condurmi - o Tu, che io chiamerò sempre, dovunque e in ogni Dimensione, mio Sacerdote, mio
Filosofo, e Amico - uno Spazio ancora più spazioso, una Dimensionalità ancora più dimensionabile,
dalla cima della quale ci chineremo insieme sull'interno rivelato delle cose solide, e dove le tue
stesse viscere, e quelle delle Sfere tue sorelle, saranno esposte alla vista del povero, vagante, esule
dalla Flatlandia, al quale già tanto è stato concesso.
SFERA. Bah! Sciocchezze! Basta con queste chiacchiere! Il tempo è breve, e c'è ancora
parecchio da fare prima che tu possa essere in grado di proclamare il Vangelo delle Tre Dimensioni
davanti ai tuoi ciechi, ottenebrati compatrioti in Flatlandia.
IO. No, grazioso Maestro, non negarmi quello che so essere in tuo potere di fare. Concedimi
solo una fuggevole immagine del tuo interno, e io me ne appagherò per sempre, restando da quel
momento il tuo docile allievo, il tuo eterno schiavo, pronto a ricevere tutti i tuoi insegnamenti e a
nutrirmi delle parole che cadranno dalle tue labbra.
SFERA. Bene, allora, tanto per soddisfarti e per farti tacere, lascia che io ti dica subito che ti
mostrerei quello che chiedi se potessi; ma non posso. Vorresti che rovesciassi il mio stomaco come
un guanto per pura cortesia verso di te?
IO. Ma il mio Signore mi ha fatto vedere le viscere di tutti i miei compatrioti nella Terra
delle Due Dimensioni quando mi ha condotto con sé nella Terra delle Tre Dimensioni. Che cosa c'è,
dunque, di più facile che condurre ora il suo servo in una seconda spedizione, questa volta verso la
beata Regione delle Quattro Dimensioni, donde ancora una volta mi chinerò con lui su questa Terra
delle Tre Dimensioni, e vedrò l'interno di ogni cosa tridimensionale, ì segreti della terra solida, i
tesori delle miniere della Spacelandia e le viscere di ogni creatura solida vivente, anche delle nobili
e venerabili Sfere?
SFERA. Ma dov'è questa Terra delle Quattro Dimensioni?
IO. Io non lo so: ma senza dubbio il mio Maestro lo sa.
SFERA. No. Un paese simile non esiste. La sola idea che possa esistere è assolutamente
inconcepibile.
IO. Non è inconcepibile per me, mio Signore, e perciò ancor meno inconcepibile per il mio
Maestro. No, non dispero che anche qui, in questa Regione delle Tre Dimensioni, l'arte della
Signoria Vostra possa rendermi visibile la Quarta Dimensione; proprio come nella Terra delle Due
Dimensioni l'ingegno del mio Maestro ha saputo aprire gli occhi del suo cieco servo alla presenza
invisibile di una Terza Dimensione, benché io non la vedessi.
«Vorrei ricapitolare il passato. Non mi è stato insegnato laggiù che, quando vedevo una
Linea e deducevo un Piano, io in realtà vedevo una Terza Dimensione non riconosciuta, che non era
la stessa cosa della lucentezza, e chiamata "altezza"? E non ne segue che, in questa regione, quando
vedo un Piano e deduco un Solido, in realtà vedo una Quarta Dimensione non riconosciuta, che non
è la stessa cosa del colore, ma che esiste, benché infinitesimale e impossibile a misurarsi?
«E oltre a ciò, vi è l'Argomento portato dall'Analogia delle Figure».
SFERA. L'Analogia! Sciocchezze: che analogia?
IO. La Signoria Vostra sta mettendo il suo servo alla prova per vedere se ricorda le
rivelazioni che gli sono state fatte. Non scherzate con me, mio Signore; io sono affamato, assetato
di sapere. Senza dubbio noi non possiamo vederla ora, quell'altra Spacelandia, perché non abbiamo
occhi nei nostri stomaci. Ma proprio come il Regno della Flatlandia esisteva, benché quel povero
minuscolo Monarca della Linelandia non potesse voltarsi né a destra né a sinistra per scorgerlo, e
proprio come esisteva lì accanto, a contatto della mia superficie, la Terra delle Tre Dimensioni,
benché io povero cieco senza sensi non avessi il potere di toccarla, né occhio nel mio interno per
discernerla, così certamente c'è una Quarta Dimensione, che il mio Signore percepisce con l'occhio
interiore del pensiero. E, che debba esistere, il mio Signore in persona me l'ha appreso. O è forse
possibile che abbia dimenticato quel che egli stesso ha insegnato al suo servo?
«In Una Dimensione, un Punto in movimento non generava una Linea con due Punti
terminali?
«In Due Dimensioni, una Linea in movimento non generava un Quadrato con quattro Punti
terminali?
«In Tre Dimensioni, un Quadrato in movimento non generava - e questo mio occhio non l'ha
forse contemplato - quell'Essere benedetto, un Cubo, con otto Punti terminali?
«E in Quattro Dimensioni, un Cubo in movimento non darà origine - ahimè per l'Analogia e
ahimè per il Progresso della Verità se così non fosse! - non darà origine, dicevo, il movimento di un
Cubo divino, a un Organismo più divino con sedici Punti terminali? «Osservate la conferma infallibile della serie, 2, 4, 8, 16: non è una Progressione
Geometrica, questa? - se posso citare le stesse parole dei mio Signore - "in stretto accordo con
l'Analogia"?
«Ancora: non mi ha forse insegnato il mio Signore che, come una Linea è delimitata da due
punti, e un Quadrato da quattro Linee, così un Cubo dovrà essere delimitato da sei Quadrati?
Osservate ancora una volta la conferma della serie, 2, 4, 6: non è questa una Progressione
Aritmetica? E perciò non ne segue, necessariamente, che il rampollo più divino del divino Cubo
nella Terra delle Quattro Dimensioni dovrà essere delimitato da otto Cubi: e non è anche questo,
come il mio Signore mi ha insegnato a credere, "in stretto accordo con l'Analogia"?
«Oh, mio Signore, mio Signore, guardate, io mi abbandono fiduciosamente alle congetture,
ignorando i fatti; e faccio appello alla Signoria Vostra perché confermi o neghi le mie logiche
previsioni. Se sono in errore, chiedo venia, e non cercherò più una Quarta Dimensione; ma se sono
nel giusto, il mio Signore ascolterà la voce della ragione.
«Io vi domando perciò: è avvenuto prima d'ora che i vostri compatrioti abbiano assistito alla
discesa di Esseri di un ordine superiore, capaci di entrare nelle stanze chiuse, come la Signoria
Vostra è entrata nella mia, senza aprire porte o finestre, apparendo e scomparendo a piacere? Sulla
risposta a questa domanda sono pronto a puntare ogni cosa. Negate, e d'ora in avanti tacerò. Ma
datemi una risposta».
SFERA (dopo una Pausa). Così si racconta. Ma quanto ai fatti l'opinione degli Uomini è
divisa. E anche ammettendo i fatti, le spiegazioni di essi sono diverse. E in ogni caso, per quanto
grande possa essere il numero delle diverse spiegazioni, nessuno ha abbracciato né ha proposto la
teoria di una Quarta Dimensione. Perciò ti prego di cessare questo vaniloquio, e di tornare al sodo.
IO. Ne ero certo. Ero certo che le mie previsioni erano giuste. E ora abbi pazienza con me e
rispondimi a un'ultima domanda, o ottimo fra i Maestri! Coloro che sono comparsi in questo modo -
nessuno sa di dove - e che sono ritornati via - nessuno sa dove - hanno anch'essi contratto le loro
sezioni per poi svanire, in qualche modo, in quello Spazio più Spazioso dove ora ti supplico di
condurmi?
SFERA (pensierosa). Sì, sono scomparsi, certo - se mai sono apparsi. Ma la maggior parte
delle persone dicono che queste visioni sono state generate dal pensiero - tu non mi comprenderai -,
dalla mente; dall'angolarità perturbata del Veggente.
IO. Dicono così? Oh, non credetegli! Oppure, se davvero fosse così, cioè che quell'altro
Spazio fosse in realtà la Thoughtlandia, allora conducetemi in quella regione benedetta, dove io col
Pensiero vedrò l'interno di ogni cosa solida! Là, davanti al mio occhio affascinato, un Cubo,
muovendosi non so verso quale direzione completamente nuova, ma in stretto accordo con
l'Analogia (così da far passare ogni particella del suo interno, con una sua scia, attraverso uno
Spazio di nuovo genere) creerà una perfezione ancor più perfetta della sua, con sedici angoli
terminali Super-Solidi, e un Perimetro di Otto Cubi solidi. E una volta colà, vorremo arrestare il
corso della nostra ascesa? In quella beata regione a Quattro Dimensioni, indugeremo forse sulla
soglia della Quinta, e non vi entreremo? Ah, no! Decidiamo piuttosto che la nostra ambizione si
elevi di pari passo con la nostra ascesa corporea. Allora, cedendo all'assalto del nostro intelletto, le
porte della Sesta Dimensione si spalancheranno; e dopo quella una Settima, e quindi un'Ottava...
Non so per quanto avrei continuato su questo tono. Invano la Sfera ripeté con voce tonante il
suo ordine di tacere, e mi minacciò delle più crudeli punizioni se avessi insistito. Niente avrebbe
potuto arginare la piena delle mie estatiche aspirazioni. Forse meritavo il biasimo; ma ero proprio
come intossicato dalle recenti sorsate di Verità che egli stesso mi aveva elargito. Comunque, la fine
non si fece aspettare troppo. Le mie parole furono Interrotte di colpo da uno schianto esterno, e da
un altro schianto simultaneo dentro di me, e io mi trovai catapultato nello spazio a una velocità che
mi impediva di parlare. Giù, giù! giù! Scendevo rapidamente; e sapevo che il ritorno in Flatlandia
era il mio destino. Ebbi un'immagine, un'ultima e indimenticabile immagine di quella landa
monotona e piatta (che stava ora per ridiventare il mio Universo) spiegata davanti al mio occhio.
Poi un ultimo immenso fragore di tuono che tutto suggellava e, quando ebbi ripreso conoscenza, io ero di nuovo un comune, strisciante Quadrato nel mio studio, a casa mia, e sentivo il Grido di Pace
di mia moglie che si avvicinava.

Flatlandia, racconto fantastico a piú dimensioni Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora