§ 6. - Sul Riconoscimento a Vista

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Adesso mi si accuserà di incongruenza. Nei paragrafi precedenti ho detto che in Flatlandia
tutte le figure hanno l'aspetto di una Linea Retta; ho aggiunto, ovvero l'ho dato per scontato, che, di
conseguenza, non è possibile utilizzare l'organo visivo per distinguere fra individui di classi
diverse. Eppure mi sto ora accingendo a spiegare ai miei critici della Spacelandia come facciamo a
riconoscerci a vicenda mediante il senso della vista.
Se tuttavia il lettore vorrà prendersi il disturbo di tornare al passo in cui ho definito
universale il Riconoscimento mediante il contatto, egli troverà questa riserva: «fra le Classi
Inferiori». È solo fra le classi più alte e nei nostri climi più temperati che viene praticato il
Riconoscimento a Vista.
Che questa possibilità esista in qualsiasi regione per qualsiasi classe è una conseguenza
della Nebbia; la quale per la maggior parte dell'anno regna dappertutto con l'eccezione delle zone
torride. E quello che per voi in Spacelandia è considerato una calamità, che cancella il paesaggio,
deprime gli spiriti e mina la salute, è salutato da noi come una benedizione di poco inferiore all'aria
stessa, come Nutrice delle Arti, e Progenitrice delle Scienze. Ma lasciate che vi spieghi che cosa
voglio dire, senza altri elogi per questo benefico Elemento.
Se non ci fosse la Nebbia, tutte le Linee sarebbero ugualmente e indifferentemente nitide;
come infatti avviene in quelle infelici regioni dove l'atmosfera è perfettamente asciutta e
trasparente. Ma dovunque ci sia una buona dose di Nebbia, ecco che gli oggetti a una distanza,
diciamo, dì un metro, sono sensibilmente meno nitidi di quelli che si trovano a novantacinque
centimetri; di conseguenza, con l'esperienza di un'attenta e costante osservazione della maggiore o
minore nitidezza, siamo in grado di dedurre con grande precisione la configurazione dell'oggetto
osservato.
Per quello che voglio spiegare, un esempio varrà meglio di un intero volume di discorsi
generici.
Immaginate che io veda venire verso di me due individui del cui rango voglio accertarmi.
Supponiamo che essi siano un Mercante e un Medico, ovvero, in altre parole, un Triangolo
Equilatero e un Pentagono. Come farò a distinguerli?Per qualunque fanciullo della Spacelandia che abbia toccato la soglia degli Studi Geometrici
sarà ovvio che, se io posso dispormi con l'occhio in modo che lo sguardo bisechi un angolo (A)
dell'estraneo che si avvicina, quello che vedrò di lui sarà per così dire equamente ripartito fra i suoi
due lati a me più vicini (cioè CA e AB), così che io li contemplerò imparzialmente, ed entrambi mi
appariranno delle medesime dimensioni.
Ora nel caso della figura 1, il Mercante, che cosa vedrò? Vedrò una linea retta DAE, in cui il
punto centrale (A) sarà assai nitido, essendo il più vicino a me; ma dalle due parti, sui due lati, la
linea si farà sempre meno nitida,fino a sfumare rapidamente nel vago, perché i lati AC e AB si
perdono rapidamente nella nebbia, e quelle che mi sembrano le estremità del Mercante, cioè D e E,
saranno assai offuscate.
D'altra parte nel caso della figura 2, il Medico, benché anche qui io veda una linea (D'A'E')
con un centro nitido (A'), pure la rapidità con cui la linea si offuscherà sarà minore, perché i lati (A'
C', A' B') si perderanno meno rapidamente nella nebbia: e quelle che mi appariranno le estremità
del Medico, cioè D' e E', non saranno altrettanto offuscate che le estremità del Mercante.
Il Lettore avrà probabilmente capito da questi due esempi come - dopo un lunghissimo
allenamento, rafforzato da un'esperienza costante - sia possibile alle nostre classi istruite discernere
con una certa precisione fra gli ordini medi e quelli inferiori mediante il senso della vista. Se i miei
Protettori della Spacelandia hanno afferrato questo concetto generale, almeno fino al punto di
concepirne la possibilità e di non respingere la mia descrizione come totalmente incredibile, avrò
raggiunto tutto quanto posso ragionevolmente attendermi. Se tentassi di aggiungere ulteriori
particolari riuscirei soltanto a rendere più perplesso il Lettore. Tuttavia, a beneficio dei più giovani
e inesperti - che altrimenti forse crederebbero, dai due semplici esempi che ho dato sopra sul modo
in cui io saprei riconoscere mio padre e i miei figli, che il Riconoscimento a Vista sia un
procedimento semplice - sarà forse opportuno sottolineare che nella pratica la maggior parte dei
problemi del Riconoscimento a Vista sono assai più sottili e complessi.
Se per esempio quando mi viene vicino mio padre, il Triangolo, gli capita di presentarmi il
lato invece dell'angolo, finché non gli avrò chiesto di effettuare una rotazione oppure non l'avrò
esplorato con l'occhio tutt'intorno, io rimarrò in dubbio se non sia per caso una Linea Retta o, in
altre parole, una Donna. Ancora, trovandomi in compagnia di uno dei miei due Nipoti Esagonali, se
proprio di fronte a me ho uno dei suoi lati (AB), sarà evidente dal diagramma qui riportato che io
vedrò una linea intiera (AB) abbastanza nitida (solo lievemente offuscata alle estremità) e
due linee più piccole (CA e BD) assai pallide per
tutta la loro lunghezza e che lo sono sempre di più
via via che si va verso le estremità C e D.
Ma non devo cedere alla tentazione di
dilungarmi su questi punti. L'ultimo matematico
della Spacelandia non avrà difficoltà a credermi
quando affermo che i problemi della vita che si
presentano alle persone istruite - quando si
muovono esse stesse, quando stanno cioè girandosi, avanzando o indietreggiando, e
contemporaneamente tentano di discernere mediante il senso della vista fra un numero di Poligoni
d'alto rango che a loro volta si muovono in direzioni diverse, come per esempio in un salotto o in
una sala da ballo - sono di natura tale da mettere alla prova l'angolarità dei più intelligenti, e da
giustificare ampiamente i ricchi emolumenti dei Professori Emeriti di Geometria, tanto Statica
quanto Cinetica, nell'illustre Università di Wentbridge, dove la Scienza e l'Arte del Riconoscimento
a Vista vengono regolarmente insegnate a nutrite classi della élite degli Stati.
Non sono numerosi quei rampolli delle nostre casate più nobili e ricche che siano in grado di
dedicare il tempo e il denaro necessari all'esercizio di quest'Arte nobile e preziosa. Persino io,
Matematico di levatura non mediocre, e nonno di due Esagoni di alte aspirazioni e di perfetta
regolarità, se mi capita di essere nel mezzo di una folla in movimento di Poligoni delle classi più
alte, mi trovo talvolta in serio imbarazzo. E naturalmente all'occhio di un comune Mercante, o di un
Servo, una simile vista è indecifrabile, quasi quanto lo sarebbe per te, o mio Lettore, se fossi di
colpo trasportato nel nostro paese.
In una folla del genere intorno a voi non vedreste altro che una Linea, in apparenza Retta,
ma le cui parti varierebbero irregolarmente e perpetuamente di lucentezza e di opacità. E anche se
foste arrivati al quart'anno dei corsi Pentagonali ed Esagonali all'Università, e se quindi aveste una
perfetta conoscenza teorica dell'argomento, trovereste ugualmente che c'è ancora bisogno di
parecchi anni di esperienza, prima di potervi aggirare in una folla elegante senza urtare le persone
più altolocate di voi, cui non sta bene chiedere di lasciarsi tastare, e che, grazie alla loro superiore
cultura ed educazione, sanno tutto dei vostri movimenti, mentre voi sapete molto poco o nulla dei
loro. In una parola, per comportarsi con perfetta proprietà in una società Poligonale si dovrebbe
essere un Poligono. Tale almeno è l'amaro succo della mia esperienza personale.
È sorprendente quanto l'Arte - o piuttosto l'istinto - del Riconoscimento a Vista si sviluppi
con l'esercizio abituale, e soprattutto evitando la pratica del «tastarsi». Come da voi i sordomuti,
che una volta che abbiano la facoltà di gesticolare e di servirsi dell'alfabeto delle mani non
riacquistano più l'arte, più difficile ma tanto più preziosa, del parlare con le labbra e di comprendere
i movimenti delle labbra altrui, così è da noi per quanto riguarda «vedere» e «tastare». Chi ha
incominciato a «tastare» nei primi anni della propria vita non imparerà mai a «vedere» alla
perfezione.
Per questa ragione nella nostra élite il «tastarsi» viene disapprovato se non addirittura
proibito. Invece di mandare i loro bambini alle Scuole Elementari Pubbliche (dove si insegna l'arte
di «tastare»), li mandano ancora giovanissimi a certi Seminari superiori riservati solo a loro; e
«tastare» alla nostra illustre Università è considerato una mancanza grave, punita con una Nota di
Biasimo la prima volta e l'Espulsione la seconda.
Ma per le Classi Inferiori l'Arte del Riconoscimento a Vista è un lusso irraggiungibile. Un
comune Commerciante non può permettersi di mantenere il figlio a passare un terzo della propria
vita in studi astratti. Perciò i figli dei poveri sono autorizzati a «tastare» sin da piccoli, e ne
guadagnano una precocità e una vivacità che contrastano dapprima in modo assai positivo con
l'apatia e con la maturazione lenta e poco brillante dei giovani della Classe Poligonale che non
abbiano ancora completato la loro educazione. Ma appena questi ultimi hanno terminato i corsi
universitari e sono pronti a mettere in pratica la teoria appresa, sopraggiunge in loro un cambiamento che può paragonarsi quasi a una rinascita; e in men che non si dica li si vede
raggiungere e distanziare i loro rivali Triangolari in ogni arte, scienza e attività sociale.
Sono pochi i membri della Classe Poligonale che non riescono a superare l'Esame Finale o
Esame di Congedo dell'Università. Le condizioni di questa disgraziata minoranza sono davvero
deplorevoli. Respinti dall'élite, sono allo stesso tempo disprezzati dalle Classi Inferiori. Non hanno
né le capacità maturate e metodicamente educate dei Laureati Poligonali, né la naturale sveltezza e
la mercurialità dei giovani Commercianti. Le professioni, gli impieghi pubblici, sono loro preclusi;
e sebbene nella maggior parte degli Stati non venga loro proibito di sposarsi, pure essi incontrano le
massime difficoltà nel contrarre nozze adeguate, poiché l'esperienza insegna che la prole di siffatti
genitori, disgraziati e poco dotati, è di solito, essa pure, disgraziata, se non addirittura Irregolare.
Proprio da questi esemplari di scarto della nostra Aristocrazia i grandi Tumulti e Sedizioni
delle epoche passate hanno generalmente derivato i loro capi, con conseguenze talmente dolorose
che una minoranza sempre crescente dei nostri Uomini di Stato più lungimiranti è del parere che
prescriverne la soppressione totale sarebbe in fondo un atto di vera pietà; essi propongono che tutti
coloro che non superano l'Esame Finale all'Università siano o imprigionati a vita, o eliminati con
una morte indolore.
Ma ecco che mi colgo a fare una digressione nel campo delle Irregolarità, materia d'interesse
tanto vitale da richiedere un paragrafo a parte.

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