§ 20. - Come la Sfera m'indusse a una visione

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Benché avessi meno di un minuto per riflettere, sentii, grazie a una specie di istinto, che
dovevo assolutamente nascondere a mia moglie le mie esperienze. Non che io mi rendessi conto, in
quel momento, che ci sarebbe stato qualche pericolo se lei avesse divulgato il mio segreto, ma
sapevo che a qualunque Donna della Flatlandia la narrazione delle mie avventure sarebbe per forza
risultata incomprensibile. Cosi mi ingegnai di rassicurarla raccontandole la storia, inventata lì per li,
che ero accidentalmente caduto nella botola della cantina, e che ero rimasto là sotto disteso e privo
di sensi.
Nel nostro Paese l'attrazione verso il Sud è tanto debole che anche a una Donna la mia storia
doveva sembrare straordinaria e pressoché incredibile; ma mia moglie, il cui buon senso supera di
parecchio quello della media del suo Sesso, e che si era resa conto che mi trovavo in un insolito
stato dì eccitazione, non stette a discutere con me sull'argomento, ma insisté nel dire che non stavo
bene e che avevo bisogno di riposo. Fui lieto della scusa per ritirarmi in camera mia a riflettere in
pace su quanto era accaduto. Quando finalmente fui solo, caddi in una specie di sopore; ma prima
che mi si chiudesse l'occhio tentai di ricostruire la Terza Dimensione, e in ispecial modo il processo
mediante il quale un Cubo si genera dal movimento di un Quadrato. Non era tutto chiaro come avrei
desiderato; ma ricordavo che doveva essere «verso l'Alto, ma non verso il Nord», e decisi
ostinatamente di ritenere nella mente queste parole come la chiave che, se afferrata saldamente, non
avrebbe mancato di condurmi alla soluzione. Così, ripetendo meccanicamente, come una formula
magica, «verso l'Alto, ma non verso il Nord», piombai in un sonno profondo e ristoratore.
Mentre dormivo feci un sogno. Mi parve di trovarmi ancora una volta accanto alla Sfera, la
cui tinta splendente indicava che la sua ira contro di me aveva lasciato il posto a una perfetta
placidità. Stavamo muovendoci insieme verso un punto luminoso ma infinitamente piccolo sul
quale il Maestro dirigeva la mia attenzione. Via via che ci avvicinavamo, mi parve che se ne
sprigionasse un lieve rumore simile al ronzio dì uno dei vostri tafani della Spacelandia, solo assai
meno vibrato, anzi così tenue che, anche nel perfetto silenzio del vuoto attraverso il quale ci
libravamo, il rumore non raggiunse il nostro orecchio finché non arrestammo il volo a una distanza
di un po' meno di venti diagonali umane.
«Guarda laggìù,» disse la mia Guida «nella Flatlandia tu hai vissuto, della Linelandia tu hai
avuto una visione; con me ti sei innalzato alle altezze della Spacelandia; ora, per completare il
quadro della tua esperienza, ti condurrò verso il basso, nelle più oscure profondità dell'esistenza, nel
reame di Pointlandia, nell'abisso dell'adimensionale.
«Osserva quella miserabile creatura. Quel Punto è un Essere come noi, ma confinato nel
baratro adimensionale. Egli stesso è tutto il suo Mondo, tutto il suo Universo; egli non può
concepire altri fuor di se stesso: egli non conosce lunghezza, né larghezza, né altezza, poiché non ne
ha esperienza; non ha cognizione nemmeno del numero Due; né ha un'idea della pluralità, poiché
egli è in se stesso il suo Uno e il suo Tutto, essendo in realtà Niente. Eppure nota la sua
soddisfazione totale, e traine questa lezione: che l'essere soddisfatti di sé significa essere vili e
ignoranti, e che è meglio aspirare a qualcosa che essere ciecamente, e impotentemente, felici.
Ascolta, adesso».
S'interruppe; e in quel momento dalla creaturina ronzante si levò un lieve ticchettio, basso e
monotono ma distinto, come da uno dei vostri fonografi di Spacelandia, e io ne distinsi queste
parole: «Infinita beatitudine dell'esistenza! Esso è; e non c'è altro al di fuori di Esso».
«Cosa vuol dire con "esso"» dissi io «quella piccola creatura?». «Vuol dire se stesso» disse
la Sfera. «Non hai notato prima di ora che i bambini e le persone infantili, che non sanno
distinguere fra se stessi e il mondo, parlano di sé alla Terza Persona? Ma taci». «Esso riempie ogni Spazio,» continuò la piccola Creatura nel suo soliloquio «e quello che
Esso riempie, Esso è. Quello che Esso pensa, Esso lo dice; e quello che Esso dice, Esso lo ode; ed
Esso è Pensatore, Parlatore, Ascoltatore, Pensiero, Parola, Audizione; è l'Uno, e tuttavia il Tutto nel
Tutto. Ah, la felicità, ah, la felicità di Essere!».
«Perché non gli apri gli occhi, a quel cosino, in modo che la finisca col suo
compiacimento?» dissi io. «Digli che cosa è in realtà, come lo hai detto a me; rivelagli le anguste
limitazioni della Pointlandia, e conducilo verso qualcosa di più alto». «Non è facile,» disse il mio
Maestro «provaci tu».
Al che, levando alta la voce, dissi al Punto così:
«Silenzio, silenzio, Creatura spregevole! Tu ti chiami il Tutto nel Tutto, e invece sei il
Nulla: il tuo cosiddetto Universo non è che un puntolino in una Linea, e una Linea non è che
un'ombra in confronto a...». «Sss, sss! hai detto abbastanza,» m'interruppe la Sfera «ascolta ora, e
nota l'effetto della tua arringa sul Re di Pointlandia».
Il luccicore del Monarca, che rifulgeva più che mai mentre ascoltava le mie parole, mostrava
chiaramente che la sua compiacenza di sé non era stata intaccata; e io non avevo ancora terminato
che egli riprendeva il suo ritornello. «Ah, la gioia, ah, la gioia del Pensiero! Cosa non può Esso
ottenere grazie al Pensiero! Il suo proprio Pensiero che a Se stesso si rivolge, insinuando il
disprezzo di sé solo per esaltare la Sua felicità! Dolce ribellione suscitata per finire in trionfo! Ah, il
divino potere creativo del Tutto nell'Uno! Ah, la gioia, la gioia di Essere».
«Vedi» disse il mio Maestro «quanto poco hanno potuto le tue parole. Nella misura in cui il
Monarca riesce ad afferrarle, egli le accetta come sue (poiché è incapace di concepire altri
all'infuori di se stesso) e si vanta della varietà del "Suo Pensiero" come di un esempio di Potere
creativo. Lasciamo questo Dio dì Pointlandia al godimento ignorante della propria onnipresenza e
onniscienza: niente che tu o io possiamo fare può scuoterlo dal compiacimento che prova di se
stesso».
Dopo di ciò, mentre ritornavamo dolcemente fluttuando verso la Flatlandia, potei sentire la
voce pacata del mio compagno che sottolineava la morale della mia visione, stimolandomi ad avere
delle aspirazioni e a insegnare agli altri ad averne. Si era irritato dapprima - lo confessò - per la mia
ambizione di voler salire a Dimensioni al disopra della Terza; ma da allora ci aveva ripensato, e il
suo orgoglio non era tale da impedirgli di riconoscere il suo errore davanti a un allievo. Quindi, egli
proseguì a iniziarmi a misteri ancora più alti di quelli di cui ero stato testimone, mostrandomi come
costruire dei Super- Solidi mediante il moto dei Solidi, e dei Supersuper-Solidi mediante il moto dei
Super- Solidi, e tutto «in stretto accordo con l'Analogia», e tutto con procedimenti così semplici,
così elementari, che persino il Sesso Femminile li avrebbe facilmente intesi.

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