Tutti hanno un numero portafortuna. Lo scoprono in un gioco o nei libri sull'oroscopo. Il mio è il quattro e l'ho scoperto durante i tentativi di baciare Louis.
Sì, ho provato a baciarlo quattro volte. In mezzo al verde, con una vista meravigliosa. Stiamo parlando, sdraiati sull'erba. Insieme. Ho vietato di parlare della morte di Grace, nonostante sia passata una settimana. Perché parlarne mi farebbe crescere un sapore amaro in bocca, nella gola.
Il sapore della morte è amaro.
Appoggio le mie mani sulle sue, con lo sguardo fisso verso il cielo. Potrei vomitare tranquillità. Prima di essere ucciso dal possessore delle ferite sulle mie braccia, preferirei che Louis mi uccidesse con la pace di cui mi ha onorato. So che Grace mi sta aspettando e che io aspetterò Adam, Jeff, Luce. Non posso aspettare.
«Non riesco a credere che mi sono affezionato a te così velocemente.» Lascia che quelle parole si disperdano nell'aria. Mi appoggio sul braccio sinistro e pianto il gomito nell'erba, la testa posata sulla mano. L'altra è tra le sue. È così bello da rendere le farfalle gelose. I suoi occhi blu che penetrano i miei, la pelle vellutata e i suoi lineamenti. Il suo naso piccolo, la barba corta e le labbra fini. Mi avvicino. Ho sognato quel momento; baciarlo per assaggiare il paradiso.
«Sono una droga» dico e lui gira il volto proprio mentre tocco le sue labbra. E così il mio terzo tentativo fallisce.
«Grace ne è morta. Scherzare su queste cose è terribile» risponde, ignorandomi e mettendosi a sedere. Il suo volto mi ha appena fatto conoscere i toni della felicità, ma ora ha un'espressione totalmente seria. Non mi piace quell'umore così serio. Dovrebbe essere felice. E ora mi dovrei prendere a sberle da solo per punirmi per aver smorzato il suo spirito.
«È passata una settimana. Si sente un vuoto, anche se lei non era poi una grande chiacchierona, non trovi?» Volto lo sguardo blu. Mi sto per confrontare con la domanda che fino ad allora ho cercato di evitare. Annuisco. Ora sono io a dover diventare serio. Dovrei punirlo con un bacio.
«Che poi, perché uno dovrebbe far uso di droghe?»
«Le droghe» apro le labbra e avvicino le sue ginocchia al mio petto. «All'inizio ti rendono felice. Poi diventano solo una dipendenza. E una persona può essere così annoiata della vita che la rischierebbe interamente per un attimo di felicità.»
«Gli uomini sono così irriconoscenti» dice, stringendo la presa sulla mia mano. Con l'altra mano comincia ad accarezzarmi il braccio. A volte fa cerchi immaginari, altre invece passa la mano con dolcezza, nello stesso modo in cui le onde colpiscono la spiaggia. Mi piace. «Le persone sono egoiste. Non apprezzano la loro vita e si costringono a credere di non essere felici. Ma non c'è niente che potrebbe farli sentire così. Aspettare la felicità o qualcuno che cambi le loro vite li danneggia. È un danno così grave, che trascina con sé anche i loro amati.»
Annuisco semplicemente e continuo ad osservare lo scenario, erba sempreverde ci circonda. Soppeso le sue parole. Sono egoista? Sto trascinando la mia famiglia nell'oscurità in cui sto precipitando? Non è di certo mia volontà. Amo mamma e Gemma.
E amo Louis. Mi sembra quasi di star annegando nell'egoismo e mi odio. È una curiosità, la mia dipendenza, che è arrivata con l'adolescenza e si è poi trasformata in egoismo.
«La stai prendendo» urla, alzatosi. La mia mano, ora vuota, cade sull'erba e io giro il volto verso di lui. È fermo in piedi e si sta mordicchiando il dito indice. Lo guardo, accigliato.
«Non guardarmi in quel modo» dice e sembra stia per dare di matto. «Non è per quello che il tuo braccio è coperto da tatuaggi?»
Annuisco disperatamente. Non riesco a parlare, a trovare parola che possa negare ciò che ha appena detto. Che comunque negare non fa parte di me. Non mi piacevano le cicatrici che l'ago lasciava sulla mia pelle, non avevano un bell'aspetto e avevo pensato che coprirle con dei tatuaggi fosse ragionevole.
«Okay» sussulta, continuando a fissarmi. «Da quando?»
«L'anno scorso» confesso. La disperazione nei suoi occhi sta annientando la mia tranquillità, bloccandomisi, credetemi, in gola.
«Non c'è motivo perché tu debba farne uso.»
Mi alzo. Lo contrasto. «Sono egoista.» E alzo le spalle.
«Sei proprio un idiota.»
Sibila e incrocia il mio sguardo; è così sensuale, in questo momento. «Forse lo sono» dico. So che sta per impazzire perché io sono calmo, ma infiammarmi non è da me.
«Smettila. Smetti di prenderla.» Si arrende. La sua voce è piena di dolore. «Smettila. Possiamo vedere un medico, possiamo fare qualcosa. Possiamo...» - sta mormorando consigli uno dopo l'altro. È una scena patetica.
«Vieni qui.» Lo afferro per un braccio e lo abbraccio forte. È come se tutti i cattivi pensieri e le brutte emozioni si stessero disperdendo intorno, rompendo la guarnizione della maledizione. Quando lo lascio, guardo la sua espressione; non potrei mai descriverla.
«Grace...» Non lo faccio continuare e premo le mie labbra sulle sue. Sento le farfalle nello stomaco, come si dice, che mi bloccano le vie respiratorie, soffocandomi. Ma non sto morendo. Forse presto mi cresceranno le ali e diventerò una farfalla. In una vita della durata di un giorno, Louis è in grado di farmi vivere per anni. Mi salverà e trasformerà l'oscurità in luce.
Ho successo al mio quarto tentativo. Il quattro è circondato dal verde. E il bacio di Louis è una fortuna. Una fortuna che mi porta alla vita.
Faccio un passo indietro. «Fammi smettere» dico. Mi sta guardando, confuso. «Farò quello che dici e tu mi salverai.» Incollo di nuovo le nostre labbra, come se avessi appena trovato un tesoro. È stato lui ad allontanarsi questa volta, continuando la mia frase:
«O moriamo entrambi.»
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you be the anchor that keeps my feet on the ground || Larry [TRADUZIONE]
Fanfiction(i'll be the wings that keep your heart in the clouds) [Tutto ha un colore. Ogni colore ha una forma. Ogni forma ha un odore. Ogni odore ha un sapore. Ogni sapore ha un numero. Ma tu, Louis Tomlinson, tu sei un arcobaleno di odori, sapori e colori;...