Capitolo 8

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"13 Maggio 2013

Ieri era un mese.
Un mese senza Andrea.
Ha stranamente rispettato la mia scelta ed ha provato a non cercarmi.
In campi non rendo più, sono spento e mentalmente assente.
Il mister se n'è accorto, per questo domenica sono rimasto in panchina.
Dopo la partita Stephan mi ha portato al The Club per farmi distrarre, quello che non mi aveva detto era che aveva chiamato anche Andrea
L'ho trovato che già stava sniffando, ed era completamente andato.
Mi è passato vicino per andare fuori dal locale, e mi ha messo tra le mani un bigliettino".

Apro il piccolo bigliettino, spiegazzato ed ormai logoro dal tempo, che è stato inserito tra queste due pagine.

"Non sono buono a fare le promesse, ma non lo sono neanche con me stesso, e tantomeno a mantenerle quando l'unica richiesta che mi hai fatto è solo un po' di tempo.
Sono un casino, lo ammetto, siamo un casino stupendo, due rette parallele che non credono al
destino scelto".

Riconosco in quelle parole la canzone che mio cugino stava scrivendo in quel periodo, e che mi aveva inviato, e finalmente capisco a chi era dedicata.

"Ho letto il biglietto, poi d'istinto mi sono alzato e l'ho seguito fuori dalla discoteca.
L'ho preso per un braccio e l'ho costretto a girarsi e guardarmi.
Incontrare di nuovo quegli occhi di ghiaccio dopo un mese che mi è sembrato interminabile, mi ha fatto tremare le gambe.
Vedere quella bocca dopo 31 lunghi giorni mi ha fatto capire che io di quelle labbra, non posso farne a meno, che voglio assaggiarle sempre e che il suo sapore crea dipendenza.
-Andrea, porca puttana ti fermi?- gli ho quasi urlato quando ha continuato ad ignorarmi.
Non so per quanto l'ho seguito, credo fino ad un vicolo isolato, abbastanza isolato da poterlo prendere per un polso ed intrappolare al muro.
-Finalmente- gli ho detto- ora mi ascolti. Anche io ti amo, Andrea, ti amo tantissimo. Provo delle cose nei tuoi confronti che non ho mai provato per nessuno. Ma è difficile, sono un personaggio pubblico e, per quanto lo voglia, la mia vita privata non è veramente privata.
Non so se lascerò Erika, non so niente, so solo che questo mese lontano da te mi ha fatto capire che io senza la tua bocca, i tuoi occhi, le tue mani, non ci so stare. Sono sensazioni del tutto nuove per me, prova a capirmi, io una cosa del genere per un altro ragazzo non l'ho mai provata in vita mia-.
Lui ha continuato a guardarmi impassibile, con quei suoi occhi di ghiaccio, impenetrabili.
Mi ha preso una mano e se l'è poggiata sul petto, all'altezza del cuore.
-Lo senti?- mi ha detto, ed io ho annuito godendomi i battiti accellerati del suo cuore, che sembrava impazzito- lo senti l'effetto che mi fai? È tuo, è nelle tue mani, fanne ciò che vuoi ma non fargli male ti prego-.
Il suo tono di voce era implorante, o suoi occhi erano lucidissimi, quindi anche io ho preso la sua mano e me la sono messa sul petto all'altezza del cuore.
-Non lo farò, perché se faccio del male a te, faccio del male anche a me stesso. Ti amo più della mia stessa vita-.
In quella posizione, con le mani l'uno sul cuore dell'altro, ci siamo baciati dolcemente, come non era mai successo.
Poi siamo andati a casa mia e questa volta abbiamo fatto davvero l'amore.
Per lui era la prima volta in generale, mentre per me era la prima volta con un altro uomo, eppure è stato tutto così naturale, senza nessuno timore od imbarazzo.
L'abbiamo fatto a luce spenta e con le tapparelle della finestra lasciate rade, così da lasciar entrare tutte le luci e tutti i rumori di una Milano quasi estiva.
Ci siamo baciati per tutto il tempo, non riuscivo a staccare le mie labbra dalle sue, che erano calde e morbidissime.
Poi siamo venuti insieme, io dentro di lui.
Non mi dimenticherò mai quel momento..."

Ad un tratto, mentre sfoglio e leggo rapita i pensieri segreti di Mattia, da una pagina del diario cade una fotografia di mio cugino Andrea.
Quant'era bello...

"Milano, 2 Giugno 2013

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"Milano, 2 Giugno 2013

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