Il suo sguardo sembra quasi tormentarmi mentre attraverso il prato dirigendomi verso i dormitori, seguito da Cody che non riesce a reggere il passo per quanto la voglia di scappare in questo momento sia troppa.
«Vuoi fermarti?», sbraita e con un gesto della mano lo mando a fanculo. «Guardami, cazzo». Mi afferra per il braccio e lo spintono voltandomi.
«Non ora!», lo minaccio.
«Sei fatto?», domanda stupito.
«E allora?», ribatto e vorrei aggiungere: "non quanto vorrei", visto che sento un peso schiacciarmi offuscandomi la mente.
«Si può sapere che cosa ti sta succedendo?», urla restituendomi la spinta che mi fa finire contro la parete dell'atrio.
«Piantala, Cody, non obbligarmi...», non lascia che finisca la frase che mi prende per la maglia, scuotendomi come se volesse far uscire dalla bocca le spiegazioni che cerca.
Come posso dirgli quello che io stesso non riesco a capire?
«Potevi ammazzarlo», cerca di ricordarmi, ma io non provo niente.
«Sai che perdita», continuo e con un gesto netto stacco le sue mani dal mio corpo.
«Vuoi finire dentro?», prosegue come se volesse intimorirmi; sa bene che nulla ormai riesce più a scalfirmi. Non conosco più la paura, l'ho provata una sola volta nella vita. Mi ha travolto talmente tanto che, quando sono riuscito a rialzarmi, ho imposto a me stesso che l'avrei lasciata lì e che non avrebbe più fatto parte di me.
«Lasciami in pace, ho bisogno di farmi una doccia».
Raggiungo le scale, che calpesto con la rabbia che mi scorre ancora nelle vene. Se solo non fosse stata lì, ripeto mentre entro in stanza; butto uno sguardo al mio letto perfettamente intatto e immagino il suo corpo rannicchiato lì. Sbatto i pugni sul comò, prendo un asciugamano e vado verso i bagni. Alcuni nel corridoio parlano di quello che è appena successo nel parcheggio.
«Ne volete anche voi?», ringhio contro i loro sguardi che si sgranano intimoriti.
Sorrido e mi lascio le loro insignificanti vite alle spalle. Il bagno è libero e voglio solo godermi il silenzio. Poggio la testa contro le piastrelle fredde e guardo l'acqua che si colora di rosso mentre pulisce dalle mani un sangue non mio. Rimango in quella posizione per un tempo che non riesco a quantificare. Sento l'acqua divenire fredda e sollevo il viso verso il getto che mi colpisce, con la speranza di svegliarmi da un incubo al quale non voglio dare il permesso di entrare a far parte della mia vita. Avvolgo l'asciugamano alla vita con i rivoli di acqua che continuano a scivolarmi lungo il corpo. Guardo il riflesso allo specchio alla ricerca di un pezzo di me che non riuscirei a trovare nemmeno se mi sforzassi. Non potrò mai tornare a essere quello di un tempo.
«Nessuno può salvarmi da me stesso», esclamo ad alta voce affinché non dimentichi quelle parole. Torno in stanza dove trovo Cody seduto sul letto, con le gambe divaricate e le braccia incrociate su di esse.
«Non hai di meglio da fare?», domando senza neppure guardarlo mentre provo a vestirmi.
«In effetti sì, potrei essere io a prenderti a pugni per una volta, così forse mi dirai cosa succede», sbuffo, infilo una maglia pulita e un pantalone della tuta, tanto non ho nessuna intenzione di muovere il culo da questa camera.
«Quello che passa per la mia testa non ti riguarda», gli faccio notare buttandomi di peso sul letto, incrocio le braccia dietro la testa e riesco a sentire quel profumo fruttato che mi inebria in un istante le narici. «Merda», scatto in piedi e tiro via di tutta fretta le lenzuola.
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UN AMORE PROIBITO Cuori Spezzati
RomanceDamon Sanders, due occhi magnetici e letali che sanno scavarti l'anima, un corpo marchiato, dove i tatuaggi altro non sono che profonde cicatrici che nessuno conosce. Dopo due anni, nei quali ha lasciato perdere le sue tracce, fa ritorno a Medford...