CAPITOLO 45 Allyson

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Sento come se tutto il mondo pesasse sulla mia testa, fatico ad aprire gli occhi, un ronzio interminabile persiste nelle orecchie. Sollevo le palpebre poco per volta cercando di mettere a fuoco ciò che mi circonda. La luce del sole è troppo forte per i miei occhi e porto una mano al volto per cercare di coprirmi. Guardo attorno la stanza, le pareti bianche e l'odore di disinfettante mi si insinua nelle narici aumentando il mio mal di testa. Non posso credere di averlo fatto. Sospiro a tutti i ricordi che affollavano talmente tanto la mente gridando di essere liberati. Stringo le labbra, tanto da farmi male. Mio padre avrà saputo, sarà stato qui. Sprofondo sempre di più nel cuscino, con il senso di colpa che preme contro il petto.

«Cos'ho fatto?», sussurro. Sento bussare alla porta, mi sollevo per poggiare la schiena alla spalliera del letto, allo stesso tempo che gli occhi scorrono sul lenzuolo che stringo in un pugno. Forte. «A.... Avanti», dico quasi balbettando, non sapendo chi possa essere. La porta si apre appena e Jenna sporge il suo volto mostrandomi un caloroso sorriso. Ricambio e con un gesto della mano la invito a entrare. I respiri aumentano, la paura di essere giudicata è troppa, specie dopo che noto che non è sola, con lei c'è Cristal.

«Come ti senti?», mi chiede Jenna raggiungendo il letto e prendendo la mia mano nella sua in un gesto che non mi aspettavo.

«Stordita ma bene», confesso. Cristal mi osserva con attenzione, temo cosa possa uscire dalla sua bocca. Sono lì da solo un mese e ho combinato un bel casino per l'immagine delle KAT. Picchietta le sue unghie smaltate contro le sbarre di acciaio ai piedi del letto.

«Non ci posso credere», esclama all'improvviso, stringendo le mani contro.

«Io...», provo a dire mortificata, ma lei scuote il capo fermando il mio discorso. La mano di Jenna stringe di più la mia, come se volesse rassicurarmi.

«Non sono furiosa con te, ma con chi si è permesso di far uscire la notizia al di fuori delle KAT», corrugo la fronte non capendo il suo discorso. «Tutte abbiamo dei problemi, ma siamo delle sorelle e ciò che facciamo, bello o brutto che sia, deve restare sepolto in quelle quattro mura dove viviamo», aggiunge in modo concitato. «Qualcuna ci ha tradite e se scopro chi è avrà finito», promette.

Mi stringo nelle spalle sapendo di essere stata io ad aver creato tutto questo casino. Immagino già gli sguardi di tutti coloro che mi fisseranno cercando di capire il mio gesto disperato.

«Allyson, tranquilla, Cristal ha messo a tacere tutto. Dovevi vederla», commenta come se avesse appena letto il terrore nei miei occhi. Annuisco debolmente. Ci guardiamo un paio di minuti senza proferire parola e ringrazio che dalla loro bocca non esca un "perché" che non capirebbero.

Quando escono dalla stanza, lascio il lenzuolo che tenevo stretto nel pugno della mano. Con le dita sfioro quelle piccole gocce di sangue. La conferma che non l'ho sognato, lui è stato qui. Damon è venuto da me. Una morsa preme sullo stomaco, trattengo il fiato. Non riesco a spiegare come mi sento, forse tradita per la seconda volta nella quale ha continuato a nascondersi nel buio, approfittando del fatto che dormissi per pulirsi la coscienza.

«Troppo facile», esclamo mordendomi il labbro. Oltre la finestra vedo nascere un nuovo giorno al quale credevo che non avrei assistito. Non ho avuto paura, forse perché tutto ciò che mi circonda mi terrorizza, lui e il potere che ha su di me mi fanno paura.

«Ti sei svegliata», mi volto di scatto. Mio padre, con gli occhi lucidi, è in piedi sulla porta che richiude alle sue spalle.

«Sì...», riesco solo a dire. Cos'altro potrei aggiungere? Prende la sedia poggiata al muro e la mette al mio fianco.

«Mi hai spaventato a morte», confessa chinando il capo. Aspetto delle lacrime che non arrivano. Eppure, la vecchia me non avrebbe esitato a mostrare i suoi sentimenti che con naturalezza avrebbero seguito quei gesti.

UN AMORE PROIBITO Cuori SpezzatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora