Sangue benefico.

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CAPITOLO SETTIMO: Sangue benefico.





Sally fu costretta a prendere un volo per New York come un comune essere umano. Certo, era un rischio esporsi così nel mondo dei mondani ma era un ordine che doveva eseguire. Lasciare Raphael con Sylvie la preoccupava, e non poco, perché temeva che lei potesse condizionarlo così come era accaduto con Stan. Osservò i mondani affaticarsi a trasportare i bagagli, a tenere a bada i figli, a sbuffare al check-in. Rise nella sua mente per quella scena pietosa, a suo dire. Un bambino si sedette accanto a lei e la fissò con uno sguardo curioso, troppo curioso. Sally si girò con un'espressione seccata dipinta sul volto, ma non poté evitare di pensare che quel piccolo mondano fosse tenero.


"Ti serve qualcosa, creatura dalla piccola statura?" chiese Sally, le labbra arricciate e gli occhi fissi in quelli del mondano.


"Non sono piccolo. Ho 9 anni!" protestò il bambino con fervore.


"Io ne ho cinquanta. Tutti invecchiano prima o poi, caro."


Il bimbo spalancò la bocca. Sally dimostrava al massimo una trentina d'anni.


"Danny, andiamo!"


Sally fece un saluto con la mano al bambino e quello corse da sua madre.


"Ti diverte spaventare i bambini mondani?"


Sally riconobbe la voce di Mark e alzò gli occhi al cielo. Stava rovinando tutto.


"Che ci fai qui, Mark?"


"Cerco di capire cosa state tramando tu e Raphael. C'è qualcosa che dovrei sapere?" disse il vampiro, prendendo posto sulla sedia di ferro dell'aeroporto.


"Raphael ed io non stiamo tramando un bel niente. Mi ha semplicemente dato un ordine ed io lo sto assolvendo. Adesso vattene."


"E l'ordine stabilisce che tu ti mostri ai mondani? E' pericoloso."


Sally si voltò verso di lui e sorrise senza divertimento.


"So quali rischi comporta, non sono idiota. Raphael mi ha chiesto di farlo ed io lo faccio. Io rispetto il Capo."


"Anche quando il Capo ti manda in una missione suicida?" la voce di Mark nascondeva una vena di apprensione che non sfuggì all'amica.


"Non mi sto suicidando di mia sponte. Senti, devo tornare a New York e contattare Astrea. E' di vitale importanza."


"I Nephilim ci stanno dando la caccia. Potrebbero ammazzarti in qualsiasi momento! Non puoi rischiare per quella stupida e inutile ragazza." ribatté Mark, contrariato e scioccato.


"Aspetta, credi che mi importi del tuo parere? News del momento: non mi importa della tua opinione. Faccio di testa mia. E quella stupida e sciocca ragazza, come la chiami tu, è una mia amica ed è l'unica speranza per Raphael di vivere un po'."


"Allora verrò con te."





"Mi stai dicendo che le barriere magiche non sono servite a niente e che le Fate vi hanno attaccati?" Alec era palesemente infuriato.


"Veramente volevano uccidere Astrea." lo corresse Magnus con un finto sospiro. Astrea si infilò una maglia pulita e tornò in salotto.


"Magnus ha ragione. Non c'è bisogno di allarmarsi. E' risaputo ormai che i Nascosti vogliano farmi fuori dopo che il mio nome ha fatto il giro del Mondo Invisibile."


"Hai idea di chi possa averlo spifferato?" chiese Jace, che aveva accompagnato Alec a casa.


"Credo sia stato Goldstorm. Non gli è andato giù il mio affronto alla riunione e ha ben pensato di mettermi a tacere. Ha inventato che fossi io la testimone e sicuramente ha trovato anche il modo di comunicarlo ai Nascosti."

Troublehunter 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora