Veleno di demone.

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CAPITOLO PRIMO: Veleno di demone.

Portogallo, Istituto di Lisbona.
"Hai una pessima mira."
"Sto cercando di colpire con una freccia un Vampiro con superpoteri e tu dici che la mia mira é pessima?! Grazie per l'incoraggiamento."
Erano giorni che Astrea si allenava duramente sotto la supervisione di Raphael. Tempo prima lo aveva pregato perché la istruisse al meglio e la aiutasse a potenziare le sue capacità. Il Nascosto aveva accettato senza nessuna lamentela, il che era parso strano alla ragazza. Infatti, ora la stava davvero torturando.
"Non sempre avrai la fortuna di batterti con stupidi demoni, Astrea. Potresti dover uccidere uno della tua razza, o una Fata, o altri Nascosti. Devi essere preparata."
Astrea impugnò la balestra, caricò la freccia, e la sollevò all'altezza delle spalle. La freccia attraversò la stanza e andò a conficcarsi nella spalla di Raphael, che invano si era spostato velocemente.
"Colpito e affondato, Santiago!" esclamò Astrea con un enorme sorriso. Il Vampiro la sorprese alle spalle, grazie alla sua velocità, e lei sobbalzò scattando in avanti.
"Devi sempre aspettarti che il nemico ti colga alla sprovvista. E tu devi tenerne conto."
Raphael le girava attorno mentre dava indicazioni su come annientare il nemico. La Nephilim, stanca di quelle lezioni inutili, decise di tirare uno scacco al Nascosto: agile come una pantera per via delle sue abilità di Cacciatore, portò una mano alla gola di Raphael e col piede gli colpì il tallone. Pochi secondi e Raphael fu a terra, steso e inerme.
"Devi stare attento. Il nemico colpisce quando fai discorsi noiosi!"
Astrea si sedette sul suo bacino e lo guadava dall'alto sorridente. Intanto, Raphael aveva portato le mani dietro la nuca e se ne stava tranquillo sul pavimento.
"Sei un'allieva terribile, ragazzina."
"Sta zitto!" disse Astrea prima di chinarsi per baciarlo. Lui le strinse i fianchi e approfondì il bacio. Ogni volta si trasformavano in qualcosa di travolgente e passionale, quasi mai erano baci casti.
"Stanotte devo restare al DuMort. Stan mi ha detto che non riesce a sbrigare delle faccende, sai quanto può essere imbranato alle volte. Tu resti con me o vai a dormire da Magnus e Alec?"
"Vorrei restare da Alec se non ti dispiace."
Raphael le accarezzò una guancia, un gesto inconsapevole ormai, ma che creava una certa intimità tra i due.
"Assolutamente no. E poi sono certo che starò in piedi tutta la notte per controllare che tutto proceda realmente bene."
"Che capo diligente che sei, Raphael Santiago!" la Nephilim rise all'espressione corrucciata del Vampiro. In un attimo Raphael fece scivolare il corpo della ragazza sotto il suo.
"Astrea, non giocare col fuoco."
"Oh ma io adoro giocare."
Si baciarono ancora e ancora e ancora, distesi a terra, avvinghiati e felici.

Idris, ore 21.00, Sala degli Accordi.
Grazie al portale di Magnus, il Nephilim di New York erano arrivati ad Idris. Lì si erano riuniti con Astrea e Raphael. Il Clave aveva indetto una riunione straordinaria ed era obbligatoria la presenza di tutte le famiglie di Cacciatore e dei Nascosti facenti parte del Consiglio. Il tragitto dalla piazza alla Guardia fu abbastanza piacevole, ridevano e scherzavano tra di loro.
"Come procedono gli allenamenti speciali,Astrea?" domandò Jace, tenendo per mano Clary.
In effetti Astrea faceva doppi allenamenti: combattimento con Raphael e controllo del Fuoco Rosso con Magnus.
"Procedono benino, dai. Diciamo che ho due insegnanti severi che non si prendono mai un attimo per scherzare!" protestò la ragazza con un finto broncio.
"Oppure sei tu che scherzi tutto il tempo." replicò Magnus, scatenando le risate di tutti.
"É difficile imparare a gestire poteri magici. E non avete idea di quanto sia dura dover sostenere gli allenamenti con un Vampiro, é davvero terribile!"
Raphael si voltò per guardarla e alzò le sopracciglia in un tacito rimprovero. Entrambi sapevano che durante la sessione pomeridiana di combattimento finivano a terra a baciarsi, a stringersi, a far tutto fuorché tirare pugni e lanciare frecce.
"Sei tu che se una allieva indisciplinata, chica."
Astrea gli sorrise e alzò gli occhi al cielo, capendo appieno a cosa si stesse riferendo il suo Vampiro. Nel frattempo avevano raggiunto la Guardia: numerosi Cacciatori si accalcavano all'ingresso mentre i Nascosti dovevano fare un altro percorso, adatto a loro, per entrare. Jace, Clary e Isabelle si incamminarono. Alec diede un'occhiata a Magnus, che gli sorrise dolcemente, e si avvicinò ai suoi amici. Astrea, invece, era rimasta in disparte, ancora lontana dall'edificio, con Raphael.
"Sono un po' nervosa. Sai, é la mia prima apparizione ufficiale da quando hanno riabilitato i Monteverde."
Raphael le strinse le mani e la guardò negli occhi, sentiva quanto fosse agitata. E il pensiero che dovessero stare lontani di posto per adempiere a stupide regole lo innervosiva.
"Sta tranquilla, andrà tutto bene. Sarai accanto ad Alec e anche lui si sente sempre a disagio in queste occasioni, perciò potete farvi forza a vicenda. Io sarò esattamente a pochi metri da te, basta che alzi gli occhi e mi trovi lì."
"Okay, posso farcela!"
Prima che potessero separarsi, Astrea lo baciò lentamente e con dolcezza. Lui sorrise nel bacio e la strinse di più a sé, voleva farle capire che ci sarebbe stato. Alcuni mormorii giunsero alle sue orecchie provviste di super-udito e pensò bene di scostarsi.
"La gente chiacchiera, Astrea."
La Nephilim si girò e alle sue spalle vide un gruppetto di Shadowhunters fissarli allibiti e disgustati.
"Siamo solo il pettegolezzo del momento, domani passerà." asserì Astrea nella calma più totale, riportando poi lo sguardo su Raphael.
"Forse dovremmo entrare."
"Quanto sei noioso, Santiago?!" rise Astrea, avviandosi per raggiungere gli altri nella Sala. Dinnanzi all'ingresso dovettero prendere strade diverse: la Nephilim entrò dalla porta principale e il Nascosto fece le scale. La Sala brulicava di Cacciatori, di Fate, di Vampiri e qualsiasi altra creatura del Mondo Invisibile. Dai racconti di suo padre si era potuta fare un'idea di quell'ambiente ma di certo era rimasta stupita: un palco in vetro troneggiava al centro della stanza, davanti erano disposte poltrone di velluto bordeaux a cui era affisso il nome della famiglia cui era destinata, e nelle logge in alto erano sistemati i Nascosti, simili a bestie in gabbia. Alcuni camerieri si affrettavano a riempire i bicchieri di vino, a togliere macchie di salsa dalla tovaglia del buffet, a servire strane pietanze. Alec le fece segno con la mano di avvicinarsi.
"Sei stata disposta accanto ai Blackthorn." sussurrò Alec pacatamente, anche se nella sua voce c'era una nota di preoccupazione.
"Astrea, vieni con me." Julian la condusse al suo posto e poi le diede alcune indicazioni: durante la riunione è vietate bere e mangiare, bisogna fare silenzio, spegnere qualsiasi oggetto possa recare fastidio e intervenire il meno possibile. Astrea, intontita da quell'atmosfera, annuì e si sedette. Sulla sua targa, oltre al cognome della sua famiglia, era stato inciso un epigramma: In ricordo di Carlos e Alma Monteverde, che Raziel vi accolga nella sua immensa gloria. Per un attimo sorrise consapevole che i suoi genitori sarebbero stati fieri di vederla lì a rappresentare i Monteverde. Diede occhiate qua e la per cercare di capire come muoversi: era palese che fosse un ambiente ostile, tipico dei Nephilim, ed era anche chiaro che tutti cercavano di mantenere le apparenze. Un esempio erano i Greenheart, i quali avevano perso ogni ricchezza ma restavano nelle grazie del Clave perchè in passato avevano salvato Idris dalla siccità. Gli stessi Lightwood, Maryse e Robert, entrambi presenti seppur non sposati, fingevano che il proprio figlio non fosse sposato con un Nascosto. E per ironia della sorte anche Astrea dovevano ignorare Raphael per mantenere un'immagine. Ma non era nel suo stile: alzò gli occhi, nelle logge, e incontrò lo sguardo di Raphael. Gli sorrise e gli mandò un bacio volante, ma lui scosse la testa e le fece cenno di smetterla.
Noioso come pochi, Santiago, pensò la ragazza.
Uno scampanellio fece calare un silenzio religioso nella Sala. Tutti si alzarono e rivolsero il volto alle alte porte di legno con intarsi in oro e vetro: un uomo basso e dal viso scarno e giallo fece la sua entrata con le spalle ingobbite e il passo svelto; al suo seguito un'altro omuncolo, alto e snello, tentava di stare al passo con lui. I due presero posto sul palco e quello basso scrutò attentamente tutti i presenti, sotto e sopra.
"Buonasera a tutti, gentili signori e signore, io sono Marcus Goldstorm. Sono il nuovo Console, la massima autorità del Clave. Adesso passiamo all'appello."
Un Cacciatore, un burocrate ovviamente, aprì un enorme libro e nominò tutte le famiglie di Nephilim. Ogni membro si alzava e diceva 'presente'. Lo stesso accadeva per i Nascosti. Man mano vennero elencati tutte le famiglie, toccava ad Astrea.
"Monteverde." disse la voce al microfono, atona e meccanica. Astrea intimorita si mise in piedi e alzò la mano.
"Presente." replicò con tono incerto, le gambe tremavano per l'imbarazzo e il cuore le batteva forte. Pochi minuti e poterono sedersi.
"Oggi siamo qui per una questione di vitale importanza, cari Shadowhunters e Nascosti. Questa mattina sono stati ritrovati dei corpi a Singapore e in Australia, erano corpi di Cacciatori. Lo stesso scempio si è ripetuto poche ore fa in Arizona e in Messico. Qualcuno sta facendo strage di Cacciatori, amici miei." disse Goldstorm, il viso lungo e gli occhi neri come la pece.
Espressione di stupore e sussurri spaventati riempirono la Sala.
"State calmi, suvvia. Adesso l'importante è mantenere la calma." riprese il Console nel tentativo di sedare il moto di agitazione che stava nascendo nella stanza.
"Chi è il colpevole?" gridò una donna in fondo.
"Ecco, riteniamo che il colpevole sia uno dei Nascosti."
A quell'accusa i Nascosti nelle logge s ribellarono e imprecarono contro il Console. Magnus si mantenne neutrale, spalle dritte e sguardo annoiato. Raphael, al contrario, aveva subito cercato Astrea con lo sguardo e scosse la testa in segno di disapprovazione. A quel punto Astrea si sentì in dovere di intervenire: si fece coraggio e si alzò in piedi sulla sedia, in modo che tutti potessero guardarla.
"Non vedo quali prove possano sostenere l'accusa nei confronti dei Nascosti." la voce di Astrea interruppe le grida e i lamenti concentrando l'attenzione su di lei.
"Signorina Monteverde, lei è così giovane e credo le convenga sedersi." rispose il Console, ridacchiando per l'intraprendenza della ragazza.
"Lei è così vecchio da incolpare i Nascosti come il Clave a sempre saputo fare. Ora ripeto la mia domanda: quali sono le prove che sostengono le vostre accuse?"
"Lei, signorina, ucciderebbe mai uno della sua stessa razza?"
"Devo dedurre dalla sua domanda che l'accusa si fondi soltanto su un odio razziale. Saprà meglio di me che la storia mondana è un chiaro esempio di quali conseguenze porti il razzismo: uccisioni di innocenti e sofferenza. E per rispondere, le dico che ucciderei uno della mia razza qualora fosse necessario. Basti ricordare che anche i Nephilim hanno peccato: a noi tutti sono note le terribili azioni commesse da Valentine Morgenstern."
Esclamazioni dis stupore si sollevarono dalla folla, alcuni guardavano Astrea come se avesse realmente ucciso un Nephilim davanti ai loro occhi ed altri nemmeno osavano guardarla. Raphael, dall'alto, sorrideva soddisfatto del coraggio della sua ragazza.
"Insinua che questa strage sia colpa dei Nephilim?" il tono del Console ora era minaccioso, si era rabbuiato ed era visibilmente teso.
"Sto soltanto dicendo che non avete prove contro i Nascosti. Sono stati ritrovati morsi sul collo delle vittime o sono state dissanguate, crimini tipici dei Vampiri? Sono state ritrovate sui loro corpi tracce di pozioni e di magia, tipiche di uno Stregone? Sono stati sbranati da Lupi Mannari? Oppure trafitti da armi fatate? Mi risponda, Console."
"No, nessun crimine da lei citato." dovette ammettere Goldstorm.
"Allora ritiri la sua accusa oppure dovrò ipotizzare che lei provi odio per i Nascosti."
Astrea abbandonò la sua postazione e attraversò a passo deciso il tappeto rosso che conduceva all'uscita, ma la voce del Console la costrinse a fermarsi.
"Lei si permette di parlare così solo perchè si trastulla con un Vampiro. Le voci corrono, signorina Monteverde."
Astrea si voltò verso il vecchio uomo e sorrise maligna. Si trovava con le spalle al muro e sapeva che doveva trovare una via d'uscita. Raphael si era alzato in piedi e aveva tutta l'intenzione di raggiungerla ma Magnus, al suo fianco, lo tratteneva.
"La mia vita privata non interessa a nessuno. E' vero, ho una relazione con un Figlio della Notte e non mi vergogno ad ammetterlo. Voi Nephilim credete che i Nascosti siano soltanto mostri da tenere lontani, la favoletta della buonanotte che raccontate ai vostri figli prima di andare a dormire per ricordare loro di fare i bravi, il vostro caprio espiatorio, la vostra risposta a qualunque crimine. Ma siete in errore. Ciascuno, Nephilim, Nascosto o Mondano che sia, è capace di compiere il male o il bene. Sta a noi, in cuor nostro, a decidere. Proprio per questo posso dirle che accusare i Nascosti non ha senso senza prove. Quando avrete condotto le giuste indagini potrete riunire i membri del Clave, fino ad allora tenga le sue stupide supposizioni per se."
"Questo suo comportamento avrà ripercussioni, Monteverde!" tuonò il Console in preda ad una ceca rabbia. Astrea sorrise e fece un inchino.
"Sono a vostra disposizione."

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