Quella notte lo sognai.
Non ricordo nient'altro oltre a lui, alla sua figura sfocata.
Sorrideva, e diceva:
- Guardarmi, Charlotte. Avanti, gattina. -
Ma io, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a vederlo. Il suo volto era confuso, offuscato, in ombra.
Più cercavo di avvicinarmi, più lui sembrava lontano.
Raggiungerlo, anche solo guardarlo, era impossibile.
Quando mi svegliai, capii che quel sogno rifletteva semplicemente la realtà.
Non riuscii più ad addormentarmi.
La cosa assurda del nostro rapporto è sempre stata...la brevità. La velocità.
Quando mi scontrai con il mondo di Every, non ero preparata al suo ritmo frenetico, alla sua smania di portare a termine il più possibile il prima possibile.
Non ero preparata, non capivo.
Per me non aveva senso.
Avevamo tutta la vita davanti, giusto? Perchè dovevamo affrettare le cose?
Bè, per lui non era così. Lui viveva in un universo parallelo, in cui ogni giorno poteva essere l'ultimo.
Ecco perchè ogni sua azione era precipitosa, ed ogni momento con lui così intenso.
Ma, al contempo, in lui c'era qualcosa che gli gridava di proteggersi dal mondo.
Da me.
- Ehi, sono io. - disse la voce di Every.
Quasi mi cadde la cornetta di mano. Quando avevo risposto al telefono, non mi aspettavo certo che a rispondermi fosse Every.
- Ma...non avevi detto di non avere il telefono? - balbettai.
- Il cellulare, Charlotte. - mi corresse, apparentemente tranquillo. Eppure sentivo una nota di...quasi di stizza, nella sua voce.
- E...come stai? - chiesi, titubante.
- Non molto bene. - rispose, secco.
Per qualche motivo, sentivo che c'era...qualcosa che non andava.
Every non era mai stata una persona particolarmente estroversa, ma in quel momento lo sentivo freddo e distante, chiuso in un luogo lontano da me.
Attesi che sputasse il rospo, perchè sapevo che aveva qualcosa da dirmi.
- Charlotte. - mormorò, infatti. - Non devi venire. -
- Dove? - chiesi, sapendo già la risposta.
- Qua. A casa. Noi... -
Chiusi gli occhi, appoggiandomi al muro.
- ...potremmo non vederci per un po'. - sospirò.
Sorrisi amaramente.
- Per un po'? - chiesi.
Sapevo che non sarebbe stato soltanto un po'.
- Per un po'...molto, forse. - specificò.
- Mi stai mollando per telefono? -
Incominciava a salirmi un'assurda rabbia contro di lui, contro i suoi comportamenti e contro la sua voce calma.
- Non stiamo insieme, Charlotte. -
- Un tempo lo volevi, però - ribattei, piccata.
- Lo volevo. - sussurrò, tanto piano che quasi non lo sentii.
- E ora? - chiesi, altrettanto a bassa voce.
- Non lo so. - disse soltanto.
Silenzio.
- Okay. - mi limitai a dire alla fine.
Lui sospirò di nuovo. Poi, quasi dolcemente disse:
- Addio, Charlotte. -
Dopo 10 minuti, ero davanti a casa sua. O insomma, quella in cui si trovava.
Inspirai ed espirai piano, per farmi coraggio, e scesi dalla macchina.
Percorsi il vialetto sudando freddo e, dopo una camminata che mi sembrò durare un chilometro, arrivai alla porta/portone.
Suonai, mordendomi le labbra.
Questa volta, ad aprire fu un ragazzo bruno, alto e largo due volte me, che mi sorrise immediatamente.
- Ciao. - disse. - Cosa posso fare per te? -
Esitai. E se Every gli avesse detto di non lasciarmi entrare?
- Cerco Every. -
Arrossii, rendendomi conto che non conoscevo nemmeno il suo cognome.
- Sta male. - disse lui, dispiaciuto. - Però penso che adesso sia un po' più lucido. Vuoi provare ad entrare? - mi propose, facendo un cenno con la testa verso l'interno.
Guardai quell'antro buio e minaccioso, al fondo del cui Every, a letto, forse non pensava più a me.
Ero venuta lì per rabbia, ma, in verità, non sapevo cosa gli avrei detto una volta arrivata.
Non lo capivo, per me era lunatico, insensato e insensibile. E, infine, realizzai che in quel momento, chiedendogli spiegazioni, non avrei ottenuto niente.
Dovevo aspettare, avendo fede in ciò che sentivo tra noi, quel sottile filo che ci legava da quando ci eravamo visti la prima volta.
- No. - dissi. - Va bene lo stesso, magari passo più tardi, grazie. -
Feci un sorriso stiracchiato, e tornai alla macchina.
Ma ogni respiro lontana da lui, ormai, era una sferzata ai polmoni.
Stavo soffocando, ed era solo l'inizio.
Non sapevo che quella senzazione sarebbe cresciuta, fino a schiacciarmi.
E, a quel punto, di me non sarebbe restato niente.
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Other me
RomanceCharlotte è una ragazza che ha tutto. E' giovane, felice, in salute. Ha una famiglia che la ama, una sorella che è la sua migliore amica e tutta la vita davanti. Ma quando Charlotte incontra una persona, un ragazzo per cui la vita non è così facile...