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«Un altro bicchiere di scotch, grazie.»

Yoongi era un ragazzo particolare: aveva una più che candida carnagione, capelli pece, occhi penetranti e labbra color caramella. Però, pur essendo un bel ragazzo dalle più che nobili sembianze, a Yoongi interessava puramente il divertimento. Intendiamoci meglio, al ragazzo piaceva bere fino a non riuscire a mettere nemmeno più a fuoco l'unghia del dito sinistro — che, magicamente, diventava incarnita — e assistere a spettacoli di stripper qualora vi fosse occasione.

Inoltre, riteneva fermamente che non si potesse preferire un sesso all'altro, insomma, entrambi erano fatti allo stesso scopo, perché uno sarebbe dovuto essere privato da quello per cui era stato creato? Del buon e sano sesso.

Sì, decisamente: 'particolare' era l'aggettivo migliore per descrivere il ragazzo dai capelli corvini.

Bevve così anche l'ultimo sorso dell'ennesimo drink, sentendo la testa farsi pesante.

«Oh zuccherino, non ti senti bene?»

Una quinta di seno: era sostanzialmente ciò che il corvino riusciva a vedere.

E ora, ovviamente, non vi starete chiedendo: "Ma tutta questa confidenza?". Bè, innanzitutto la ragazza era pagata per farlo — motivazione già più che valida — però dobbiamo ricordare il fatto che Yoongi fosse un cliente abituale del locale, quindi ormai aveva acquistato una certa notorietà e rispetto da quelle che possiamo definire delle dipendenti.

«Aish...» Si massaggiò le tempie.
«Credo andrò a prendermi una boccata d'aria fresca.»

E così fece: riempì i suoi polmoni di quello che non era fumo e puzza di profilattici, barcollando sotto la luce dei lampioni, finché una grande insegna luminosa color pesca non catturò la sua attenzione.

Incuriosito, si diresse verso il locale segnato dalla grande luce a neon, notando stranamente che fosse aperto nonostante l'orario indecente.

Sbirciò dalla finestra, osservando io fatto che ci fosse una discreta clientela.

Assurdo.
Pensò il ragazzo.

Il tintinnio di un campanello risuonò nell'aria profumata di rose non appena entrò in quello che sembrava un piccolo bar: arredato con colori tendenti al rosa, era un posticino accogliente, pieno di tavolini con centrini in merletto e divanetti trapuntati.

«Buonasera, benvenuto al CatCafé!»

Spostò lo sguardo da un quadro rappresentante un gatto in giacca e cravatta verso colui che gli aveva riferito parola.

«La vedo stordito, non si preoccupi, ce ne occuperemo noi! Lei pensi soltanto a rilassarsi, noi faremo del nostro meglio per farle passare tutti i suoi malesseri.»

Ho iniziato a correggere e riformulare la storia, buona lettura!

CatCafé » YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora