5. walking.

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«Pensavate che vi aiutassi per il mio buon cuore? O si dà il
caso che io sia l'unico stregone che conoscete?»
Jace era a stato a sentire questo discorsetto reprimendo la rabbia, che conferiva uno scintillio dorato ai suoi occhi color ambra. «No» disse. «Ma si dà il caso che tu sia l'unico stregone che conosciamo che sta con un no-stro amico.»
Per un istante tutti lo fissarono... Alec in preda a puro orrore, Magnus a una rabbia stupita, Clary e Simon alla sorpresa. Fu Alec a parlare per pri-mo, la voce tremante. «Perché dici una cosa del genere?»
Jace sembrava confuso. «E cioè?»
«Che io sto... che noi... non è vero» disse Alec, la voce che saliva e scendeva di parecchie ottave mentre cercava di controllarla.
Jace lo guardò con fermezza. «Non ho detto che sta con te» disse «ma è buffo che tu abbia capito esattamente cosa intendevo, non ti pare?»
«Non stiamo insieme» ripeté Alec.
«Ah, no?» disse Magnus. «Dunque sei amico di tutti a quel modo, eh?»
«Magnus.» Alec gli rivolse uno sguardo implorante. Ma a quanto pare lo stregone ne aveva abbastanza. Incrociò le braccia sul petto e si mise como-do, osservando la scena che si svolgeva davanti a lui con gli occhi ridotti a fessure.

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«magnus? Sono Alec, di nuovo. Lo so che questo è il settimo messaggio che ti mando. Ti chiedo scusa per prima. Di nuovo. Ti prego richiamami» il Nephilim poggiò il telefono sul letto e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza.

«Sono un perfetto idiota»
Si fermò di scatto e fissò oltre la finestra della camera «sono decisamente un perfetto idiota. Lo  capisco se non vuole vedermi.» il Cacciatore sospirò e si accasciò sul letto mettendosi a fissare il soffitto. Perché tutte a lui? Era appena riuscito a instaurare un bel rapporto, beh si direbbe più che bel rapporto, con Magnus e di punto in bianco stava per mandare tutto all'aria per codardia.
Non era da lui. Alec aveva sempre affrontato qualsiasi demone, con coraggio e sangue freddo e ci era sempre riuscito tenendo protette le persone che amava; e ora? Non riusciva neanche a svelare al suo parabatai la relazione con lo stregone.
Alec si sentiva proprio uno schifo. Ma perché aveva così tanta paura?

Si alzò dal letto e decise di fare una doccia, per schiarirsi le idee.

Dopo aver insaponato i capelli con lo shampoo all'odore di sandalo che utilizzava sempre da quando Magnus gli aveva confessato di adorare il suo profumo, si era fermato a considerare l'idea di chiamare lo stregone, ma già sapeva che non gli avrebbe risposto.

Uscito dalla doccia si vestì velocemente e diede un'occhiata all'orologio: era mezzanotte e mezza. Prima di poter pensare a ciò che stava facendo, si era infilato la giacca di pelle rigorosamente nera, lo stilo in una tasca, un coltello nella cintura -non si poteva mai sapere- e dopo aver chiamato l'ascensore cigolante dell'istituto e salutato Church, si era incamminato verso Brooklyn.

Quando arrivò sull'uscio della somma dimora del fidanzato, si ricordò che Magnus non era in casa, perché avrebbe passato la notte a casa di Luke. Dandosi dello stupido ancora una volta, si incamminò verso la casa del lupo.
Almeno tutto quel camminare gli avrebbe fatto bene, dal momento che non riusciva a dormire; si sentiva troppo in colpa. 

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Girando  mezza New York a piedi, Alec si ritrovò in un parco e si ricordò di quando lui e Magnus avevano fatto un picnic sotto una quercia enorme. Si sedette sull'erba umida e poggiò la schiena sul busto dell'albero in questione. Ora la stanchezza cominciava a farsi sentire, ma il sonno non accennava ad arrivare ad Alec che ormai era intento a pensare intensamente.  Pensava, al tempo, seppur breve, trascorso con il suo Magnus e dopo qualche ora di pensieri contrastati, era giunto alla soluzione dei suoi dilemmi:per quanto cercasse di lasciar stare, Alec non voleva perdere Magnus.
Si sentiva troppo legato a quello stregone che aveva catturato il suo cuore in meno di tre settimane. Voleva andare a scusarsi di persona, così si riscosse e diede uno sguardo all'orologio ma poi si accorse che era leggermente tardi per bussare alla porta di Luke, anche solo per disturbare il suo sexy stregone.

Se lo immaginò per un attimo addormentato e cercò di scacciare l'immagine di un Magnus disteso sul divano, con la vestaglia rosa shocking contornata da una banda di lustrini fucsia lungo il bordo, aperta, che lasciava intravedere i suoi addominali divinamente scolpiti e che con le sue possenti braccia teneva il presidente che cercava di saltargli sui capelli eccessivamente glitterati, ma semplicemente non ci riuscì. É forse per questo che  mentre sedeva sotto l'albero con le ginocchia portate al petto, il cacciatore non si accorse del suo parabatai che gli stava andando incontro.
«hey fratello che ci fai qui?»

«hm?» Alec si svegliò dai suoi sogni ad occhi aperti e fissò il parabatai
«TERRA CHIAMA ALEC. CI SEI?»
«okay hai finito di svegliare tutti gli orsi del parco?  Scusa ma tu non dovresti essere a qualche chilometro da qui a casa di un lupo mannaro in compagnia di uno stregone?» omise di specificare che era il suo stregone.
«Alec non ci sono orsi nel parco. E comunque sono andato a fare una passeggiata. Volevo vedere l'alba»

Solo allora Alec si accorse che il sole stava sorgendo e si chiede per quanto tempo avesse camminato quella notte. A quel punto si alzò, si stiracchiò e cercò di trovare una risposta a tono per il parabatai  ma poi disse l'unica cosa che gli venne in mente:
«ho fame.»
«va bene, prima di tornare da Luke passiamo per una pasticceria. Avranno già aperto.»
Così si incamminarono per la strada di casa senza proferire parola: Jace si sentiva in colpa per quello che aveva detto al fratello e Alec non voleva parlare con il parabatai per paura che a sua volta gli chiedesse cosa ci facesse in un parco all'alba seduto sotto un albero.
Non parlarono fino a quando arrivarono in pasticceria, per la scelta Delle ciambelle da portare agli amici.

Dopo poco Jace sbottò: «senti. Non riesco a non parlarti. Questa situazione è davvero imbarazzante»
Alec si grattò la nuca con fare imbarazzato.
«beh...»
«devi scusarmi per essermi comportato in quel modo. Ero arrabbiato per tutta la storia di Valentine, ma non volevo ferirti in nessun modo»
I due fratelli si erano fermati in mezzo al marciapiede, Jace con le mani in tasca i capelli lunghi e biondi che gli toccavano le spalle, Alec con le guance imporporate le mani ora lungo i fianchi e uno sguardo che supplicava di porre fine a quella situazione.

«Jace, non sono ancora pronto a parlarne»
«va bene, ti capisco. Sappi che per qualsiasi cosa, io ci sono»
«Grazie»
Jace gli diede una pacca sulla spalla e ripresero a camminare insieme ognuno desideroso di vedere  il proprio amore: Jace andava verso Clary e Alec camminava verso Magnus.











Sì vi ho lasciato sulle spine
Sì il capitolo fa schifo
Sì è cortissimo
Sì ho quasi finito di scrivere quello successivo
Sì lo so che non vi interessa

Okay ci sentiamo tra qualche giorno.
Buonanotte 🌌🌌🌌🌌🌌🌌🌌🌌🌌🌌🌌

Stupid Nephilim ~Malec~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora