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Sono nato in una fredda notte d'inverno, nel primo anno in cui si narra la Divina Commedia. Nel primo Anno Santo. Nell'anno in cui è morto Khutughtu Khan, imperatore cinese.

Dopo aver partorito, mia madre visse quasi un mese, ma essendo gravemente malata morì.

Mio padre non fu capace di crescermi, lo riteneva un compito doveroso alle donne. La famiglia in cui ero nato era benestante: mio padre lavorava come sarto, gli veniva spesso commissionata la creazione di molti abiti sontuoso. Lui e mia madre lavoravano insieme, o per lo meno lei lo aiutava qualche volta.

La donna che più si avvicinò ad essere per me una madre fu Clelia: era la mia balia, una donna non molto giovane certo ma molto affettuosa ed espansiva.

Era bassa e un po' cicciottella, con i capelli neri e gli occhi scuri. Aveva le tipiche caratteristiche di una donna amorevole, quando la guardavi non potevi pensare che potesse farti del male o fosse cattiva.

La maggior parte del mio tempo l'ho sempre passata con lei e con Lorenzo, il mio migliore amico.

Ci siamo conosciuti molto piccoli, avevamo circa quattro anni; stavo accompagnando Clelia al mercato, mi ero portato dietro un giocattolo.

Mentre passavamo in mezzo alla gente mi era caduto; Lorenzo vedendo ciò lo aveva raccolto e mi aveva rincorso fino a casa per ridarmelo, seguendoci e facendo quasi prendere un infarto a sua madre.

Non potevano esserci due bambini più diversi, eppure siamo andati d'accordo fin da subito.

Lui ciuffo biondo con gli occhi chiari, io ricciolino scuro con gli occhi quasi neri.

Lui era aperto, socievole e solare con tutti.

Io timido, chiuso e che non riesce a guardare le persone negli occhi.

Ci vedevamo tutti i giorni, scherzavamo e giocavamo. Facevamo tutto insieme.

Crescendo non ci siamo più potuti vedere molto, i nostri padri spingevamo per farci seguire le rispettive orme.

All'età di 12 anni mio padre cominciò a darmi lezioni sul suo mestiere, dando per scontato che avrei seguito i suoi passi e sarei diventato sarto anch'io.

Quando un po' di tempo dopo ho cercato di parlargli, cercando di fargli capire o perlomeno sperando che comprendesse... speranze vane. Il mio futuro era già stato scritto, così come la mia vita.

O almeno credevo.

Due anni dopo, in un nebbioso giorno di gennaio stavo facendo il bozzetto del progetto di una giacca, quando mio padre entrando nella mia stanza mi comunicò di avere splendide notizie: a breve mi sarei sposato con la figlia di un grande imprenditore.

Negli anni il duro lavoro di mio padre e dei suoi aiutanti era stato gratificato e ricompensato: molti nobili avevano saputo da voci che giravano sempre tra la gente che quella della mia famiglia era la miglior sartoria del paese.

Erano accorsi uno dopo l'altro a rifarsi il guardaroba, e ne erano rimasti abbastanza soddisfatti da tornare più volte.

La ragazza che a breve sarebbe dovuta diventare mia moglie si chiamava Maria. Non l'avevo mai vista anche se abitava con i suoi genitori a due, tre case dopo la nostra; stava sempre chiusa dentro.

Mi opposi quasi subito, anche se non volevo deluderlo non mi sarei mai sposato. Non mi sentivo pronto.

Con l'aiuto di Clelia e dopo molti ed intensi litigi, riuscimmo a far ragionare mio padre convincendolo che non ero pronto per un matrimonio.

Gli anni passarono e la vecchiaia ci separò da Clelia.
Eravamo tutti molto addolorati, in particolar modo io e Lorenzo che avevamo passato l'intera infanzia con lei.

Quattro anni dopo Lorenzo era ormai sposato, eravamo più grandi e maturi. Consci delle nostre responsabilità.

Lui e Aria stavano molto bene insieme, si amavano e per la loro gioia presto ebbero un figlio.

Io avevo diciotto anni e tutti i ragazzi della mia età erano già sistemati, per così dire. Obbligati a sposare fanciulle sconosciute.

Io preferivo stare solo, sperando di incontrare la persona giusta ed innamorarmi, ma oramai avevo perso le speranze.

After my Death Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora