VII

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<< Mi concede l'onore? >> le domandai porgendo la mano.

Senza dire una parola ella mise la sua piccola quanto esile mano nella mia, dirigendoci al centro della pista che poco a poco si ghermiva di coppie.

Sollevando le nostre mani giunte, accarezzando il suo fianco con la mia mano libera e portando la sua ad appoggiarsi sulla mia spalla, cominciammo a volteggiare.

Ella si guardava in giro, ben lungi dall'incrociare il mio sguardo, che rapito osservava la sua graziosa figura imprimendosi anche il più piccolo dei dettagli nella mente.

Le balze del lungo vestito che indossava frusciavano ad ogni movimento contro i miei calzoni e, seppur raccolte in modo alquanto meticoloso, alcune ciocche dorate sfuggivano dalla ricercata acconciatura.

Non portava guanti, contrariamente alla maggior parte delle donne nella stanza.

<< Sembrate tesa. Avete già una così brutta impressione di me? >> le domandai per farle dirottare lo sguardo sulla mia figura.

Mi lasciava infastidito questo fatto.

<< Come potrei giudicarvi, signor Lighwood; non ho avuto modo di conoscervi per poter avanzare pretese o commenti irrispettosi, o peggio, poco adeguati, sulla vostra persona >>

<< Non v'è alcun bisogno di conoscermi per farsi cattive impressioni >>

<< Come vi considera la gente di questa amabile quanto caotica città, signor Lighwood? >>

<< Posso affermare con assoluta certezza che non vengo apprezzato perlopiù bene, per la maggior parte della gente di questa amabile quanto caotica città sono solo un altro ragazzino in cerca di doti e fanciulle che mi lusinghino. Venuto da molto lontano con il fratello solo per riscuotere l'eredità >>

Era vero. Anche se le persone davanti a noi ci riempivano di complimenti, alle nostre spalle sparlavano come i peggiori degli infami.

<< Oh! Allora non dovrei ballare con voi, giovane ed avvenente signor Lighwood. Potreste approfittare di me, mi duole dirvelo >> ella sfoderò un sorrisino impertinente, portando la mano appoggiata sulla mia spalla alle labbra per cercare di nascondersi.

<< Ma quale sfrontatella sfacciata che siete, mia signora. Ed io che pensavo foste a modo! Eppure... vi preferisco così! Devo forse smettere con le mie lusinghe? >> finsi sorpresa e terminai la frase sorridendo lascivo.

<< Caro signore, le sue lusinghe non mi toccano, se è ciò che voleva sapere. E sì, ritengo che saper esprimere la propria opinione senza lasciarsi condizionare sia cosa di grande coraggio. Almeno per una giovane come me >>

<< Fidatevi, per la società di oggi una donna come voi non sarebbe ben accetta, appunto perché vi prendete troppe libertà. Quello che voi definite coraggio molti altri la definiscono sfrontatezza; le donne non devono rispondere e soprattutto non devono interferire con il lavoro >>

Sbuffò abbastanza forte ed io non potei evitare di ridere.

<< E voi? Anche voi fate parte di questa cerchia di persone signor Lighwood? Cosa ne pensate delle donne? >> domanda audace.

<< Io non sono del tutto d'accordo, certo con certe cose non dovrebbero avere a che fare, questo è sicuro. Ma sono dell'idea che la vostra figura debba avere un posto che si rispetti, se non alla pari con la figura maschile >>

Nella storia la donna era sempre stata sottovalutata o incolpata di disgrazie. Basti pensare al periodo dove si presumeva esistessero le streghe.

<< Mi fa molto piacere sapere ciò >> affermò con un sorriso sincero Elinor << E devo presumere anche alla vostra amata >>

C'era curiosità nel suo sguardo, miscelata a degli sprazzi di gelosia.

Sorrisi sornione avvicinandomi al suo orecchio, sfiorandone la pelle sensibile << Perché? Volete sapere se una lei occupa il mio cuore? >>

Allontanandomi di poco scorsi il consueto rossore che contraddistingue l'imbarazzo farsi largo sulle sue gote.

<< Ebbene sì, devo ammetterlo. Colei che ha conquistato il mio animo è una donna bellissima quanto intelligente. Appena l'ho vista ho subito capito che sarebbe stata la mia corona. La corona di un re è un oggetto prezioso per lui, ineguagliabile e che mai potrà essere sostituito. Senza quella non è più nessuno. >>

Affermo sottovoce

<< Costei, mi ha rapito fin dal primo sguardo >> mi allontano e ritorno a vederle il volto, rosso dall'imbarazzo e con gli occhi lucidi di curiosità << Volete sapere chi è la mia rosa? >>

Lei non si muove, mi guarda solo. Aspettando una mia eventuale reazione.

Il mio istinto prende il sopravvento e, cauto, mi avvicino di nuovo, ma questa volta al suo viso.

Il nostro non può definirsi un bacio, solo un leggero sfiorarsi di labbra.

Le sue sono dolci e morbide. Ha chiuso gli occhi, ed io non posso far che ammirarla, in silenzio, contemplandola.

Dopo quella sera ci vedemmo altre molte volte: quando Sebastian usciva la portavo nella nostra casa, leggevamo insieme i nostri libri preferiti, parlavamo e ci amavamo. E Dio solo sa quanto fosse bella!

Io, che non ho bisogno di dormire, la notte la passavo a contemplare la sua figura femminile, che dormiva accoccolata a me, con i meravigliosi capelli a farci da coperta.

Non lo sapeva nessuno, non l'avevo detto nemmeno a mio fratello; anche se percepivo che aveva intuito qualcosa.

E quando non era possibile vederci, ci scrivevamo. Lettere d'amore ogni giorno, per cercare di colmare il vuoto che sussisteva a causa della lontananza.

Stava andando tutto per il verso giusto, l'amavo, e lei amava me.

Ma non sapeva cos'ero, e non gliel'avrei detto; ero certo che se avesse scoperto la mia vera natura, non mi avrebbe più guardato con gli stessi occhi.

After my Death Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora