III

246 20 0
                                    

Londra, 1885

Gli inglesi hanno strane abitudini, sono ormai un paio d'anni che viviamo a Londra e non mi ci sono ancora abituato.

Dopo che la grande malattia cessò di fare altre vittime, io e Donatello cominciammo a girare il mondo. Mi portò a visitare numerosi monumenti e, come promesso, mi istruì. Non solo sulla nostra specie ma anche insegnandomi lingue antiche o raccontandomi delle sue vite precedenti.

Mentre soggiornavamo a Mosca uno dei suoi informatori ci inviò una missiva: come spesso capitava Donatello lasciava in giro per il mondo alcuni suoi "amici" a controllare le sue case o i territori che nei secoli aveva acquisito ma che, per ovvi motivi, doveva abbandonare dopo alcuni anni. In modo che nessuno si insospettisse notando che un giovane uomo di trentotto anni non poteva avere l'aspetto di un giovincello di appena venti.

La lettera era stata inviata dall'Italia, più precisamente da un paese che io conoscevo bene.

Quando lessi le poche ma esaustive righe che Marcantonio aveva scritto con tanta cura, una fitta di dolore mi attraversò il cuore: la famiglia Carducci si era definitivamente estinta dopo la prematura morte dell'ultima discendente femmina, Berenice. Lontana parente di Lorenzo Carducci, quello che era stato il mio più grande amico d'infanzia.

Dopo che quest'ultimo aveva perso la moglie a causa della Peste, si era trasferito insieme alla figlia a Firenze. Era poi morto all'età di cinquantaquattro anni, lasciando la figlia nelle mani del marito da poco sposato.

Ho sempre seguito la sua vita, sapevo sempre dove andava e come stava la sua famiglia; quando aveva problemi economici ho sempre cercato di aiutarlo, inviandogli soldi. Gli dovevo e gli devo tutt'ora la mia riconoscenza: mi è sempre rimasto accanto, sin da quando eravamo bambini ci siamo sempre aiutati e sorretti l'un l'altro. Ricordo con affetto qundo alll'età di quindici anni facemmo un patto: ci saremmo sempre aiutati, avremmo sempre risposto se uno dei due avesse chiamato; saremmo sempre rimasti amici, anche se il destino ci avesse divisi ( e così e stato) non ci saremmo mai dimenticati. Io in qualche modo sento come se non avessi rispettato questo patto.

Per questo dopo che lui è deceduto ho continuato a osservare da lontano la sua famiglia, i suoi discendenti, fino ad oggi. E mi dispiace molto non essere potuto intervenire per aiutare Berenice, che purtroppo era gravemente malata.

Prima di trasferirci Donatello mi aveva avvisato che avremmo dovuto cambiare nome, lui era già stato a Londra un secolo fa, ma si divertiva a cambiare identità così spesso. Diceva che era divertente.

Ci fingemmo fratelli, come sempre: figli di una vedova, anch'ella morta per il troppo dolore causato dalla mancanza del marito.

Venuti poi a sapere che un vecchio uomo d'affari era morto senza parenti o amici intorno, e con un'eredità abbastanza cospicua senza destinatario, io ed il mio amico ci eravamo finti suoi lontani nipoti ed avevamo incassato il denaro. Prendendo anche l'enorme villa dove abitava il vecchio, che stava per essere messa all'asta.

Ora avevamo una casa, piuttosto grande; il denaro per poter vivere ( l'enorme somma di denaro che già possedevamo, più quello appena preso ) ed una nuova vita, tutta da scoprire.

Lui era Sebastian Thomas Lighwood, figlio maggiore della famiglia; ex imprenditore di successo che anche se così giovane aveva fatto grandi guadagni in poco tempo.

Ed io ero Jonathan Christopher Lighwood, figlio più piccolo che aveva girato il mondo assieme al fratello. Dopo che quest'ultimo aveva deciso di occuparsi del fratello minore, lasciando l'attività e mostrando ad egli le magnificenze della terra in cui vivevano.

Il vecchio signore da cui avevamo ereditato la casa era stato un uomo importante a Londra: aveva creato e lavorato per tutta la sua vita come orologiaio, facendo conoscere al mondo il suo nome.

Avendo fatto credere di essere i più prossimi parenti dell'uomo avevamo ereditato oltre al capitale anche l'azienda di quest'ultimo.

E mentre Sebastian aveva finalmente trovato una passione, io passavo il tempo a leggere spessi volumi ed accrescere la mia già vasta cultura. Essendo amante della scienza alle volte mi dilettavo immedesimandomi in un chimico, cercando una possibile soluzione al nostro particolare problema con la luce del sole.

After my Death Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora