3 - Senza fiato.

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Becks P.O.V

Appena finii di pronunciare quelle parole me ne pentii amaramente. Ok se le meritava quelle parole, e tutte, usava le ragazze ed era meschino e infondo non avevo detto altro che la verità forse nel modo meno delicato possibile sopratutto per una che sta cercando di ricostruirsi una vita ed instaurare nuove amicizie non era il top delle scelte fatte nelle ultime 24 ore.

*Fantastico davvero!questa grinta non la potevi tirare fuori con Alec quando hai scoperto il mucchio di stronzate che ti teneva nascoste?*  Non potei cruciarmi oltre sulle parole che avevo detto perché Carter mi attirò a se. Con il braccio sinistro mi cingeva la vita e con la mano destra appoggiata al mio viso mi stava accarezzando le labbra con il pollice.

"Sai, sentire certe parole uscire dalla tua bellissima bocca potrebbero farmi venire dei ripensamenti su di te." disse fissandomi intensamente le labbra. 

A quel contatto, il mio corpo fu percorso da brividi, che mi ricordarono molto quelli che provavo quando Alec mi baciava. Quel paragone spontaneo mi risveglio dal torpore dei nostri corpi in contatto e sentii qualcuno lamentarsi dicendo di lasciarmi in pace, penso una delle ragazze, e i ragazzi ridere. Pensavo che l'ilarità fosse dovuta alle mie guance, sicuramente rosse, ma quando guardai Carter vidi nei suoi occhi una strana scintilla, un misto tra eccitazione e paura, il utto incorniciato da un sorriso sgembo stampato in faccia. 

"Amico ti ha rimesso in riga come un soldatino ma le mani non te le può tenere fermo nessuno eh?" disse ridendo Marc.

 "Se è necessario gliele posso amputare." dissi cercando di sdrammatizzare l'elettricità che aleggiava dopo il numero di poco prima. 

"Mi piaci Rebecca." disse sempre Marc.

"Chiamami pure Becks." dissi sorridendo.

"Sei una tosta, benvenuta nel gruppo." disse Ry.

" Noi ve lo avevamo detto che era una a posto!" esclamò Meg. 

Dopo una grande risata generale ordinammo le nostre pizze e mangiammo. Era strano far finta di niente, dopo il numero di che io e Carter avevamo messo in  atto, ma ne fui grata e cercai di fare di tutto per convincermi che io non avevo provato nulla e,  che sopratutto,  lui non esistesse. Carter era rimasto in disparte tutta la sera pensieroso, evitando di guardare dalla mia parte, e prendendo parte solo hai discorsi che non mi comprendevano.

" Ragazze voi verrete alla festa di Jordan questo venerdì?" 

Tayler pronunciò una quelle parole guardandomi facendola sembrare più una domanda rivolta solo a me e non anche a Meg e Ren. Carter sembrò notarlo e si infastidì ulteriormente " Io vado da Jessica, ci si becca in giro." disse alzandosi dal suo posto e andandosene senza più dire una parola. 

"Orgoglio ferito?" dissi io rivolgendomi al gruppo.

"Nah, solo non è abituato a chi non cade hai suoi piedi e lo osanna come un Dio, anzi penso che tu sia diventata la suo nova sfida." disse Ry.

******** Carter P.O.V

Appena l'avevo vista di spalle, il mio primo pensiero, fu che quello era il più bel fondo schiena che avevo mai visto, ma nel momento in cui si era voltata, il mio cuore perse un battito. Era bella, ma il tipo di bellezza che ti accieca, e mi persi per un attimo nei suoi occhi del colore dell'erba appena tagliata. Quando aprì bocca e ne uscirono parole di rimprovero e ammonimento e capii che la ragazza non era solo bella, aveva anche carattere. 

Non fraintendiamoci quelle senza carattere sono quelle con cui impiego meno tempo per portarle a letto, e la cosa di certo non mi dispiace, ma diamine un po' di carattere ogni tanto non può che ravvivare il gioco. Solo che la sua insolenza andava decisamente al di la del consentito, così pensai di farla arrossire e farla ancora di più incazzare avvinghiandomi a lei per ripicca. Fino a questo punto il mio piano andava liscio senza intoppi solo che nel momento stesso in cui gli toccai le labbra, ebbi un fremito, come se il mio corpo fosse sfregato con la carta vetrata. 

Quella sensazione calmò l'inferno che mi ribolliva dentro portando una sensazione di pace, che scaturi in me, un senso di paura incredibile. Lei si stacco, rapidamente da me e gliene fui grato ma vedendo in lei, una reazione molto simile alla mia, mi venne da ridere *beccati questo rossa! almeno non ci sono dentro da solo in questa storia.*  Per il resto della serata continuai a pensare al perché avessi provato una sensazione del genere se l'avevo solo toccata anche se sapevo che pensarci su non mi avrebbe portato a nulla di buono.

Se voleva fare la difficile, io avrei accettato la sfida, anche perché nessuno dice mai davvero no a Carter Evans e lei non sarebbe stata di certo la prima ma nel frattempo perché negarsi ai piaceri della vita ossia una sveltita con Jessica? Con lei sapevo che non avrei avuto problemi, io volevo solo scopare, lei ne era consapevole e voleva lo stesso fine della storia, niente amore, niente complicazioni.Arrivato al suo dormitorio bussai ed una volta entrato diedi libero sfogo alla tensione che avevo accumulato con la rossa.

*******

Verso le tre circa dopo molto più di una sveltina ero tornato nel appartamento mio e di Ry; avevo dormito un paio di ore e poi vero le 8 mi ero svegliato per andare alla mia prima lezione dell'anno. Chimica organica di secondo livello, dio com'è divertente la mia vita, vi prego ditemi che è uno scherzo. Mentre camminavo, pensando a quanto facesse schifo il mio nuovo orario scolastico, vidi la rossa guardare spaesata un foglietto che teneva in mano palesemente in crisi persa in mezzo al campus. Il mio primo istinto fu quello di lasciarla lì, a crogiolarsi nella suo brodo di insicurezza, ma se una delle ragazze lo fosse venuta a sapere mi avrebbero fatto il culo  a stelle e strisce e non avevo per niente voglia di un'altra ramanzina sull'educazione. *Perché sono amico di Ren e Meg? ah si le conosco da quando eravamo dei mocciosetti che frequentavano lo stesso asilo ed erano vicini di casa, esatto!* così raccolsi tutte le forze che avevo nel mio corpo e mi diressi verso di lei.

"Hei rossa ti sei persa?". 

Lei mi guardò di sottecchi facendo rimbalzare il suo sguardo dal foglio a  me valutando se ne valesse la pena chiedermi aiuto o continuare a rimanere nell'ignoranza. Optò per la prima dato che si avvicinò e mi mostro il foglietto con su scritto l'edificio e l'aula in cui doveva andare. Arrossendo e tenendo lo sguardo basso mi disse:

"Mi sono persa, sai dirmi dove diamine si trova la mia aula?"

 "Certo dolcezza ma prima dammi un bacio." 

"Vai al diavolo! Come ho potuto pensare che potessi aiutarmi senza nulla in cambio? che scema!"

Mi strappò il biglietto dalle mani mettendoselo nella borsa, voltandosi , e imboccando una strada a caso. 

"Oh stavo scherzando! Dai non sono così viscido! Cioè non sempre!" dissi ridendo lei mi guardo incerta se ridere o meno.

 "Dai vieni!" dissi.

 Arrivati alla sua aula mi ringraziò  e mi sorrise imbarazzata. Era indecisa, lo capivo dal modo in cui si tormentava convulsamente le mani, ma non comprendevo su che cosa fin quando non si avvicinò e mi diede un rapido bacio sulla guancia dopo di che sparì nella stanza seguita dal professore che richiuse la porta dell'aula lasciandomi lì senza parole.


Ciao a tutti! Grazie per aver dato una possibilità alla mia storia! lasciatemi un commento se vi va e chiedo scusa in anticipo sulla punteggiatura di qui so perfettamente essere il mio tallone d'Achille e per eventuali errori di scrittura essendo io dislessica non me ne accorgo. Baci fiore_di_ren

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