Episodio 3

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Gli atolli di Miranda. Gli atolli...
Li vedo davanti a me.
Tutti per me.

La sveglia gracchiò di nuovo.
Ralph Duke l'acchiappò e la scagliò contro il muro.
Ma quella non smise e cominciò a chiamarlo per nome.

– Ralph! Ralph! Duke! – e poi attaccò con: – Svegliati, cazzone!

E proseguì: – Coglione! Duke, non sono la sveglia! Alzati!

Duke pensò che la sera non era ancora finita, e che lui si trovava in qualche fantasmagorico angolo del multiverso nel quale era stato scagliato senza soluzione di continuità da una soluzione troppo forte di vapeyote.

Una sveglia che nega di essere una sveglia.
L'undicesima dimensione esiste
.

Poi strisciò fuori dal letto, fino alla trasmittente buttata sul pavimento.

– Nathan? – biascicò.

– Duke! Sono tre quarti d'ora che ti chiamo, fatti visitare, cazzo! Come fai a scambiare la trasmittente di servizio con la sveglia?

– Come fai a saperlo?– e poi ancora un brandello di instabilità mentale: – Mi hai letto nei pensieri? Leggi nella mia mente?

– Chiudi la fogna! Noi siamo qui ad aspettarti, non dovevamo fare colazione insieme? Quei tre della Settima mi stanno dando il tormento.

– Gli sbirri aspetteranno. Arrivo.

– Muoviti, imbecille!

Duke scorse la sveglia. Era in mille pezzi. L'aveva frantumata davvero contro il muro.

Ti ho uccisa innocente.
Avrei dovuto spappolare Nathan DeSol, su questo muro.

Su quel muro, gli impatti dei lanci della sveglia e della trasmittente avevano provocato uno strappo sul poster. Era un calendario dell'anno prima, con l'immagine spiegazzata degli atolli di Miranda. Duke lo aveva lasciato lì, come se quella foto sgranata avesse intorno a sé un alone rassicurante, un riflesso dei mondi incantati di qualcun altro. Era un sogno preconfezionato di massa, un'illusione comoda e per tutte le taglie, ci si poteva cullare, senza fare la fatica di partorirne una propria.

Duke si trascinò in bagno dove lo specchio gli restituì l'immagine di un barbone, uno sfacelo bipede che aveva bisogno di un bagno. Ne aveva bisogno domani.

Sono in ritardo!

Si buttò sul viso dell'acqua gelida usando direttamente il tubo del rubinetto, mentre il depuratore emetteva dei gemiti che preannunciavano la sua prossima dipartita. Se al lavoro gli avessero finalmente concesso la gratifica mensile, Duke avrebbe potuto comprarne un altro. Ma in Centuria erano dannatamente tirchi.

Si pettinò i capelli biondi, che, prima o poi, avrebbero ricominciato a crescergli.

C'erano le radiazioni, e lo smog, e i fumi di catrame, ma forse quei capelli sarebbero tornati in vita. C'era l'inquinamento acustico, e i devastanti effetti dei viaggi nell'iperspazio che cominciavano a minargli l'apparato linfatico. C'era la droga, e i suoi amati gas, ma con un po' di cure e acqua pulita le cose sarebbero potute tornare a posto.

Ci sarebbe stata una sveglia nuova che non sarebbe stata buttata contro il muro tutte le mattine, e, forse, un'illusione irrealizzabile tutta sua.

E affanculo quel calendario vecchio. Fanculo, Miranda.

Recuperò da sotto il letto un paio di mutande, le infilò, poi si buttò addosso la divisa da Legionario.

È questo lavoro che mi deprime così.

Allacciò la cintura agganciandovi la pistola, la fondina e il berretto, e si appuntò al petto il distintivo.

Ha ragione Margherita.
Cacciatore di cacciatori di taglie, è un affronto alla logica.

Si infilò gli stivaletti: quasi pronto. Tornò alla parete e raccolse la ricetrasmittente ammaccata. Se la attaccò in petto, accanto al distintivo. Dopo una breve incertezza, prese anche il marsupio e se lo allacciò in vita.

Lo strappo sul poster aveva tirato via un atollo microscopico, lasciando uno sbreco di fronte alla barriera corallina.

Beh, era inutile. Scommetto che era l'isola della discarica, o una fossa biologica.

Si tirò su una manica e si infilò in vena il tubicino trasparente di vapeyote. Era la sua malattia e la sua medicina. E lui era il medico e il malato insieme.
Un po' come il discorso dei cacciatori di cacciatori di taglie.

Ridacchiò, al pensiero di Miranda e degli sbirri affamati di cornetti al mirtillo.

Ridacchiò, al pensiero di Miranda e degli sbirri affamati di cornetti al mirtillo

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