Episodio 9

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Anche il braccio di Nathan era composto di fibra meccanica: esplose in un secondo crack mentre Ralph mirava e faceva fuoco a sua volta.

La testa della donna saltò in aria come un fuoco d'artificio, vivo e sanguinolento.
Il suo corpo non fece in tempo a toccare terra: degradò, si sciolse, e si allargò sul pavimento in una pozza di terriccio di colore rosso e blu.

– Peste aliena! – strillò uno dei Gendarmi. – Era un innesto!

– Razza di pervertito!– disse un altro di loro.

L'uomo con la tutina emise un grido lacerante.
– Baaabyyy!

– Peste aliena – ripeté Duke in un mormorio. – Era troppo bella per essere vera.

Non fu soddisfatto di sé e della sua mira. Nemmeno per un secondo.
Far saltare la testa a un innesto antropomorfo amato da qualcuno non era qualcosa per cui esaltarsi.

Odio questo fottuto lavoro.

– Miseria – mugolava Nathan, stordito dal dolore al braccio colpito – meno male che mi dovevi coprire.

Ma ce l'aveva fatta. Accanto a lui e al riparo, il trasportino era ammaccato, ma integro. Il gattino si era acquattato in un angolo. Tremava così forte che il trasportino oscillava.

– Il gatto sta bene – gridò Duke, e un Gendarme gli rispose: – Che ti frega del gatto! Dobbiamo prendere il terrorista! Riesci a vedere se è armato?

Dalla sua posizione, Duke vedeva bene Pris e Margherita, acquattate con le mani contro le orecchie, e Faderno. L'uomo tremava come e più del suo gatto. Si puntava un pistola alla tempia.
I loro sguardi si incrociarono.

E Duke, lentamente, scosse la testa.
Non farlo.

–  Lo vedo – gridò agli altri. – Ha degli ostaggi!

– Babyyyy! – gridava il pazzo in tuta. – Bastardo, sei morto, sei mortoooooo!
Un secondo urlo, e un crepitio di colpi a casaccio: alcuni di essi colpirono il tavolo di Duke e DeSol, che traballò e quasi si ribaltò.

–  Ehi, Nathan – mormorò Duke – seguimi.

Afferrò il trasportino, si puntò con l'altro braccio a una gamba del tavolo, la spinse con sé e cominciò a trascinarsi il tavolo verso il bancone, restando al riparo. Nathan strisciava con lui, in modo quasi comico, per stargli dietro.

– Non uscite!– gridò Duke. – Faderno ha una mitraglietta! – Sparò in aria.

Faderno abbassò la pistola.

– Dobbiamo beccarlo a tutti i costi! – gridò un Gendarme, e poi Duke, l'udito acuto quanto quello di una bestia da combattimento, lo sentì dichiarare ai colleghi: – Stavolta la becchiamo, la gratifica!

Col cazzo!

Mise il trasportino tra le braccia di Faderno e si trascinò Nathan dietro il banco.

– Ralph – disse Mag, – devi aiutarlo!

– Se metto un capello lì fuori, quel pazzo in tuta mi fa saltare in aria. Vogliono la tua pelle, amico –  disse a Faderno. Poi a DeSol: – Bell'idea, la colazione.

Il compagno sofferente lo ignorò e guardò Faderno.

– Ho letto il suo libro sul genocidio Tù –  mormorò – La ringrazio per il suo lavoro.

Faderno fece un cenno del capo. Mentre Duke guardava stizzito Raplh, lo scrittore-terrorista disse: – Allora non siete poliziotti.

Esplosero altri colpi. I Legionari impazienti avevano ingaggiato una sparatoria con il pazzo.

– No, sono degli scarti – tagliò corto Mag. – Li comanda mio marito. Sono cacciatori...

– ...di cacciatori di taglie! – conclusero contemporaneamente Duke e Pris. Tutti e tre eruppero in una risata isterica.

– Grandissimi imbecilli – ringhiò Nathan, offeso. La gamba continuava a sgocciolare il vischioso liquido nero. Il braccio, scosso da impulsi elettrici, era rimasto a contorcersi sul pavimento accanto al separé.

– Da qui gli sbirri non vedono – disse Duke. –  Ma basta che si affacciano e capiranno.

– Cacciatori di cacciatori di taglie – ripeté Faderno. – Curioso. Sai chi è il tizio che ha aggredito il tuo collega? Hai mai sentito nominare Donald Extra Vonnegut IV?

La smorfia di dolore di Nathan DeSol si trasformò in un ghigno di gioia, mentre Duke fischiava a bassa voce.

– Cazzo – disse Duke. – DEV IV! Un pezzo da novanta.

– Lo becchiamo, se lo becchiamo– intonò Nathan – che colpo, se lo becchiamo!

– Ce la becchiamo noi, la gratifica– gli fece coro Duke – Ce la becchiamo noi.

– Sentite –  li interruppe Pris. – Se scende di qua per la botola, Faderno può sbucare al distributore. Potete fare rumore per dargli il tempo di scappare.

– Non posso – mormorò Faderno. – La mia navetta è guasta. Ecco perché sono qui.

– Niente paura – disse Duke, e sorrise. Sentiva già il pingue assegno della Centuria in tasca. – Ho io un gioiellino per te. Omaggio della ditta.

–No – disse Nathan, quando il compagno si portò una mano al marsupio. – Non se è quello che penso.

Duke frugò nel marsupio e ne tirò fuori una granata.

Duke frugò nel marsupio e ne tirò fuori una granata

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