Il gatto era di piccola taglia e pelo corto. Era bianco: la pelle rosa intorno agli occhi, sulle orecchie e sui cuscinetti lo faceva sembrare albino. Aveva gli occhi gialli, le vibrisse aggraziate gli incorniciavano il naso.
– Ciao – gli disse Mag, quando Faderno girò la manovella del trasportino e una delle pareti divenne trasparente. – Come ti chiami?
– Carino – azzardò Pris, premuta contro la parete a vetri che esponeva poche e impolverate bottiglie di vino artificiale.
– L'ho chiamato Malm – disse Faderno.
– Non è male.
– Grazie.
– Come ti senti?
Faderno alzò le spalle. – Male: per quello che conta. Puoi darmene ancora? – disse a Pris, indicandole il boccale vuoto. Pris lo riempì in fretta e glielo rimise davanti.
– Offre la casa – disse piano.
– Vieni al mio tavolo – gli disse Margherita. – Staremo tranquilli. Hai bisogno di calmarti.
Faderno si alzò e la seguì senza una parola, tenendosi stretto il trasportino nel quale il gatto aveva ricominciato a raspare.
– Sigaretta? – disse Mag, una volta accomodati nel suo regno.
Faderno annuì, e quando lei gliela accese aspirò con voluttà.
– Fumare mi fa male – mormorò.
– Di qualcosa dovremo pure morire, no?
– Sì. Io di cancro.
Margherita tacque. Guardò il trasportino.
– Scappo da una vita – disse Faderno. – Se dovessi tornare indietro, forse non rifarei tutto quello che ho fatto.
– Il tuo lavoro è stato importante. Molte persone hanno avuto soltanto te, per far conoscere la loro disperazione.
Faderno alzò le spalle. Quel gesto conteneva un profondo, sconfortante senso di impotenza. – Nessuno vuole sentire quello che dico. È sempre stato così. Non serve a niente. Il Governo farà sempre delle guerre, e le guerre saranno sempre dimenticate.
– No, non è così!
Se Pris avesse potuto vedere Margherita in quel momento, gli zigomi le si sarebbero ingialliti per la meraviglia.
Un brillio si era acceso nelle pupille della donna, una luce che nemmeno il trucco pesante, nemmeno la cortina di fumo riuscivano a nascondere. Aveva deposto la sua maschera di cinica indifferenza, che indossava ormai come un paio di vecchie pantofole: d'improvviso era tornata scalza, come prima che l'abitudine, e la noia, e la sua tendenza a deprimersi la prendessero e la soffocassero.
– Non è così – ripeté. – I tuoi libri hanno cambiato le cose. Sei entrato nella vita di tante persone. Anche della mia. Tu sei una persona speciale. Finché tu scriverai, qualcuno continuerà a sperare.
Faderno scosse la testa. Non pareva colpito da quelle parole.
– Tu sei giovane – disse piano. – Io ho visto troppo male, e ora quel male mi sta mangiando da dentro.
– Sei una persona speciale – ripeté lei.
– Sono una persona finita. Tra poco morirò, e morirò da solo. La mia vita... avrei dovuto ... fare altro. Lavorare in una stazione di servizio. O in un bar, come la tua amica.
Mag continuava a guardarlo. – Non devi mollare. Io ho letto i tuoi libri e quelle cose... tutte quelle persone, uccise così dai soldati. Solo perché sono alieni, non significa che possiamo...
– Non serve, mia cara. Non serve a niente.
– Hai insegnato a tanta gente il valore della vita aliena. Hai reso il mondo migliore!
– Ma ho reso peggiore me. Non ci sarà un mondo migliore. Per esserlo, dovrebbe sparire la razza umana.
Tacquero. Oltre il separé, si udì la porta aprirsi. Un coro di voci maschili, amichevoli e chiassose, chiesero cappuccini e cornetti alla frutta.
Mag sospirò. Qualcosa nel suo volto si spense e sparì. Di fronte a Faderno, la Mag di prima si accese la seconda sigaretta.
– Senti – gli disse poi, in tono più basso. – Mi spiace che non stai bene. Ma se è questione di poco tempo, magari questo potrà servirti.
Aprì un cassettino sotto il tavolo e ne tirò fuori un pacchetto visibilmente confezionato in casa.
– Cos'è? Droga?
Annuì. – Fiale di gas. Sono combinazioni di morfina e peyote. Sarai euforico, sarai felice, e il tuo dolore sparirà.
Faderno abbassò gli occhi. – Ce l'hai i video IDOL?
Scosse la testa. – Non li tratto più. Troppo pericolosi.
Faderno prese il pacchetto, lo ripose in una tasca e di nuovo gli si inumidirono gli occhi.
– Hai qualcosa anche per i gatti, per caso? – Le lacrime gli rigarono le guance. – Con o senza di me, prima o poi gli faranno del male.
Mag sospirò. Poi Faderno la vide trasalire, e quando si voltò, c'era un uomo in divisa che si sporgeva dal separé. Rimase immobile.
– Chiedo scusa – disse Ralph Duke, e salutò Mag con un cenno della testa.
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Miranda & Malm
Science FictionUn luogo di confine, una mattina come tante, un locale sgangherato che accoglie i viaggiatori di passaggio. Uno di loro ha un terribile segreto, e qualcuno da difendere. E i Legionari Ralph e Nathan, affezionati clienti del Cerchio e in attesa di a...