Bugie bianche- Kiba and Arpie Ninīs

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"Sembra buono." Commentò la ragazzina affacciandosi alla vetrina cristallina, probabilmente appena pulita. Questa sembrava infatti risplendere, il luccichio del vetro pulito quasi faceva risaltare ciò che al di là di esso aveva attirato la loro attenzione.

Il ragazzino avvicinò ancor di più il viso al vetro, tanto da spiaccicargli contro il naso ed appoggiarsi con le mani sporche, sentì l'acquilina in bocca e le pupille dilatarsi attratte da quel ben di Dio.
Deglutì rumorosamente,mentre il suo stomaco rivendicava cibo.

"Kiba attento o ti mangerai anche il vetro!" Ridacchiò lei osservando il suo amico di giochi, era davvero buffo in quel momento. Era un tipo ingenuo e dolce, era molto spontaneo nelle sue azioni ed agiva sempre senza riflettere, non si sarebbe stupita se l'avesse visto mangiucchiare allegramente la vetrina pur di soddisfare il suo appetito.
Era anche molto goloso, amava le cose dolci e lei lo sapeva bene, per questo motivo s'era fermato improvvisa mente ad ammirare quella meraviglia, contagiando anche lei.

Una nuvola rosa era delicatamente scesa dal cielo per posarsi su quel bastoncino di carta, sembrava così dolce e perfetta che sarebbe stato quasi un peccato volerla mangiare.
Lo zucchero filato era sempre stato una delle sue lecornie preferite, la consistenza morbida che subito gli si scioglieva in bocca, il colore rosa- talvolta azzurro- che faceva risaltare il suo essere zuccheroso, il basso prezzo a cui spesso lo si vendeva per strada.
Era anche fra le uniche cose che riusciva ad elemosinare, spesso riusciva a far abbastanza tenerezza con il suo amico che la gente offriva loro una di quelle delizie comprate dal primo venditore per strada.

Ma qui la cosa era diversa, l'intero negozio era specializzato nel vendere dolciumi, poteva solo immaginare quindi quanto fossero buoni quel pezzo di paradiso preparati da mani esperte, le sue papille gustative fremevano al sol pensarci.

Si leccò i baffi immaginando di averne uno in mano e di gustarselo allegramente mano nella mano con Kiba, si voltò di scatto verso di lui per immaginarsi meglio la scena.
I due bambini passeggiavano tranquillamente fra le antiche stradine della Plaka, piene di ristoranti, negozietti di souvenir e tanti turisti a cui fregar qualcosa, le dita intrecciate e le faccie immerse nelle nuvolette rosa, sporcandosi così i musetti, guardandosi per poi scoppiare a ridere fragorosamente.

Voleva realizzate quella fantasia, voleva provare quel senso di calore che partiva dal suo cuoricino ogni volta che stava particolarmemte vicino a Kiba, non sapeva cosa effettivamente fosse, ma era piacevole. Forse era ancora piccola ed ignorante in materia per saperlo, aveva imparato molte cose nella strada, ma riguardo quello strano calore piacevole, nessuno gli aveva mai insegnato o almeno spiegato nulla.

-Kiba, lo vuoi anche tu, vero?- Domandò la ragazzina staccandosi dal vetro lucido della vetrina.

Il bambino si voltò con occhi brillanti verso di lei, occhi così pieni di dolcezza ed ingenuità, occhi così facili da leggere. Lui non conosceva come lei il mondo, non sapeva che regole avesse e neanche cosa fosse la sopravvivenza del singolo individuo.
Lui era molto infantile ed ingenuo.
Lei non più, lei era stata costretta ad imparare prima perché sola ed abbandonata a se stessa.
Povera e senza famiglia, senza calore, calore che poi le venne donato da quell'unico amico che avesse mai avuto.

-Si,Arpie, lo desidero.- La guardò con i suoi occhi nero pece teneramente e pronunciò il suo nome con una punta di dolcezza, ciò fece sciogliere in poche mosse il cuore della ragazzina.
Il suo cuore arido e peccaminoso, che mai nella sua breve vita aveva conosciuto la parola 'onestà', era ora invaso da una strana sensazione, come se questo fosse improvvisamente caduto dalla sua gabbia toracica, per poi perdersi nel nulla.

Lei aveva sempre mentito per procurarsi da vivere, aveva sempre approfittato del prossimo, aveva sempre messo la sua vita davanti a quella degli altri, perché così le sembrava giusto.
Nessuno avrebbe fatto qualcosa per lei, quindi si sarebbe dovuta arrangiare per conto suo, questo pure se significava diventare dei criminali.
Lo faceva solo per il suo bene, chiunque l'avrebbe fatto nella sua situazione.

Ma da quando aveva conosciuto quel ragazzino tutto era diverso, aveva cambiato molti dei suoi modi di fare perché c'era lui che, con la sua ingenua bontà, la faceva sentire in colpa.
Era come se Dio le avesse mandato un angelo custode per farle rimediare ai suoi errori.
Ma comunque non era del tutto cambiata, aveva mentito anche a lui più e più volte, pur di mascherare le sue malefatte.
Ma non erano bugie gravi, in fondo, erano solo per il loro bene, erano le cosiddette "bugie bianche".
Non doveva esserci un problema se,ogni tanto, faceva ricorso a queste, no?

-Però non devi rubarle.- Kiba espresse quel desiderio con determinazione, prendendo alla sprovvista la ragazzina. Questa lo guardò a bocca aperta per quale millesimo di secondo, ma proprio quando stava per ribattere, lui riprese ancora più serio.
-Non voglio che tu vada nei guai.-

Arpie si intenerì ancor di più, come si poteva essere tanto buoni?
Aveva sentito dire dagli adulti che quella doveva essere una normale caratteristica posseduta da ogni bambino, il fatto di essere sempre buoni e di sprizzare positività da tutti i pori,ma lei non possedeva questo potere. Non emanava energia positiva, non era buona quanto lui, questo lo sapeva, ma s'impegnava comunque nel renderlo felice, questo avrebbe allievato un po' le sue colpe?
Si sarebbe alleggerita il cuore in quel modo?

Arpie si diede una veloce guardata intorno, spostò la frangetta lunga dagli occhi ed esaminò l'ambiente circostante.
Vicino a loro, proprio di fronte, c'era una scolaresca in gita, probabilmente fermatasi per riposare e mangiare, dentro il negozio c'era una gran folla, quelle erano le ore di punta, non si sarebbe sorpresa di trovare molte persone da quelle parti, era davvero un ottimo, seppur piccolo, negozietto.
Un'idea furba le venne in mente quando vide alcuni ragazzini posare i propri zaini in un bar di fronte a loro, probabilmente convinti che i loro maestri avrebbero dato loro stessi un'occhiata.

-Lo prometto, Kiba.-
Mentì di nuovo mentre nella sua mente si andava già formando un piano diabolico ed infallibile per sgraffigniare non solo dello zucchero filato, ma forse anche qualche spicciolo.
Non poteva farci nulla, lei era così, doveva pensare sempre prima a se stessa- o meglio, prima al ragazzino, poi a se-, non le importava della vita degli altri, infondo a nessuno importava di quello che faceva o diceva lei.
Importava solo ad una persona e solo lui si sarebbe meritato lo stesso trattamento, lui era l'unico che riusciva a darle calore, l'unico amico che avesse mai avuto e che l'aveva salvata da una morta da povera e sola bambina alla quale andava ogni giorno incontro.

Una bugia detta per dargli ciò che desiderava era il minimo che potesse fare, in fondo era solo zucchero filato quella volta, un qualcosa di frivolo, ma che se lui voleva, assumeva una certa importanza.

-Grazie, Arpie.- E le baciò delicatamente la guancia, facendo passare il calore del suo corpo a quello di lei attraverso quel piccolo gesto.
Il suo cuore sembrò di nuovo volare ed il calore la invase di nuovo, si sentì di nuovo come in paradiso, come se l'essere povera non importasse più affianco lui, l'essere una peccatrice, essere una ladra ed una bugiarda.
Non aveva importanza, perché lui le dava calore, come se pian piano la stesse guarendo.

"Grazie a te." pensò timidamente, mentre mostrò invece uno dei suoi sorrisi finto-disgustati e cacciando la lingua fuori dalle labbra, facendo anche ridacchiare di gusto l'altro.


Quanto Fluff, mamma mia sono troppo zuccherosa ultimamente, sarà per via dei dolci?
Spero comunque vi piaccia questa torta ripiena di dolcezza e tenerezza.

-DivinaIndifferenza

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