The Children of the Moon- Zelie Peters and Zens Thomas

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Due occhi ambra curiosi si affacciarono alla finestra lucida del soggiorno, cercando insistenti l'oggetto dei loro desideri.
Finalmente videro parcheggiarsi davanti alla loro dimora un'auto a loro familiare; era molto bella, bianca, senza imperfezioni, sembrava nuova di zecca, nonostante la conoscessero più o meno da quando si erano aperti per la prima volta.

La ragazzina staccò il musino dal vetro, esclamando un 'Papà!' di felicità pura.
Scese velocemente dalla sedia su cui lo aveva aspettato per tutto il pomeriggio, afferrò un piccolo zainetto color arancione con disegnati sopra una marea di palloncini.
Lei andava matta per i palloncini, così colorati ed allegri, liberi di volare nell'aria, nel cielo aperto, arrivando chissà dove, spesso con messaggi indirizzati a chissà chi.

-Mamma! Papà è qui! Dove sono i miei codini?- Domandò in modo agitato la ragazzina, cercando ovunque nella stanza, provando persino ad infilarsi nel camino appena spento e sporco ancora di cenere.

-Attenta Zelie! Ti sporcherai tutta così! I tuoi codini li ho io,vieni fuori di lì.- La donna si abbassò alla sua altezza, allontando la figlia dal nascondiglio sporco, la fece poi girare di spalle ed iniziò a raccogliere ciocche dei suoi sinuosi e informi capelli.
Erano davvero tanti e molto lunghi, di un biondo molto chiaro, quasi impercettibile all'occhio, e sfumati d'azzurro, aveva indistinto tanto per il suo compleanno quel colore.

L'artenativa era farli arancione, ama quel colore, ma sarebbe stato davvero troppo su di lei. Pensò raccogliendo i capelli in due codini alti, qualche ciocca comunque le sfuggì, ma non ci poteva far nulla, in certi punti erano estremamente lunghi, in altri erano scalati di molto.
Erano davvero strani, seguivano tutti una loro direzione, fregandosene di come potevano apparire.
Rispecchiavano così tanto sua figlia, la sua dolce bambina di dieci anni, così ingenua ed allo stesso tempo indipendente.

Suonarono al campanello ed ad entrambe mancò un battito.
Zelie era estremamente felice, adorava andare da suo padre e stare nella sua città, spesso saltando, seppur poche volte, un paio di giorni di scuola, inoltre il suo appartamento era davvero grande e poteva esplorarlo liberamente giorno e notte, ogni volta che vi ci entrava scopriva qualcosa di nuovo.
Invece la madre era inquieta ed un senso di tristezza le aveva stretto il cuore,vedere il suo ex marito e padre di sua figlia gli causava ancora dolore.
Non lo odiava,loro non erano destinati a stare insieme, non si amavano, ma aver passato così tanti anni con lui l'aveva fatta comunque affezionare e vederlo la riempiva di nostalgia.
Anche se non lo dava a vedere, questo suo malessere c'era e non doveva essere notato,specialmente dalla sua stella Zelie.

-Ciao Principessina!- Esordì quando la figlia gli aprì la porta di casa, la afferrò per i fianchi e la sollevò in aria (seppur con un po di difficoltà, era cresciuta davvero molto).

-Papà!- Ridacchiò mentre quest'ultimo la fece girare come quand'era ancora in fasce, facendola sentire libera nell'aria, libera di volare.
Come un palloncino o un aquilone che danza col vento, come una nuvola che viaggia fra i cieli, come una stella.
Come una luna, si sentiva come la faccia bianca della luna, allegra e sempre splendente, accoccolata alla Madre Terra e libera nel cosmo, circondata dalle sorelle stelle.

La poggiò a terra un po' stanco, Zelie era un po' stordita, ma comunque sempre piena di energia e sprizzante d'euforia.
Sentì il cuore farle male quando, però, vide il padre trattare con dolcezza la madre, accarezzarla un po' e chiamarla con nomi dolci.
È normale per madre e padre.
Rifletté guardandoli con gli stessi occhi curiosi che la contraddistinguevano dalle altre bambine, certo tutti i ragazzini erano curiosi, ma i suoi occhi avevano uno sguardo davvero particolare.
Ma non lo è per loro, loro sono separati. Non si amano, lo fanno per nasconderlo?
Credevano non se ne fosse resa conto, ma la luna era capace di osservare tutti e tutto dalla sua orbita, non era stupida o straordinariamente intelligente. Sapeva solo guardare con attenzione.





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