Meccanicità- Michela O'brien

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La sveglia suonò alla solita ora, alle 6.00, e lei aprì gli occhi istantaneamente, con un gesto rapido del braccio spense il telefono e nella sua camera riecheggiò il silenzio più totale.
Nuovo giorno, solita routine.

Con un gesto autonomo, fece scivolare le gambe fuori dalle lenzuola, si mise a sedere sul bordo del letto e sbatté gli occhi un paio di volte per mettere a fuoco la stanza, se li si strofinò insistentemente per scacciare la stanchezza e sbadiglió ancora assonnata.

Si diede un rapido sguardo in torno, la camera era un totale disastro, pensò osservando tutti i vestiti buttati sullo schienale della sedia, le scarpe nascoste sotto la scrivania ed il letto, i peluche lasciati dormire sul pavimento come animali ed i libri di scuola sparsi senza un senso logico un po' ovunque.
Per un attimo sentì una strana sensazione di vuoto ed incertezza assalirla, ma fu cosa da un attimo, forse dovuta al fatto ch'era ancora molto assonsta e presa dal sogno appena a fatto.
Non ci diede peso.

Si alzò dal letto morbido con un movimento meccanico e cercò di attraversare quella sottospecie di campo minato senza inciampare o pestrare nulla; arrivò sana e salva alla porta, la aprì appena senza far rumore e sgusciò via in silenzio.
Non voleva svegliare nessuno, era l'unica in tutta casa ad essere a quell'ora già in piedi, di solito ci si svegliava verso le 6.30, ma da quando suo fratello maggiore se n'era andato via preferiva svegliarsi prima per non essere d'intralcio la mattina ai suoi genitori.
Lei era molto lenta e meccanica, loro, invece, andavano sempre di fretta, una volta per paura di far tardi per via del possibile traffico,un'altra per via di piccoli litigi che li rallentavano, o perché magari dovevano fare delle commissioni importanti prima di raggiungere i loro rispettivi uffici.

Lei invece se la prendeva troppo comoda, non era ancora pronta a far parte del loro mondo, lo doveva riconoscere,pure se davanti ai suoi cercava di essere il più indipendente e matura possibile, era ancora giovane ed immatura per quel tipo di vita stressante e dai ritmi veloci.
Era così bello vivere la solita routine, non doveva sforzarsi di cambiare qualcosa se ripeteva le stesse azioni ogni giorno.

Arrivò in cucina dove optò per la solita colazione,una tazza di latte con biscotti e miele.
Preparò il tutto con calma e si accomodò a tavola, nella più totale calma mattutina e fredda solitudine.

Guardò l'orologio, le 6.10,puntuale come sempre, finì di mangiare, posò tutto nella lavastoviglie e velocemente si diresse in bagno.

Si fece una normale doccia calda, senza fretta o altro, tanto era sola, il bagno era riservato soltanto a lei la mattina, nessuno le correva dietro ed aveva tutto il tempo del mondo.

Passarono dieci minuti, si asciugò il magro corpo ed i capelli scompigliati corvini colorati di verdognolo, indossò intimo di pizzo nero, il più carino che aveva.
Amava agghindarsi in quel modo anche se nessuno la vedeva, la rendeva segretamente felice, come se si sentisse più bella così.
Non le importava tanto quello che gli altri pensavano riguardo i suoi body, i reggiseni di pizzo nero o le calze bianche trasparenti, tanto nessuno poteva vederla e se piacevano a lei se le sarebbe messe comunque.

Pensava lo stesso dei suoi capelli, erano molto belli quand'era piccola, ondulati e castani, davvero adorabili.
Col tempo si scurirono e diventarono di uno stupendo nero pece,in seguito si fece fare un taglio che le donava e, come ciliegina sulla torta, li aveva appena tinti di verde circa tre giorni fa.
Erano particolari quanto uguali a molti altri, ma ciò non la infastidiva, gli altri potevano pensare che lei volesse tingerseli per ribellione, c'era chi sosteneva che la rendessero ancora più carina, o chi invece la credesse un'anticonformista.

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