Questo è l'amore?- Narciso Rhee

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Osservò i due innamorati scambiarsi amorevolmente effusioni in pubblico,sotto la neve bianca e sotto gli sguardi di tutti, rimase sorpreso dall'espressione di calma e serenità che si era dipinta sui loro volti. Sembravano essersi distaccati completamente dal mondo reale, ignorando tutti i problemi e le preoccupazioni che li circondavano, c'erano solo loro ed i loro sentimenti.

Lui ne rimase affascinato, trovava interessante studiare i comportamenti delle persone che lo circondavano, ma quando vedeva una coppietta, o in generale qualcuno che esotimesse il proprio amore davanti ai suoi occhi, cercava sempre di ignorare. Non ne rimaneva scandalizzato, ne faceva scene o altre idiozie, semplicemente non trovava interesse nell'amore.

Gli sembrava strano pensare soltanto ad un'altra persona in modo... Diverso dalle altre. Non voleva male nessuno, ma mettere in primo piano, un gradino sopra a tutti un'unica persona gli sembrava strano.
Chi avrebbe mai meritato tanta importanza?
Chi sarebbe potuto essere più importante persino della sua stessa sopravivenza?
Non aveva ancora mai trovato una persona di così grande importanza, quindi non poteva avere parola a riguardo. Ma il suo pensiero non cambiava comunque.

Ma quella volta era diverso, quei due innamorati, una giovane bassina ed un ragazzo molto più alto di lei, si abbracciavano in modo disumano, sembravano un tutt'uno, non più due vite ma un solo essere.
Il paesaggio fece ovviamente il suo lavoro, la neve candida ricadeva su di loro, il bianco puro del cielo si mischiava con il grigio del fumo delle auto, il tutto sembrava così irreale, come una soiecie di fiaba.
Era questo che si provava? Insomma, quando si ama, oltre che mettere l'esistenza di un altro individuo al di sopra della propria, ci si sente così legati da non essere più due entità ben distinte?

A distrarlo da quell'attimo d'affetto furono le sirene dell'ambulanza e delle auto di polizia, riunitesi di fronte all a stazione. C'era stato un incidente fra due auto proprio davanti a questa.

Davanti ai suoi occhi.

Davanti a quelli della fanciulla.

Una folla si riunì a gran velocità intorno ai due veicoli che si erano schiantati pochi istanti prima. Un parlottare si innalzò, alcune persone provarono a tirare fuori dalla prima auto una persona incrastratasi dentro, altri chiamarono chi di competenza, poi c'era anche chi semplicemente commentava in modo ignorante o chi- come lui- se ne stava in disparte.

L'incidente visto in diretta lo lasciò senza parole, con il cuore in gola, a spiazzarlo definitivamente fu la scena che lo seguì.
La fanciulla,con occhi gonfi e sbarrati, alla vista dell'innamorato sembrò rinascere, come se ad un certo punto il suo cuore avesse smesso di battere per poi riprendere in modo violento.
Corse in mezzo alla folla fino ad arrivare a lui, non curante degli sguardi di tutti e del fatto che lui fosse ancora troppo stordito per un simile gesto.
Se non si sbilanciarono dopo il salto fra le braccia dell'uomo fu grazie alle persone che li sorressero.
Vide la ragazza stringersi con forza e possessione al petto di lui, la sua schiena e le sue spalle si muovevano a ritmo delle lacrime che le rigavano il volto pallido per il terrore, piangeva rumorosamente, quel suono triste quanto felice risuonò nei suoi timpani coprendo persino le sirene.
La sua voce era lo specchio della sua anima, una ragazzina delicata spaventata a morte da un evento tragico capitatole proprio davanti agli occhi, ma allo stesso tempo rincuorata dalla vista del suo amato.

Intanto il ragazzo era rimasto immobile, in stato di shock, con le braccia che gli tremavano, riusciva a malapena a ricambiare l'affetto della partner.
Gli occhi, Dio soltanto poteva sapere il terrore atroce da lui provato, ma questi gli lasciavano comunque leggere la sua anima. Era incredulo, sembrava non si fisse accorto di nulla, come se stesse ancora vedendo l'auto andargli contro. Aveva uno sguardo spento, le pupille tremavano, le guance sporche di sangue e lacrime, un volto umano la cui sofferenza dipinta sul volto era un qualcosa da voltastomaco.
Sentì una strana sensazione, qualcosa misto a disgusto e curiosità, quel volto sofferente non era causa dei suoi sogni o fantasie, era reale. Questo lo disgustava, era uno spettacolo da brivido, non era di certo come vederlo a cinema.
No, lì era reale, quel viso invaso dal terrore e dalla paura della morte era proprio davanti ai suoi occhi, la cosa lo spaventava tanto da fargli venire il vomito.
Ma era anche curioso, proprio perché sapeva che il dolore era reale, avrebbe voluto avvicinarsi per vedere meglio le ferite, per incontrare il suo sguardo spento, era attratto da qualcosa che non conosceva.

Attratto così anche dall'amore che il corpo della fanciulla emanava, poteva sentirlo da lontano, il calore che i due corpi si scambiavano, i due cuori che battevano forte dalla paura e dalla felicità insieme.
Erano un unico essere perfetto.

Sentì una presa al cuore quando vide l'uomo aggrapparsi con più forza al maglione della donna, affondò il suo viso nell'incavo del collo della fanciulla ed iniziò a singhiozzare.
La gola si fece secca ed amara, era affascinato,ma allo stesso tempo li odiava tanto.
L'amaro in bocca si propase per tutto lo stomaco e gli venne il mal di testa.
Li odiava tanto.
Era un odio dovuto all'invidia?
Al fatto che non comprendesse cosa stessero provando?
Non capiva, come facevano ad essere così perfetti insieme?
Un uomo singolo non sarebbe mai potuto essere forte quanto i loro animi, questo lui non lo accettava.
Non accettava e capiva il fatto che amare dovesse voler dire preferire la sopravvivenza di un altro, piuttosto che la propria.

Lo sentì nella voce di lei, mentre, singhiozzando fortemente, urlò "ti amo" a sguarcia gola, sentì i suoi pensieri. Lei era felice che lui si fosse salvato, era felice di più che lui fosse vivo, che lei stessa.
Così come lui era felice di essere vivo solo per poterla riabbracciare, lesse nei suoi occhi un "mi dispiace".
Si stava scusandosi di averla fatta soffrire, senza dare peso al fatto che sarebbe potuto morire.

Era così senza senso il loro comportamento, così irrazionale, così naturale.

"Confondi troppo il tuo cuore col tuo cervello, perciò non puoi capire." glielo avevano sempre detto, il sol pensare al fatto che, con molta probabilità, avessero ragione gli fece ribollire il sangue.
Non era giusto. Voleva anche lui capire.
Ma non ci riusciva.
Perché?

Abbassò lo sguardo sconfitto e si girò verso la parte opposta, si fece strada fra la folla e decise di andarsene.
Per quale motivo sarebbe dovuto rimanere, se comunque non sarebbe riuscito a comprendere?
Si sarebbe solo fatto il fegato tanto e gli sarebbe venuto un gran mal di testa inutilmente.
Forse era un qualcosa di troppo stupido per lui l'amore. O forse era troppo complicato? Era lui ad essere lo stupido allora?
Strinse i pugni nelle tasche del cappotto, nascose il naso sotto la sciarpa e camminò via cercando di cancellare dalla sua mente quello ch'era appena avvenuto, ma le immagini dell'incidente e dei due innamorati gli si piazzava sempre davanti agli occhi.
Scosse la testa più e più volte, avanzando il passo deciso.

"Dovresti trovare qualcuna che ti faccia capire cosa significa amare. Prima o poi la troverai."
Strinse i denti e la sua mente si offuscò dalla rabbia. Non riuscì a mantenere la sua razionalità e, senza neanche far caso al mondo circostante, iniziò a correre cercando di ignorare tutto quello che gli avevano sempre detto.

Fu un attimo e sentì il cuore salirgli in gola, era finito in mezzo alla strada e per poco non avrebbe fatto la fine dell'uomo di prima.
Con l'unica differenza che sarebbe stato da solo.
Guardò sconvolto la persona che stava per scontrarsi con lui.
Sapeva che la colpa non era dell'altro, ma sua, ma non doveva mostrarsi comunque nervoso come prima.
A causa della sua irrazionalità era finito quasi ammazzati e se ne vergognava non poco.

Davanti ai suoi occhi, su una splendida Harley, vi era una ragazza più o meno di 20anni come lui, rimase colpito dal suo fascino quando si tolse il casco con fare brusco.
I suoi occhi a mandorla lo fissarono con furore, rimase a bocca aperta, ma si riprese subito e ricambiò lo sguardo con uno deciso, per non fare la parte dello stupido, anche se l'aveva già fatta.

"Fa attenzione la prossima volta." Disse freddamente rimettendosi il casco ed aggiornandolo con la moto, lasciandolo sprofondare nella vergogna e nel fumo grigio.

Il cuore riprese a battere freneticamente, sentì un calore sconosciuto pervadergli il corpo, il sangue delle gote gli scorse più velocemente, sentì il viso andargli a fuoco.
Non capiva cos'era.
Era una sensazione strana.
La sua mente era offuscata da strane emozioni.
Era un qualcosa di nuovo, di sconosciuto.
Era spaventato.

Ma gli piaceva.





Nota: La ragazza sull'Harley è Rosalya, o semplicemente Rosy, di una precedente OS.

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