(Twins) Mai da sola- Alyson & Flower Clark

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La seguente storia non è realistica, anzi, è di genere soprannaturale, ma spero comunque che vi piaccia
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"Che bel disegno, questa sei tu?" La donna puntò con l'indice l'immagine di una bambina disegnata sul suo foglio.
Non era granché come disegno, lo sapeva bene, se avrebbe dovuto seguire una graduatoria i cui numeri erano in realtà indicati dai più grandi artisti, lei sarebbe stata Picasso.
Anzi. Picasso almeno era famoso.

Scosse leggermente la testa e si riconcentrò sulla sua interlocutrice, osservò la sua mano, era curata, aveva lo smalto di un bel colore grigio opaco, all'anulare una fede.
Non l'avevo mai notata, pensò sorpresa, senza però rilasciare sul suo viso alcuna espressione.
Poi osservò meglio com'era la donna, senza mai guardarle dritto negli occhi; aveva pelle chiara, occhi blu come il cielo di primavera, labbra piegate all'insù coperte dal rossetto di una tonalità poco più scura della sua pelle, sembravano un fiore dalla rara bellezza, mentre i capelli, corti e neri come il carbone,le incorniciavano elegantemente il viso.
Non si direbbe che la donna fosse un'insegnate delle medie, le dava 40 anni massimo, ma neanche, possedeva una bellezza impressionante, pur non essendo tanto truccata, sarebbe tanto voluta essere lei.

Guardò di sfuggita il cortile verde e pieno di ragazzi della sua età che pranzavano, poi abbassò velocemente la testa sul suo disegno e guardò quella che doveva essere se stessa. Era alta, ma magrolina, senza la minima curva, era spigolosa, piena di lentiggini ovunque, occhi e capelli castani, uno sguardo assente e da ebete.
Non era molto, era normale, uguale a molte altre ragazzine della sua età, anzi, neanche lontanamente poteva essere comparata alle altre. Loro erano normali. Lei no, ma avrebbe tanto voluto avere una vita normale.

"Si. Sono io." Rispose distaccata e fredda.
La donna sorrise felice ed affettuosamente le poggiò una mano sulla sua.
Alyson rimase nuovamente sorpresa, ma non lo diede a vedere.

"Sei molto carina, hai un talento, dovresti portarlo avanti."

Ma non prendermi in giro, pensò riprendendo in mano la matita e continuando a scarabocchiare.
Vicino al suo "ritratto" disegnò un'altra persona. Era un'altra bambina, aveva due codini ed un vestitino semplice.
Sta volta l'insegnante non disse nulla, osservò perplessa la ragazzina, quest'ultima, sentendosi osservata, strinse le spalle cercando di nascondere la testa, cercando comunque di rimanere concentrata sul disegno.

"E questa sono io?"

Eccola, rabbrividì sentendo la sua vocina petulante e disturbante.
Se ne stava seduta nel banco fra lei ed il suo compagno, un tipo timido, molto timido, estremamente timido.
Se ne stava con i gomiti appoggiati sul tavolo e la testa fra le mani, osservava lei con i suoi enormi occhi e sbatteva velocemente le lunga ciglia innocentemente.

Alyson strinse furiosamente i pugni, tanto da graffiarsi i palmi della mano da sola, le nocche le diventarono bianchissime, sembrava che l'osso sarebbe uscito dalla carne a mo di molla da un momento all'altro.
Il suo respiro si fece irregolare, stava per avere un attacco di panico, n'era certa, ma cercava comun que d'ignorare quella peste.

"Alyson, stai bene? Vuoi che ti accompagni in infermeria?" La donna appoggiò una mano sulla schiena della studentessa e con l'altra le tenne la fronte, un po' per controllarle la temperatura, un po' per vederle il viso.
Era visibilmente turbata, sudava freddo ed aveva una sguardo vago, ma terrorizzato.

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