Sortilegio

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Il mondo iniziò a vorticare.

Decisamente non è stata una genialata mettermi in piedi.

Serrai le dita sullo schienale della sedia fino a farmi sbiancare le nocche, il respiro che si accorciava e l'orribile verità che lentamente faceva breccia nel mio cervello riluttante.

E intanto pensavo: no, impossibile, mi prende per il culo, si è messo d'accordo con gli altri, anche con Angie che mi ha svegliato allo stesso modo di quella mattina, oppure sto sognando, ecco, sì, sto facendo un sogno assurdo, colpa della botta in testa, deve essere così...

Ma il dolore pulsante alla testa era reale, era reale la sedia che stavo stringendo in maniera convulsa, era reale Francesco che mi stava affiancando e domandando qualcosa che non riuscivo a capire, la sua voce era distante, ovattata, come se avessi infilato la testa sott'acqua.

«Va' via per favore...» sussurrai, con un filo di voce.

Francesco mi sfiorò la spalla. «Ti senti...?»

Mi ribellai, gridando con tutto il fiato che avevo nei polmoni: «HO DETTO VAI VIA!»

Francesco indietreggiò. Io non aspettai di verificare che ubbidisse al mio ordine. Barcollai verso le scale e mi infilai in camera e sotto le coperte, tremando come un cubetto di ghiaccio shakerato da una barista in astinenza sessuale da un mese, al primo giorno di ciclo, cui era arrivata in casa la suocera che aveva cambiato le tende del soggiorno senza consultarla.

E intanto pensavo: come cazzo era possibile? Cosa diavolo era successo ieri? Avevo incontrato Sharon o ero stata al Blues con le ragazze?

La caduta. La cazzo di caduta era la chiave. Avevo battuto la testa così forte da sognare... tutto quanto?

Tutti quei ragazzi, uomini... Non li avevo dunque mai incontrati? Alberto, Christian, Alessandro, Lorenzo, Gabriele, Michael...

Tanti nomi senza significato? Esistevano davvero o erano un parto della mia immaginazione malata?

E Sharon... cosa c'entrava lei in tutto questo?

Aveva detto qualcosa riguardo alla mia Coca. Era possibile che questo incubo fosse stato orchestrato da lei? Aveva drogato la mia bevanda, facendomi precipitare in un coma allucinato che mi aveva fatto vivere un'esperienza fuori dal comune in cui ero diventata l'opposto di me stessa? Una ragazza sexy, cattiva e troia dominata da un Fuoco che minacciava di distruggerla diventando giorno dopo giorno più forte? Un Fuoco che l'aveva convinta a farsi un padre di famiglia, un uomo appena sposato, che le aveva preso la mano spingendola a rovesciare un calice di vino addosso ad uno scrittore che l'aveva appena tradita, spingendola a scoparsi il ragazzo della sua amica, a farsi masturbare dal suo stesso fratello...

Nulla di tutto ciò era mai avvenuto?

Aprii il portagioie sul comodino, lì dove avevo riposto la collana che mi aveva regalato Christian per Natale, e il bracciale d'argento con le iniziali mie e di Alberto collegate da un cuoricino. Rovistai in mezzo a catenine e braccialetti, ma non c'era traccia dei due gioielli.

Il panico rischiava di sommergermi.

Mi presi la testa fra le mani, inspirando ed espirando. Quindi estrassi il cellulare e iniziai a controllare messaggi e chiamate. Si fermavano tutti al 6 dicembre 2015.

Oggi.

L'anno scorso.

Il cellulare mi trillò in mano. Rachele.

Risposi con voce tremante: «Pronto?»

«Dove sei?» mi domandò la mia amica, con il suo solito tono brusco e squillante.

La Ragazza con il FuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora