I paramedici lo avevano spostato di peso, gli avevano dato una spinta e lui era finito seduto sull'erba. Non li aveva sentiti arrivare, né la sirena dell'ambulanza ferma a poche decine di metri da loro, né le urla degli uomini che lo intimavano a togliersi di mezzo. Continuava a guardare il volto di Kate con gli occhi chiusi a tenerle la mano che era inerme nella sua. Forse anche Lanie gli aveva detto qualcosa ma non l'aveva sentita o meglio, l'aveva sentita ma non aveva capito. Non riusciva a capire nulla. Pensava solo a Kate e alle sue parole. Il bambino? Quale bambino? Che cosa voleva dire il nostro? Non poteva essere quello che pensava, sicuramente Kate voleva dire altro e non era riuscito a farlo. Doveva essere così. Doveva per forza essere così.
Sentì una mano sulla spalla e si girò con un movimento troppo rapido che se non fosse stato già a terra sarebbe caduto.
- Signore, lei sta bene? - Una donna bassa e grassottella con una divisa azzurra lo stava guardando attenta. - Signore, mi ha capito? È ferito?
- Io... - si guardò le mani sporche di sangue, del sangue di Kate, poi guardò ancora la donna con lo sguardo perso - sì io sto bene... Non sono ferito... io no... io...
- Castle! Stai bene? - Anche Ryan si era avvicinato a lui ed ora erano già troppe le persone intorno da seguire. Lo guardò spaesato, così come aveva guardato l'infermiera.
- Sto bene. - Ripeté provando ad essere più convincente senza riuscirci molto.
- Signor Castle, dovrebbe venire in ospedale a farsi controllare. - Gli suggerì la donna.
- No... no...io... Beckett! Devo andare da Beckett! - Guardò Ryan come a supplicarlo di portarlo da lei ma l'irlandese scrollò le spalle.
- L'hanno portata in ospedale. Lanie ed Esposito sono con lei.
Rick annuì poco convinto.
- Signor Castle, venga con noi. La portiamo in ospedale così potremo controllarla. Poi potrà aspettare notizie della sua amica.
Lo portavano in ospedale, in ospedale c'era Kate. Ok. Poteva andare. Si rialzò con cautela aiutato da Ryan e vide che Martha ed Alexis stavano correndo verso di lui che nel frattempo era stato preso sottobraccio dall'infermiera e lo stava conducendo verso l'altra ambulanza.
- Papà! - Sentendo la voce di sua figlia Rick si voltò e le chiese di aspettare.
- Ehy, va tutto bene! - Provò a rassicurarla.
- Papà ma sei ferito! - Urlò la ragazza vedendo il sangue.
- No... non è mio... è... Devo andare Alexis, vado in ospedale, da Kate. - Diede un bacio sulla fronte alla ragazza e si scambiò un'occhiata con sua madre che aveva capito quello che Rick voleva, tenere Alexis lontano da tutta questa storia. La donna mise le mani sulle spalle delle nipote per tenerla vicino a se.
- Kevin, ci pensi tu a loro? - Chiese all'amico che benché volesse andare anche lui in ospedale, si prestò per accompagnare le due donne a casa.
Aveva risposto a tutte le domande che l'infermiera gli aveva fatto mentre stavano andando in ospedale: nome, cognome, età, professione, familiari e così via. Aveva quindi scoperto che il suo collega era un suo fan e aveva cominciato anche lui a fargli domande, ma su Derrick Storm, il suo personaggio preferito. Loro, invece, non rispondevano a nessuna delle sue, che poi erano tutte uguali e riguardavano tutte la stessa persona: Kate.
Una volta arrivati in ospedale si era fatto visitare fin troppo pazientemente per i suoi gusti, alla fine aveva firmato qualche foglio e aveva lasciato quella stanza dove tutti pensavano solo a sparargli luce negli occhi e fargli domande stupide. Stava bene. Non gli era successo niente, non fisicamente.
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Life
FanfictionÈ la mattina del funerale di Montgomery. Kate si sta preparando per andare al distretto dove si incontrerà con gli altri prima di andare al cimitero. Riceve, però, una telefonata che cambierà la sua vita.