CINQUE

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Un medico lo aveva aiutato a rialzarsi e non era facile con un uomo della sua stazza. Rick faticava ancora a respirare ma non sapeva se per i colpi ricevuti o per quello che credeva di aver capito. Cercò Jim con lo sguardo e gli occhi del padre di Kate, aperti come un sottile fessura lo fissavano attenti.

- Io... mi dispiace... - Riuscì solo a dirgli prima che un colpo di tosse gli impedì di parlare oltre provocandogli ancora più dolore, se era possibile.

- Dovrebbe farsi vedere questi tagli, uno è abbastanza profondo. - Gli disse il dottore che lo aveva aiutato e Castle non si accorse nemmeno che lo stava indirizzando verso un ambulatorio in fondo al corridoio. Lo disinfettarono e gli applicarono dei cerotti per suturare le ferite.

Era arrivato anche il direttore dell'ospedale che aveva immediatamente riconosciuto Castle, perché più volte aveva partecipato a degli eventi benefici e a delle donazioni in loro favore. Lo stava pregando di evitare di fare una denuncia alla struttura per quanto accaduto, ma lui nemmeno lo ascoltava, così come non aveva ascoltato quella dottoressa che si era presa cura del suo volto in modo fin troppo attento, che gli aveva detto che c'era la possibilità che gli rimanesse una cicatrice. Aveva forse qualche importanza? No, non l'aveva.

- Posso andare? - Chiese infine alla dottoressa quando aveva apposto l'ultimo cerotto.

- Signor Castle, per favore, non ci faccia questa cattiva pubblicità, perderemo molti dei nostri sponsor... - continuò a pregarlo il direttore preoccupato di come avrebbe fatto a far quadrare i conti.

- Whitmore, non si preoccupi. Non ho nessuna intenzione di fare causa al vostro ospedale. - Gli disse Castle scendendo dal lettino e l'uomo sembrò essere ringiovanito di almeno dieci anni.

- Signor Castle mi dica, come posso sdebitarmi con lei? - Whitmore continuava il suo essere reverenziale con Rick che invece voleva solo che si levasse di torno il più velocemente possibile.

- Se ho bisogno di qualcosa le farò sapere, ora, per favore, vorrei solo andare a vedere come sta il detective Beckett.

- Ah ma certo, la fidanzata del dottor Davidson... l'accompagno. - Rick lo guardò malissimo, ma lui non colse il suo sguardo. Lo seguì trotterellando per il corridoio, ogni passo di Castle erano almeno due dei suoi, che era alto la metà di lui.

Davanti alla stanza di Kate per fortuna si congedò e se ne andò. Jim era sempre lì, seduto, con il volto più tirato e preoccupato e lui subito immaginò che fosse per quanto aveva sentito poco prima da Josh.

- Jim, mi dispiace veramente. Io non volevo mancare di rispetto a tua figlia.

- Andiamo Richard! Siete tutti e due adulti, cosa ti aspetti che faccio la parte del padre geloso? Penso che mia figlia sia abbastanza grande da poter decidere cosa fare della sua vita e con chi decidere di passare le sue serate.

Rick annuì. Non era sicuro che al posto suo sarebbe riuscito a fare lo stesso discorso se ci fosse stata Alexis di mezzo. No, decisamente no.

- Katie ha avuto una crisi quando Josh era lì. Il cuore è ancora debole, hanno preferito sedarla ancora, per non affaticarla troppo, anche per il bambino.

Annuì ancora. Il bambino. Il bambino era suo figlio. Era il loro bambino, come gli aveva detto Kate. Era tanto felice quanto la sua preoccupazione si era moltiplicata dentro di lui. Doveva vederla. Doveva stare con lei. Doveva essere lì quando si svegliava, non poteva svegliarsi da sola.

Fermò un'infermiera, chiedendogli se gli davano anche a lui uno di quei cosi di plastica da mettersi addosso per andare da Kate, ma lei fu irremovibile. Niente più visite. Provò a pregarla che lui, e sottolineò lui con la voce in modo deciso, non l'avrebbe fatta stare male. Voleva solo farle compagnia ed essere lì, quando si svegliava, nulla di più. Lei però non si lasciò commuovere e se ne andò. Provò a sbirciare dal vetro, ma la tenda era abbassata e non si vedeva nulla. Senza dire nulla a Jim se ne andò via di corsa.

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