Rosie

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Eri lì, sorseggiavi un'acqua e menta, la mia bibita preferita, con il tuo timido sorriso imbarazzato, fingendo di non accorgerti di tutti gli occhi puntati su di te. Finchè un movimento dal centro del locale non deviò l'attenzione generale: Maria Denver che, da buona figlia del sindaco, si alzava, dispiegando quelle sue lunghissime gambe da gru, per venire a darti il benvenuto.

- Ciao- esordì.

- Wow. Che incipit. Ha un futuro da politica.- Sussurrai, guadagnandomi una gomitata da Ridley: ogni singola parola di Maria era sacra, per lui.

- Ciao- rispose con semplicità la nuova arrivata, con un sorriso, dondolando leggermente la testa a ritmo di "If I were a boy", che passava in quel momento alla radio. Vederla tenere il tempo di quella canzone mi fece temere che le piacesse Beyonce, e che quindi la nostra storia d'amore immaginaria fosse giunta ormai alla fine. Ma la bella sconosciuta aveva ancora tante sorprese per me...

- Non ti ho mai vista in giro.

- Oh, ma che perspicacia- Commentai, a voce un po' più alta. Qualcuno ridacchiò.

- Sono arrivata poche ore fa. Da Houston.

Una Texana? Seriamente?

- E' un piacere per noi accoglierti qui a Dawson- rispose Maria, con un sorriso smagliante - io sono Maria Denver, la figlia del sindaco. Per qualunque problema, non esitare a rivolgerti a me.

- Grazie, sei molto gentile.

- Tu ancora non la conosci.- Questa volta, mi guadagnai solo occhiatacce.

- Tu invece sei...?

- Rosalind Fletcher. Rosie.

- Fletcher... Siete i nuovi custodi di Homefowl Manor?

Homefowl Manor. La casa dei sogni di qualunque bambina, posseduta da un vecchio acido e scorbutico che la usava solo d'estate e non permetteva a nessuno di avvicinarcisi, neanche al postino. Il vecchio custode, Richard, era partito alla volta dell'Inghilterra per terminare gli studi, con i pochi soldi racimolati in anni di gavetta presso il tirchio signor Homefowl.

- Sì- rispose Rosalind, con semplicità. Gli occhi di tutti si riempirono di un misto di sorpresa, invidia e desiderio, probabilmente pensando alle meravigliose feste che avrebbe potuto organizzare nella villa, all'insaputa del proprietario. Ma a me, più che una ragazza da feste, sembrava una verginella da coperta e camino, con un libro come unica compagnia nelle sere più solitarie. O meglio, speravo fosse così. Io ero un perfetto Danny, e aspettavo solo che una dolce Sandy si dichiarasse "hopelessly devoted to you". La parte dei pantaloni di pelle si poteva anche saltare.

Maria tese una mano. - E' un piacere averti qui, spero ti troverai bene a Dawson.- Rosie gliela strinse, un po' impacciata, e la figlia del sindaco tornò a sedersi, contenta di aver fatto il suo dovere.

Passando dietro il nostro tavolo mi scompigliò i capelli e sussurrò "Ciao anche a te, Joseph Rider". Evidentemente, non aveva sentito i miei commenti sulla sua performance.

- Quanto odio che mi si tocchino i capelli- dissi, a voce alta. Qualcuno ridacchiò, ragazze, per lo più. I ragazzi mi guardarono male, mentre Maria tornò al suo tavolo con espressione mortificata.

- Fammi capire... MARIA DENVER CI PROVA CON TE E TU LA RESPINGI COSì?- Sibilò Ridley, nero di rabbia. Era gelosissimo delle attenzioni speciali che mi riservava Maria, tutti lo erano. E io da un lato me la godevo, dall'altro speravo solo che la vipera smettesse di sgranare gli occhioni e aprire la scollatura ogni volta che incrociava il mio sguardo.

- Non ci sta provando. E' solo arrabbiata perchè il ragazzo più popolare della scuola non vuole stare con lei e cerca di vendicarsi inimicandogli più gente possibile.- Rispose Frank al posto mio, con la sua solita logica fredda e impeccabile.

- O magari vuole solo far arrabbiare suo padre provandoci col figlio del suo unico rivale politico.

- Ti prego Luke, non ricordarmi quella storia- chiesi, implorante.

L'anno prima, mio padre si era candidato sindaco, e avrebbe vinto, non fosse stato per la colossale ed evidentissima operazione di revisione delle schedine messa in atto da Denver per assicurarsi la rielezione. Mio padre, avvocato e uomo tutto d'un pezzo, aveva raccolto prove a sufficienza da denunciare il truffatore, ma voleva aspettare le prossime elezioni per tirare fuori lo scandalo e comprarsi più elettori possibile.

- Non me ne frega niente di quello che fa Maria. Voglio solo che mi stia fuori dai piedi, è chiedere troppo? Mi sembra di meritare di meglio di una troietta ad ore.- Forse avevo parlato a voce un po' troppo alta, perchè sul Feather era sceso improvvisamente il silenzio. Mi resi immediatamente conto che forse quel commento avrei potuto risparmiarmelo.

- Io... ehm...- mormorai, impacciato. Ancora oggi non capita spesso di vedermi insicuro sul da farsi, e all'epoca, con la mia sicurezza da adolescente che crede di aver capito tutto del mondo, ma in realtà è solo destinato a prendere nasate appena possibile, capitava ancora meno.

Dopo qualche imbarazzante momento di silenzio, sentii il rumore di una sedia che si spostava, e vidi Maria camminare a passi infuriati fuori dal locale.

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