- Questo, tesoro mio, si chiama due di picche.
- Ma...
- No no, Poppy ha ragione. Ti ha proprio conciato come si deve.
- Luke, cavolo! Non parli mai, perché le poche volte che lo fai è per darmi contro?
- Io lo dicevo che Maria è più di quello che sembra, ma voi non mi credevate...
- E non ci crediamo neanche adesso, Ridley- gli spiegò Poppy, con dolcezza: aveva sempre un atteggiamento strano con il piccolo Ridley, protettivo, materno quasi - ma è stato troppo divertente vedere la faccia di Joe! La sua donna ideale è nientemeno che la tirapiedi senza cervello di Maria Denver.- Mi avevano preso in giro per tutta la pausa pranzo, e non sembrava avessero intenzione di smettere.
Feci spallucce, cercando di modellare la mia espressione a una noncuranza che non provavo per niente.
- Un errore di giudizio, capita a tutti no? Semplicemente, l'avevo valutata male, e allora? C'è sempre Hatty Simpson. E June Cromwell mi muore dietro da quando le ho fatto l'accompagnamento al suo concorso di flauto. Non è niente male, la piccola June. E di sicuro non si mescolerebbe mai con gente di quella sorta...- Continuai a blaterare cose senza senso fino al suono della campanella. Gli altri sembravano quasi convinti. Addirittura Poppy sembrava pensare che avrei dimenticato in fretta quel mio piccolo angelo con la treccia castana. Ma a me bruciava, bruciava tanto essere stato rifiutato in quel modo. Cercavo di convincermi che ci guadagnavo di più perdendola, che una persona che giudica senza conoscere non vale neanche la pena di essere presa in considerazione. Ero deluso che la mia donna ideale fosse una così. Eppure, neanche tanto in fondo, ero sicuro di sbagliarmi: era vero, mi ero comportato da perfetto stronzo. A pensarci bene, non c'è un singolo momento nella mia vita in cui non abbia agito come tale, e lei lo sapeva, lo aveva capito. Come io avevo colto la sua essenza a colpo d'occhio, anche lei aveva colto la mia. Non parlo di amore a prima vista, quello era stato molto di più, era un incontro di anime che gridavano un silenzioso "aiuto", strozzato, soffiato, soffocato, cuori di un'altra epoca, menti con ali troppo grandi per sopportare di svolazzare in questo cielo basso e grigio. Era stato uno scontrarsi di sogni che si erano guardati e si erano detti "Tu sei il pezzo che manca. Prestami la tua ala, voliamo insieme".
- Voi cosa avete ora?- Chiesi, cercando di sembrare naturale.
A metà ottobre, nella nostra meravigliosa, coerente scuola, iniziavano i corsi pomeridiani extracurricolari facoltativi obbligatori. Lungo nome che veniva sempre pronunciato tutto d'un fiato con intonazione strafottente proprio per l'assurdità di ciò che enunciava. In parole povere, erano corsi con frequenza obbligatoria, normali ore di lezione, un pomeriggio a settimana, in cui normalmente piazzavano le materie caratteristiche del corso scelto.
- Chimica- esclamò Frank con voce squillante, prendendo sottobraccio una ben meno squillante Poppy.
- Economia domestica.- Borbottò Ridley, dando uno sguardo all'orario.
- Bene. Luke, sembra che noi siamo destinati a due tristi ore di letteratura con Murray.
- Dopo di te- Fece lui, indicando la porta dell'aula. Con un rapido saluto e un appuntamento al Feather per quel pomeriggio, ci separammo dagli altri.
I banchi erano quasi tutti occupati. Oltre ovviamente alla prima fila, completamente libera, c'erano due posti vicini in terza fila. Ci stavamo dirigendo lì, quando...
- Ehi, ma che fai?- Esclamò Luke, scrollandosi dalla mia mano, che aveva automaticamente arpionato il suo braccio. Feci un cenno con la testa, indicando il banco in seconda fila esattamente davanti a quelli che avremmo voluto occupare noi.
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Credevamo nei sogni
RomanceA volte succedono cose strane. Credi che la tua vita sia perfetta, poi la trovi, quella persona, e capisci quanto fosse vuota, prima. E allora inizi a crederci, a crederci davvero, a credere nei sogni. *storia ancora in lavorazione. È possibile che...