Cose che fanno rodere il fegato

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Avevi mosso pochi passi, quando ti raggiunse Maria. Vi guardai mentre vi allontanavate, mi sembrava, e mi sembra tutt'ora, impossibile che tu potessi preferire la sua compagnia alla mia. Mi stavo rodendo il fegato come non mai. Probabilmente, avrebbero dovuto asportarmelo del tutto e farmi un bel drenaggio per rimuovere la bile in eccesso, se avessi potuto sentire la vostra conversazione. Visto però che ora non mi sfiora più di tanto la riporterò qui di seguito, esattamente come mi è stata riferita:


- Stai facendo amicizia con Joseph Rider?- Chiesi, cercando di mascherare una fitta di dispiacere mista ad un velo di gelosia con un disinteresse strafottente. Rosie mi rivolse un'occhiata pensierosa. Sperai che non si fosse accorta di quanto in realtà mi stesse a cuore quell'argomento.

- Non la definirei amicizia...

- Sembrate abbastanza affiatati, però. Almeno avete i gusti musicali in comune, a quanto ho sentito.

- Non basta citare Jackson Browne per conquistarmi- rispose lei, facendo spallucce.

- Joseph ha molti altri modi per conquistarti...- Commentai io, con un sorriso che voleva essere malizioso. Ma nessuna delle maschere che avevo indossato fino a quel momento erano abbastanza spesse da proteggermi dal suo sguardo perforante. Infatti, Rosie si fermò di colpo.

- Fammi capire. Dopo il modo in cui ti ha trattata l'altro giorno e come ti tratta tutt'ora, e forse come ti ha sempre trattata, tu continui imperterrita a morirgli dietro?- Spalancai gli occhi, troppo sorpresa per cercare di nascondere quanto vera fosse quell'affermazione.

- Tu sei matta...- Sussurrai, dandomi mentalmente dell'idiota per non aver saputo trovare una risposta decente. Rosie scosse la testa, riprendendo a camminare.

- Come vuoi. Era solo un'impressione.

- Un'impressione sbagliata. 

- Non puoi negare che quelle domande sembravano avere un fondo di gelosia.

- Nessuna gelosia. Puro interessamento nei tuoi confronti.

- Interessamento?

- Joseph Rider non è un ragazzo con cui è facile avere a che fare. Sembra che ci goda a far soffrire le poverette che cascano nella sua tela

- Non sono mai stata innamorata - ammise, dopo un attimo di silenzio - ma non credo potrei mai cadere per uno che mi tratta così e che si comporta come se il mondo fosse suo. Non lo conosco e non posso giudicarlo, non giudico neanche le persone che conosco, figuriamoci lui, ma non mi ha fatto una grande impressione, fin'ora.

- Non capisco perché - saltai su, con quell'accoramento che nasce solo dal veder insultato ciò cui si tiene. Io potevo dargli dello stronzo bastardo cuordipietra (e non lo facevo, nonostante ne avessi pieno diritto), ma nessun altro poteva permettersi di insultare Joseph. Era strano. Davanti, lo trattavo male. Fingevo, o meglio, fingevo di fingere, di flirtarci, litigavamo spesso, in quel modo fintamente giocoso che nasconde una crudeltà e un desiderio di ferire così profondi che un occhio poco attento avrebbe potuto scambiarlo per semplice odio. Ma, almeno per me, e ora so che per lui non era lo stesso, dietro quella ferocia si nascondeva un senso di appartenenza, una qualche forza che, nonostante tutto, mi spingeva nella sua direzione. Era un ribelle, come me. Ma, mentre lui era un ribelle dichiarato, che si opponeva apertamente ai soprusi e alle regole stupide, io ero una ribelle silenziosa, che si confondeva con la massa, senza farne mai davvero parte. Aspettavo il momento per esprimere la mia vera identità. Non sapevo che quel momento aveva un nome e un cognome e che proprio in quel momento mi stava fissando con gli occhioni castani pieni di sorpresa. 

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