Capitolo 1.

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Sole si strinse nelle spalle quando una leggera brezza estiva le accarezzò i capelli, teneva lo sguardo fisso sullo Champs Élysée e sulle centinaia di persone che si dilettavano a passeggiare in uno dei più grandi viali parigini. Le era sempre piaciuta Parigi, la sua città, le era sempre piaciuto il profumo di brioches appena sfornata al mattino e quello di baguette a pranzo, ma ora sentiva il bisogno di allontanarsi da quella che per anni era stata casa sua, una grande nuvola grigia aveva coperto il suo sole parigino ingrigendo tutta la città sottostante ma soprattutto ingrigendo lei.

-Quando una situazione ci colpisce molto a livello emotivo, la nostra mente mette in moto un meccanismo di difesa che ci permette di sopravvivere al problema, questa strategia difesa dal dolore viene chiamata 'blocco emotivo'... Sole ti sto dicendo questa cosa perché dopo varie sedute credo che sia questa la tua diagnosi-

Sole si ravvivò una ciocca di capelli color cenere dietro l'orecchio e si voltò in direzione della psicologa che aveva appena parlato.

-E a cosa sarebbe dovuto questo mio 'blocco emotivo'?-

La ragazza mimo' il segno delle virgolette con le dita prima di accomodarsi sul divano bianco così da poter guardare dritta degli occhi la psicologa.

-Sole non siamo qui per prenderci in giro, sai benissimo la risposta-

La donna accavallò le gambe e fece un sospiro. Aveva ragione, Sole conosceva la risposta ma faticava ad ammetterlo. Nove anni prima, la ragazza all'ora bambina, era stata testimone dell'assassinio della madre. Sole ricordava a memoria quella tragica vicenda, le immagini, i suoni, gli odori le si presentavano nella mente come se fosse ancora lì, in quel vicolo, nascosta sotto un bidone dell'immodizia mentre sua madre cercava di proteggerla da due uomini col volto coperto che volevano rapirla. Ed era questa la cosa che la faceva soffrire di più, i due uomini avrebbero voluto rapire lei e non uccidere la madre.[E1]

-Sa meglio di me che questa cosa l'ho superata, è scritto lì, in quei centinai di fogli scritti dai suoi colleghi-

Sole strinse la mascella e con un veloce gesto indicò il raccoglitore nero di pelle appoggiato sopra il tavolino in vetro.

-Dovresti andare via da Parigi, almeno per l'estate. Conosco un posto in Italia, si chiama 'Residenza Fiori D'Arancio', è un bel posto e ci vanno quei ragazzi che hanno bisogno di un po' di pace o d'ispirazione...-

La psicologa posò sul tavolo un bigliettino da visita e si alzò in piedi.

-Insomma vuole mandarmi in un ricovero per pazzi?-

Sole si stava innervosendo, come poteva questa donna giudicarla e consigliarle un posto del genere.

-No, diciamo che è più un luogo in cui i giovani artisti vanno quando sono in cerca di emozioni o di se stessi...-

Mentre parlava entrò all'interno del salotto e con le dita sfiorò il pianoforte a coda che Sole amava tanto suonare.

-... anche tu sei un artista, trova la tua melodia Sole e usala per abbattere quel muro che hai creato dentro di te.-

Concluse con un sorriso per poi uscire dall'appartamento.

Sole prese tra le mani il biglietto da visita, era liscio, semplice color bianco con un piccolo fiore d'arancio disegnato nell'angolo sinistro: Residenza Fiori D'Arancio, isola Favignana – Sicilia – Italia. Guardò il pianoforte e decise di lasciarlo parlare finalmente dopo tanto tempo, strinse le mani a pugno e poi le distese varie volte prima di decidersi a posarle sui tasti bianchi e lisci dello strumento. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalla sua dolce melodia, era l'unica cosa capace di farle battere ancora il cuore, capace di farle sentire un brivido lungo la schiena, capace di farle sentire dei sentimenti.

Sole non si accorse della presenza del padre nella stanza, che stupito di rivederla seduta a suonare il pianoforte decise di fare silenzio e rimanere fermo, in piedi, ad ascoltare la figlia suonare, una, due, tre melodie. Lui adora vederla suonare, vederla serena e con lieve sorriso sulle labbra, ma sapeva anche che questa cosa provocava in lei il ricordo della madre che si divertiva un tempo a canticchiare mentre Sole suonava.

-Cosa ti ha fatto cambiare idea? Cosa ti ha portato a suonare di nuovo Sole?-

Parlò soltanto quando la ragazza chiuse la tastiera e posò la testa sulle mani sospirando.

-Devo andare via papà ... questa non sono io, non lo sono mai stata veramente, ho sempre indossato una maschera che ritraeva la brutta parte di me, ma Carnevale è finito e la maschera va tolta ... solo che non posso farlo qua in questa casa, in questa città ...-

Sole sentiva gli occhi pizzicare e la gola bruciare, ma non voleva piangere, aveva pianto troppo in passato, era ora di cambiare. Il padre si sedette accanto a lei e le accarezzò il volto dolcemente.

-Lo so bambina mia, so già tutto, aspettavo solo una tua decisione per confermare tutto quanto. Partirai domani mattina. Il volo è alle 9.00 dall'aereoporto di Parigi Orly. Prepara le valige Sole, è ora per te di tornare a splendere.-

Sole spalancò gli occhi dallo stupore. Era già tutto programmato, non avrebbe neanche avuto un giorno per poter dare un ultimo saluto a Parigi e magari salire per la centesima volta sulla Tour Eifelle. Strinse la mascella e con passo lento cominciò a salire le scale che portavano in camera sua, sentiva una terribile morsa allo stomaco e una vocina che le gridava nella testa 'Sole cosa diavolo stai facendo?', non sapeva nemmeno per quanto tempo sarebbe stata via, non sapeva nulla sul luogo dove avrebbe vissuto e soprattutto era terrorizzata al pensiero di dover parlare una lingua straniera, aveva seguito dei corsi di italiano e non era tra le peggiori delle alunne ma nemmeno tra le migliori.

La valigia non le era mai sembrata così pesante, la aprì sul letto e cominciò a riempirla di tutte le sue cose personali fino a svuotare gran parte dell'armadio e della scrivania poi si sedette al di sopra della valigia chiuse la zip.

Non mangiò nulla a cena, il suo stomaco era ancora stretto nella morsa della paura e non accennava a lasciare la presa. Passò l'intera serata sdraiata nel suo letto a guardare fuori dalla vetrata che occupava metà muro, in silenzio a pensare a come sarebbe stato il domani, a come sarebbe stata una nuova Sole.

SPAZIO AUTRICE:
Buongiorno, buonasera o buonanotte!
Dopo tanto tempo sono finalmente tornata a scrivere! Spero di riuscire a raggiungere ognuno di voi con questo libro.
Un abbraccio, Eli.

L'ultimo petalo di rosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora