Capitolo 7.

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-Hai intenzione di continuare a tenere il broncio per tutto il viaggio?-

Sole fece finta di non aver sentito la voce dell'angelo, ma soprattutto fece finta di non aver sentito quella scossa elettrica che le aveva percorso tutta la schiena, quando sedendosi accanto a lei Daniele le aveva sistemato una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

-Anche se non ci vedo non vuol dire che io non possa provare a indovinare dalle voci degli altri passeggeri dove stiamo andando!-

-Ma per favore Sole! Siamo su un traghetto turistico, sai quante etnie ci saranno?- Daniele cominciò a ridere facendo innervosire e sorridere al tempo stesso la ragazza accanto a lui. Era come se quella risata così roca ma così vera avesse il potere di alleggerirle quel peso che portava nel cuore.

-Puoi sentirti come ti senti adesso ogni minuto della giornata, Sole, basta che tu non ti arrenda- Percepiva il suo respiro sul collo e la punta del suo naso sfiorarle il viso.

-E dimmi, come mi starei sentendo adesso?- Domandò cercando di sembrare  più acida possibile.

-Sono tornato ad essere un angelo adesso, non mi serve guardarti negli occhi per capire che la mia vicinanza ti toglie l'ossigeno, e non sono nemmeno così stupido da non percepire il tremolio nella tua voce o il tuo continuo trattenere il fiato quando mi avvicino a te-

L'angelo si avvicinò e le lasciò un bacio sotto l'orecchio, Sole chiuse gli occhi volendo intrappolare nella mente ogni dettaglio, sensazione: loro due seduti da qualche parte su un traghetto turistico diretto chissà dove, la sensazione del sale marino sulla pelle, il fischiare delle orecchie e soprattutto le sue labbra sulla pelle di Sole.

Daniele si allontanò cominciando a ridacchiare, Sole spalancò gli occhi e si prese il labbro inferiore tra le dita.

-Pensavo sarebbe stato più difficile- disse senza mai smettere di ridacchiare.

Sole si alzò in piedi e traballando, ma soprattutto sperando di non finire in mare, cominciò ad allontanarsi dall'angelo che stava ancora ridendo.

Ma cosa stavi pensando? Stupida. Le sue labbra. E' solo un idiota. Chi si crede di essere. Quanto vorrei vederlo ridere. Stupida, stupida...

La sua mente e il suo cuore stavano impazzendo, se non si fosse controllata Daniele sarebbe riuscito a liberarla, ma non era forse questo che voleva? Era come se nella sua mente ci fossero due persone che si insultava a vicenda. Un piede messo male, una botta contro la spalla di qualcuno, una mano che la afferra per il braccio e poi il ronzio nelle orecchie, insopportabile e persistente.

-Sole riprenditi!- qualcuno la stava scuotendo per le spalle ma non riusciva a capire chi fosse, o almeno, non era certa di chi fosse.

-Lasciami stare!- Gridò sentendo una scossa lungo la schiena, poi nelle spalle, nelle braccia e infine il suono di un corpo sbattere contro una parete.

-State zitte! Silence! Ti prego falle diventare mute! Fai qualche cosa!- Sole cominciò a gridare, strapparsi i capelli e piangere in modo isterico, si accasciò sul pavimento, probabilmente del bagno del traghetto, e nascose la testa tra le ginocchia.

Daniele rimase per terra, seduto opposto a Sole e le labbra socchiuse. Non l'aveva mai vista così, gli occhi completamente neri, ma soprattutto non mai visto così tanta rabbia. Era bastato poco per provocarla, un turista distratto l'aveva urtata facendola cadere per terra, era bastato quello per innescare la bomba, e come sempre lui non era lì. Le aveva tolto le mani del collo del mal capitato e con forza l'aveva chiusa in bagno cercando di risvegliarla dal suo stato di trance.

-Ogni angelo ha un nome che lo rappresenta, perchè tu ti chiami Daniele?-

L'angelo non capiva cosa centrasse quella domanda e soprattutto come fosse a conoscenza di quella usanza, ma rispose senza fare troppo domande.

-Deriva dall'ebraico e si traduce come "Dio ha così giudicato", si narra che il profeta Daniele venne gettato tra i leoni ma ne uscii miracolosamente vivo...-

-Sei stato cacciato dal paradiso diventato un angelo caduto, ma Silvia ha sempre creduto in te...- Sole ragionò a voce alta poggiando la testa contro la parete fredda.

-Quando Silvia mi ha trovato, ero in mezzo alle rose che mi pungevano il corpo, le ali sporche di sangue e con la mente completamente svuotata del mio passato... tranne del motivo per cui ero stato bandito dal paradiso... così lei ha iniziato a chiamarmi Daniele, e da quel giorno è diventato il mio nome...- L'angelo strinse le mani a pugno al ricordo di quel giorno così lontano ma che in quel momento gli sembrava di rivivere.

-Voglio tornare fuori, c'è puzza qua...-

-C'è un posticino tranquillo, l'ho visto mentre ti portavo qui...- Le prese la mano e la fece alzare lentamente.

-E' tutto così difficile, non so più cosa voglio e cosa sono...- Sole posò il viso sul petto dell'angelo e strinse le mani intorno alle sue spalle forti.

-Svuota la mente e apri il tuo cuore...- le sussurrò accarezzandole i capelli, poi la prese in braccio e la portò fuori, si sedette su una panchina in pietra nascosta dietro a una scala in acciaio. Sole posò la testa sulle gambe di Daniele, chiuse gli occhi e si addormentò grazie al consiglio dell'angelo. Svuota la mente e apri il tuo cuore.

Daniele rimase a guardarla accarezzandole il volto e quando alzò lo sguardo verso il mare gli sembrò di vedere l'immagine sfocata di Silvia che allungava la mano verso il suo volto. Chiuse gli occhi e come in un sogno si ritrovò nella grotta, in piedi, davanti alla rosa di Sole. L'ultimo petalo ormai appassito riprese colore, bellezza, ma soprattutto era tornato sullo stelo più forte di prima.

SPAZIO AUTRICE:

Davvero perdonatemi, il tempo mi è sfuggito di mano e non mi sono resa conto di quanto fosse passato dall'ultima pubblicazione...

Spero che il capitolo vi piaccia e vi mando un grande bacio.

All the love,

Eli.

L'ultimo petalo di rosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora