Capitolo 2.

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Sole non sapeva nemmeno che ora fosse, probabilmente non le interessava nemmeno, mentre con la barca si avvicinava all'isola sentiva diverse emozioni dentro di se' che non riusciva a riconoscere, troppo tempo era stata senza di loro e ora le si ripresentavano così all'improvviso come un' uragano.

Stringeva forte a se' la valigia, quasi avesse paura di poterla perdere, e percepiva la fresca sensazione della brezza marina a contatto con il tessuto bagnato del suo vestito grigio a maniche corte, leggermente bagnato per via degli schizzi provocati dalla barchetta bianca a righe azzurre che da Trapani stava finalmente per approdare al molo dell'isola Favignana.

Fu tutto molto meccanico, la ragazza scese dalla barca e salì sulla vespa rossa che la stava aspettando, proprio come il padre le aveva detto, ringraziò con un velo di insicurezza nella voce l'uomo che aveva guidato la barca, non gli aveva nemmeno chiesto il nome, lui forse lo aveva fatto, Sole si ricordava che lui aveva provato a parlarle ma lei era troppo presa ad accarezzare l'acqua cristallina ed osservare il contorno dell'isola diventare sempre più vicino per riuscire a concentrarsi e rispondere correttamente, oppure semplicemente non aveva avuto voglia e in modo che ora riteneva molto maleducato era rimasta in silenzio e senza mai accennare un sorriso.

Sole si coprii gli occhi verdi smeraldo con gli occhiali da sole ed abbassò il finestrino così da poter assaporare meglio quella brezza marina, non sapeva per quanto tempo sarebbe rimasta in quel posto, suo padre le aveva detto che poteva stare fino a quanto voleva e che sarebbe potuta tornare anche quando voleva, ma non prima di aver almeno tentato di aprire il suo cuore e far risplendere nuovamente il suo sul sole interiore, che tanto mancava a lui ma ancor di più a lei.

La vespa si fermò davanti ad un cancello in ferro battuto ridipinto di color crema, tutt'intorno ad esso gli stessi fiori del bigliettino da visita, fiori d'arancio, si arrampicavano su di esso rendendo il tutto più attraente e quasi angelico.

-Da qua procederà lei da sola, appena entra chieda di Silvia, è lei la direttrice.-

L'autista posò la valigia ai piedi della ragazza e sorrise.

-Spero che qua potrà trovare la pace che sta cercando, non tutti hanno la fortuna di entrarci-

Concluse prima di salire nuovamente sulla vespa.

-Come si chiama?-

Quasi gridò, le sembrava la domanda più giusta da fare oppure l'unica che le fosse venuta in mente.

-Mario-

-La ringrazio di cuore, Mario-

La ragazza sorrise, dopo anni in modo sincero, poi trascinando la sua valigia color petrolio spinse il cancello così da poter finalmente entrare in quel luogo che la stava tanto affascinando.

Camminò a passo lento lungo il viale costeggiato da pini marittimi e palme, quando finalmente arrivò davanti alla residenza rimase piacevolmente sconvolta dalla bellezza così semplice di quel luogo, le pareti erano completamente bianche e i contorni geometrici potevano renderla anonima ma grazie ai fiori dai colori sgargianti arrampicati su di essa, sembrava avere una propria anima.

-Cerchi qualcuno?-

Una donna sulla cinquantina, dai capelli scuri raccolti in una treccia laterale e gli occhi castani si avvicinò lentamente a Sole, che indietreggiò intimidita.

-Bonjour, sto cercando Silvia...-

Sole calma o farai disastri con la pronuncia, 'buongiorno' Sole non 'bonjour'

Continuava a ripetersi nella mente. La donna sorrise calorosamente e la strinse tra le sue braccia.

-Sole! Sei ancora più bella che in foto! Vieni ti stavamo aspettando ... io sono Silvia, ah credo che sia più corretto 'bonsoir' ovvero 'buonasera'-

L'ultimo petalo di rosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora