INoob

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Mi avvicinai di più ad Andrea che mi dava le spalle. Cercavo di essere furtivo, di non farmi sgamare.
Ero felice di vederlo di nuovo dopo l'ultima volta. Mi aveva chiesto di trovarci, di parlare di Erica, sembrava triste e questo un po' mi preoccupava.
Arrivatogli abbastanza vicino gli tirai una pacca amichevole sulla spalla. Ovviamente si spaventó non poco. Risi alla sua reazione.
"Ciao anche a te coglione"
Aveva gli occhi rossi,lucidi,stanchi.
Capii subito cos'era successo.
"Tu come stai?"
"Non sai nemmeno che ti devo dire?"-rispose lui guardandomi.
"Non ne ho bisogno"
Annuì e sospirò pesantemente, come se dovesse liberare tutto quello che teneva dentro. Gli misi una mano sulla spalla, cercando di confortarlo. Ero confuso, felice e triste allo stesso tempo. Triste per lui, erano una bella coppia, ma se devo dirla tutta ho sempre invidiato Erica. Andrea è un ragazzo dolce sotto sotto e ammettiamolo, ha degli occhi stupendi. Mi ci perdevo sempre, naturalmente senza farmi notare.
Non sapeva quello che provavo per lui, quanto sono stato male quando mi ha detto di stare con Erica,quanto ho pianto per lui.
Sono sempre stato molto sensibile, sento ogni minimo dolore, fisico o emotivo che sia.
"Andiamo a berci qualcosa, ne hai bisogno"
"Ma.."-esitò qualche istante poi annuì e mi seguì in cerca di un pub. Trovammo un bar aperto,già abbastanza affollato e ci intrufolammo tra la gente che ballava e beveva.
"Due birre e una coca grazie"-dissi al ragazzo al bancone. 'Niente male' pensai fissando il giovane che si piegava per prendere la bottiglia di coca.
"Perché hai ordinato una coca?"
"Le due birre sono per te, uno dei due deve guidare"
"Ah"
"Che c'è?"
"Non voglio ubriacarmi se non lo fai anche tu"
"Sembri un bambino"-risi prendendolo in giro.
"Ehi, non è vero"
Risi nuovamente-"un bambino capriccioso"
Si girò imbronciato prendendo la birra e bevendone un sorso.
'Troppo carino quando fa l'imbronciato'
Lo seguii bevendo un sorso di coca.
"Hai voglia di parlarne?"-dissi sovrastano la musica.
"Si.."-bevve un altro sorso e sbuffó nuovamente.
"Se ne è andata, ho esagerato.. sai dei nostri litigi e delle notti insonni che mi sono passato per farmi perdonare. Il mio carattere non è proprio pacifico"-disse l'ultima parola mimando le virgolette con le dita.
Annuii capendo cosa intendesse. Era parecchio irascibile e a volte anche aggressivo. So che vuole bene alla gente che gli sta intorno ma non reagisce sempre bene.
"...si è stancata e mi ha mandato a fanculo...Ho provato a chiederle scusa, l'ho pregata per due giorni ma non ha voluto sentire ragioni"
"Due giorni? Quando è successa sta cosa?"
"Lunedì sera"
"Siamo a sabato! Perché cazzo non me lo hai detto prima"-ero sconvolto. Si era passato una settimana a stare male da solo.
"Io..io..non sapevo.."
"Andre lascia stare, sei stanco e non devi darmi spiegazioni"- sospirai tirandogli un paio di pacche affettuose sulla spalla. Anche io avevo l'abitudine di isolarmi quando stavo male quindi lo capivo.
"Dai bevi"-gli passai la bottiglia mezza vuota, lui l'afferró e bevve sprofondando in un altro sospiro. Più sospirava e più beveva più le sue labbra si piegavano lievemente accennando un sorriso.
Continuammo a parlare e lui continuò a bere, finché ad un certo punto mi chiese una cosa che non mi sarei mai aspettato.
"Ti va di ballare?"-rise appoggiando l'ennesima bottiglia sul bancone.
"Sei ubriaco amico, perché dovrei ballare con te?"-ero arrossito, lo sentivo dal calore delle guance, ma fortunatamente lui non se ne accorse.
"Dai idiota, muoviti"- urlò spostandosi verso la massa che saltava.
'Potrebbe essere la tua occasione Giova'
"Non ci posso credere"- sussurrai tra me e me.
Lo seguii mentre si perdeva nel mucchio sudato di persone, lui che agitava la testa, io con il cuore in gola inconscio di cosa sarebbe successo.
Ballammo si, ma non mi toglieva gli occhi di dosso, la stessa espressione che aveva con Erica. Ero imbarazzato, lusingato, confuso e per qualche strano motivo il mio cervello comandò al mio corpo di avvicinarsi ad Andrea. La cosa non gli diede fastidio, anzi si avvicinó anche lui appoggiando una mano sul mio fianco.
"Che stai facendo?"-urlai.
"Sei carino quando balli"-rise mettendo anche l'alta mano sul mio bacino.
"C-che?"-mi ero bloccato in mezzo a tutti mentre lui continuava ad avvicinarsi pericolosamente. Molto imbarazzante e devo ammettere anche un po' eccitante.
Si avvicinò ancora di più a me e mi sussurrò all'orecchio le parole che pensavo di aver immaginato pochi istanti prima.
"Sei carino quando balli"
La sua voce questa volta era più bassa, suadente e mantenere il controllo in quel momento era parecchio difficile. Sentivo il fuoco sulle guance e nello stomaco.
"Emm c-credo..credo che do-dovremmo andare"
"Perché?"
"Direi che sei brillo e..non..."-non volevo ammettere a me stesso che volesse davvero poggiare le sue labbra sulle mie, e magari non solo le labbra.
Avvicinò le sue labbra al mio oreccho-" Lasciati andare Giova"
Lo sentii sorridere. Ero rosso, avevo caldo e non avevo idea di cosa fare. Di solito ero molto sicuro di me, ma questa volta l'eccitazione e il disagio stavano prendendo il sopravvento del mio corpo. Sentii un dolore piacevole sul lobo dell'orecchio e una scarica mi scese lungo la spina dorsale.
"Mi..mi hai.."
"Morso si"-soffió sul mio collo lasciando poi un bacio umido e ridendo sulla mia pelle.
Stavo morendo dentro ed ero abbastanza imbarazzato, visto che sentivo l'erezione di Andrea a contatto con la mia.
"Andre.."
"Shh"-disse baciandomi nuovamente il collo.
Chiusi gli occhi afferrandogli istintivamente i capelli e schiudendo la bocca mentre la sua lingua passava sull'incavo del mio collo.
Lasciò una scia di baci fin sotto alla mia mascella poi sussurrò-"Posso baciarti?"
La sua voce roca esprimeva imbarazzo, desiderio e un enorme confusione.
"Me lo hai chiesto sul serio?"-soffiai al suo orecchio.
Annuì e mi guardò. Era rosso in volto.
Gli presi la mano e lo trascinai fuori.
"Che fai?"
"Abbiamo bisogno d'aria"- dissi spostandomi tra la folla.
Uscimmo dal pub e l'aria fredda della sera ci travolse.
Sospirammo entrambi e intorno a noi si creò del silenzio imbarazzante. Qualche istante dopo Andrea parlò-"meglio andare a casa"
Annuii e iniziammo a camminare per arrivare alla macchina. Durante il tragitto per arrivare alla macchina mi toccai la mano, per qualche istante mi ero sentito completo, come se le nostre mani fossero due pezzi di puzzle che combaciano tra loro.
In macchina il silenzio imbarazzante non cessò. Entrambi sapevamo cosa era successo e nessuno dei due aveva idea di come fosse successo.
Arrivati sotto la palazzina parcheggiai.
Salimmo le scale uno affianco all'altro, sempre in silenzio, entrambi con gli occhi a terra. Arrivammo alla fine della terza rampa, dove stavano le nostre case. Mi chiesi come avessimo fatto a non vederci per una settimana ma non osai aprire bocca.
Mi avvicinai alla porta mentre lui mi guardava immobile sul pianerottolo.
"Lo avresti fatto?"-disse con la voce spezzata.
"Cosa?"- mi girai per guardarlo.
"Mi..mi.."-abbassò lo sguardo.
"Se ti avessi baciato?"
Annuì e tornò a guardarmi con una lacrima che gli scorreva sulla guancia.
"Perché piangi ora?"-sorrisi.
"Mi sono comportato da idiota, mi dispiace"
"Tranquillo"-dissi avvicinandomi e abbracciandolo amichevolmente.
Le sue mani strinsero la mia camicia mentre crollava di nuovo nel pianto. Da quando lo conoscevo non lo avevo mai visto piangere e mi dispiaceva.
"Lo avresti fatto?"-singhiozzó stretto a me.
"Devo dirti la verità?"-chiesi guardandolo. Annuì in risposta.
"Probabilmente si"
"Sul serio?"- si staccò da me con gli occhi spalancati. Annuii con un sorriso timido.
"Grazie..ne..ne sono lusingato"-disse con un sorriso, poi si voltò e andò verso la porta lasciandomi da solo.
Senza pensarci lo seguii e lo bloccai alla porta, ancora chiusa. Si voltò con uno sguardo interrogativo. Appena ebbi le sue labbra vicino alle mie mi fiondai su queste. Erano morbide e calde. Non sapevo come avevo trovato il coraggio di farlo, ma il fatto che lui si fosse avvicinato a me invece di spostarsi mi convinse a continuare.
La mia mano, precedentemente sulla porta, teneva ora i suoi capelli. Nessuno dei due voleva staccarsi dall'altro. La sua lingua cercava la mia, la mia cercava la sua. Andrea iniziò a camminare, spingendomi verso la porta del mio appartamento. La mia schiena toccò il legno liscio. Il bacio che avevo iniziato si era trasformato in qualcosa di intenso e fottutamente eccitante. Le sue mani spinsero il mio bacino contro il suo. Mi tastai la tasca cercando le chiavi. Appena le trovai cercai di aprire la porta.
Superammo la soglia di casa mia e andammo verso camera mia. Eravamo senza fiato e con una folle voglia l'uno dell'altro.

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