19.

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Nei giorni successivi a quella sera, Jimin scomparve.
Hoseok lo tenne con sé nella sua "casa". Non poteva essere definita proprio casa, era semplicemente una stanza con un letto ed un bagno. Sembrava quasi una cella, ma ad hoseok non importava perché passava poco tempo lì.
Lo nascose per una settimana, il tempo di farlo riprendere e soprattutto di spiegargli il tutto.
Il morso di Hoseok fu abbastanza profondo, egli si rese conto che se non si fosse trattenuto avrebbe potuto ucciderlo. Quella non era la sua intenzione, ma Jimin era troppo buono. Molto meglio di quando, la prima volta che lo vide, gli era sembrato un obiettivo perfetto.
Jimin si risvegliò precisamente 24 ore dopo il morso.
Erano le 11 di sera, Hoseok era seduto accanto a lui e l'osservava.
Jimin fu la prima persona che Hoseok aveva portato a casa. Tutte le altre persone che aveva trasformato le aveva lasciate per strada e ripensando a loro non gli importava di nulla.
Jimin però era diverso.
Jimin era importante.
Si risvegliò all'improvviso. Spalancò gli occhi, i quali erano molto rossi. Hoseok pensò che Jimin era bello anche così: sconvolto, spaventato e con iridi rosse.
«Buonasera, bella addormentata.» disse Hoseok.
«Dove mi trovo?» chiese Jimin.
«Non preoccuparti, Jiminie. Sei a casa mia.» gli spiegò calmo il maggiore.
«Hyung? Che ci faccio qui? Che mi succede? Non capisco» Jimin stava cominciando a disperare, quindi Hoseok lo strinse forte a sé.
«Non preoccuparti, piccoletto. Ci sono io con te.» provò a rassicurarlo ma Jimin era agitatissimo.
«Mi sento strano, hyung.» il minore disse quelle parole con le lacrime agli occhi, stava trattenendo il pianto.
«Lo so, Jiminie. Mi dispiace tanto.» disse Hoseok.
Decise di essere pronto a raccontare ciò che gli aveva fatto.
«Ecco, Jimin, ho qualcosa da dirti.» cominciò sospirando «So che penserai che sono sbagliato, so che probabilmente mi odierai. Ma ho deciso di raccontarti una storia.»
«Dimmi, hyung. Ti ascolto.» Jimin si sdraiò e si mise in una posizione tale che potesse guardare Hoseok negli occhi.
«Io sono cresciuto da solo, senza genitori, non sapevo come comportarmi con il mondo dato che nessuno me l'aveva insegnato... Da piccolo vivevo in un orfanotrofio, però a 16 anni mi cacciarono perché dissero che nessuno mi avrebbe mai adottato a quell'età e mi mandarono in un posto a dir poco schifoso. C'erano tanti ragazzi della mia età, tra cui un ragazzo in particolare: il suo nome era Mike. Era americano e all'inizio mi sembrò molto simpatico. Fu il primo ad avvicinarsi a me, ne fui molto grato.» Jimin lo ascoltava senza dire nulla, era incuriosito del passato del maggiore. Non ne avevano mai parlato.
«Fu proprio questo ragazzo a cambiarmi. Pensavo fossimo amici, eppure mi morse. Mi morse e poi mi lasciò solo. Non l'ho mai rincontrato, dovetti sopportare la trasformazione da solo. So come ci si sente, Jiminie. Mi dispiace di averti trasformato, ho visto un amico in te e non volevo perderti eppure sembravi così buono che dovevo assaggiarti... Mi dispiace.»
Jimin lo fissava, con gli occhi spalancati. Erano ancora rossi.
«Quindi, ora...»
«Si, Jiminie. Ora sei un vampiro.»
«N-non chiamarmi Jiminie. Solo Yoongi-hyung può.» gli disse con voce tremante. «Se mi ritieni tuo amico, perché hai deciso questa cosa senza prima dirmelo? Hai idea di come possa stare io ora? Cosa faccio? Che devo fare, Jung Hoseok?» Jimin scoppiò a piangere. Non avrebbe mai parlato così a qualcuno di più grande di lui, ma era troppo sconvolto.
«Mi dispiace, Jimin. Davvero.» ripeté Hoseok.
Jimin non disse nulla. Era ancora sdraiato, si girò dall'altro lato e pensò per tutta la notte. Pensò a se stesso, pensò a Jungkook e Taehyung, pensò a cosa potesse fare e soprattutto pensò al suo Yoongi.

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HELLOOOO
scusate se aggiorno così tardi ma sono stata molto occupata oggi, è un miracolo che sia riuscita a pubblicare.
Ho voluto spiegare la storia di Hoseok in questo capitolo, però prometto che dal prossimo la Yoonmin tornerà a vedersi.
Enjoy~

red eyes ♛ yoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora