capitolo 4

11 1 0
                                    

La mattina mi svegliai stanca e arrabbiata. Svolsi la solita routine e arrivai in classe, feci 2 ore di arte e suonò la campanella.

Passai l'intervallo a guardarlo dalla finestra, mentre era in cortile. Le altre ore passarono e così anche i due mesi seguenti.

Facevo sempre le stesse cose e, tutti gli intervalli, guardavo quel ragazzo che avevo scoperto tramite Davide si chiamasse Cristian.

Mercoledì 16 gennaio me lo ricordo bene: mamma mi aveva accompagnata a scuola come sempre nell'ultimo periodo in cui faceva molto freddo, io avevo fatto le due ore di ginnastica tipiche del mercoledì mattina e per la prima volta avevo condiviso la palestra con la classe di Cristian che aveva fatto un cambio.

Al suono della campanella eravamo rientrati nell'edificio e ci eravamo sparpagliati.

Io e Vanessa, la mia migliore amica, avevamo deciso di farci un giro della scuola e fu proprio li che lo vidi, con gli occhi puntati verso il mio viso e un sorriso paradisiaco sulla faccia. Era un incanto, una meraviglia, lo splendore del sole di quella mattinata si era annebbiato da quello del suo sorriso. Il tempo si era fermato, assieme al mio cuore. Una sensazione di leggera nausea e di ansia che tutti definiscono 'farfalle nello stomaco' si era sparsa in me, intrappolando ogni cellula del mio corpo. Stavo crollando sotto il suo sorriso.

Mi resi conto solo dopo che si sarà trattato di qualche secondo, il tempo che i miei muscoli reagissero e sfoderarono quello che credo sia stato il più sincero dei sorrisi.

Mi piaceva. Era una follia. Una vocina nella mia testa mi derideva: "Non ti vorrà mai", "Non sarai mai nulla per lui", "Non affezionarti ad un sogno", ...

do you have a cigarette? Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora