capitolo 11

7 1 0
                                    

La mattina mi svegliai e convinsi i miei (non so come) a lasciarmi a casa da scuola. Quando mi alzai per rispondere al citofono passai davanti allo specchio in anticamera e capii che forse gli era bastato guardarmi in faccia.

Ero uno zombie, avevo le occhiaie fino al mento e camminavo barcollando.

Aprii la porta svogliata, convinta che fosse il postino o qualsiasi persona inutile che non avesse nulla da fare se non disturbare me.
Rimasi quasi scioccata nel vedere Cristian davanti a me, una parte di me molto consistente sarebbe voluta saltargli in braccio, ma l'altra, più ragionevole, si ricordò il motivo per cui non ero andata a scuola.

-Tu?-
-Io?- mi derideva ridacchiando
-Perché?-
-Cosa?-
-La scuola..-
-Ci sono andato alle prime due ore, poi ho visto che non c'eri e sono venuto qui. Essere maggiorenne ti da dei privilegi, come quello di poter decidere quando uscire senza chiamare i tuoi.-
Ero senza parole, lo fissavo mentre ridacchiava allegro.
Due idee si pararono nella mia testa: o era scemo o era fatto e non si ricordava niente...
Uscii sul balcone e mi accesi una sigaretta, ignorando altamente il fatto che lui fosse li a fissarmi.
-Ma come, non offri?-
Gli lanciai il pacchetto e l'accendino e se ne accese una anche lui. Ci guardavamo, in attesa che qualcuno parlasse.

Fumavo dalla seconda media, un giorno un ragazzo mi aveva fatto fare un tiro, per sfottermi dato che mi sarei messa a tossire, e invece aspirai e repressi l'istinto di vomitare e di fare qualsiasi movimento, feci un altro tiro e non feci più caso alla nausea, sta volta c'era il senso di svenimento. Tiro a tiro avevo finito quella sigaretta, mi girava tutto quanto ma non lo dissi. Il ragazzo mi disse che ero una bugiarda, persino lui era stato male la sua prima volta, per lui avevo già fumato almeno 3 o 4 volte. Da li iniziai e non smisi se non per due mesi in prima superiore.

Finii la sigaretta e mi avvicinai a Cri per prenderne un'altra dal pacchetto che teneva nella mano sinistra, poi mi passò l'accendino.

Fumammo tutto il pacchetto, senza dire una parola, poi entrammo.

Rabbrividii, mi ero raffreddata in pigiama sul balcone. Mi passò la sua felpa e lo ringraziai, sapeva che avevo la mia, avevo di tutto, ero a casa, ma fece lo stesso quel piccolo gesto di sacrificio per me.

-Sono qui per scusarmi- disse.
Non so cosa mi prese in quel momento, forse non avevo voglia di mentire, ma le parole che pronunciai furono:
-Ti amo-.


do you have a cigarette? Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora