Capitolo 1

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In realtà non sono mai stato un grande poliziotto, ma ho sempre svolto il mio lavoro in maniera corretta ed eseguito gli ordini in maniera minuziosa; la mia carriera procedeva bene alla DEA, a Denver Colorado la criminalità si era sviluppata soprattutto negli ultimi anni, tra il 2010 e il 2013.

Gli incarichi erano difficili da portare a termine; l'agente speciale di solito ha bisogno di attenzione e tempismo sul campo, anche se i classici criminali ricercati dalla narcotici erano drogati senza fissa dimora, nel campo della droga è molto difficile trovare professionisti capaci di ingannare le forze dell'ordine.

Invece, gli uffici del QG erano estremamente piccoli, però con grandi corridoi ma con stanze sia per dipendenti che per superiori molto piccole; di solito non venivano mai usate per ricevere nessuno, soltanto per studiare i vari casi.

Poi un giorno arrivò la promozione; il sergente Anderson dall'ufficio della 36° St. della omicidi mi assicurò un ufficio molto spazioso come agente scelto.

All'inizio fu dura, i colleghi con cui lavoravo da 15 anni stavano per essere separati da me; ma alla fine potevamo sempre uscire insieme per incontrarci, anche perché passare di carriera fu una notizia inaspettata per me; avrei cominciato il trasferimento l'indomani, così feci l'ultimo turno notturno e ritornai a casa dalla mia famiglia.

Da 17 anni sono sposato con una donna semplicemente meravigliosa, premurosa per il prossimo e gentile, una che non si da neanche arie; tenevo molto a lei e se le fosse capitato qualcosa avrei fatto di tutto per proteggerla.

Il giorno dopo mi precipitai nel nuovo ufficio della narcotici dove per la prima volta nella mia vita mi assegnarono un ufficio consono alle mie aspettative, con tanto di scrivania di Cocobolo; un legno pregiato che raramente i poliziotti come me usarono; di solito poteva trovarsi in qualche studio legale, ma come al solito degli inizi di ogni carriera da poliziotto, il sergente mi fece visita nel mio ufficio per chiarire i miei ruoli in quel nuovo distretto.

In seguito ad una lunga discussione per quanto riguardò il mio ufficio mi assegnarono il ruolo di pattuglia notturna, proprio come alla DEA; sarà stato forse per non perdere l'abitudine, inizialmente non ebbi colleghi al mio fianco durante la notte a Denver, ma fortunatamente l'agente Smith passò di carriera proprio una settimana prima di me; era in attesa di assegnazione di ruolo, e trovarono un posto libero accanto al mio.

Era una brava persona dopotutto, aveva soltanto avuto un'infanzia molto difficile, il padre era alcolista e picchiava sua madre, ma lui in seguito seppe regolarsi, così tanto infatti da diventare poliziotto, di solito queste persone finivano per strada, ma fortunatamente non toccò a lui per questa volta.

Il sergente presentandomi i nuovi documenti, il libretto e i fascicoli lasciò il mio ufficio andandosene di fretta, ultimamente quell'uomo mi dava brutte impressioni, forse bastava abituarmi a dei nuovi superiori; ancora non avevo le idee ben chiare in quel distretto, ma non fu sicuramente lui a mettermi paura.

Il mio lavoro questa volta era più semplice, svolgere incarichi d'ufficio,; come girare le pratiche ai colleghi e analizzare i casi o passarli direttamente ai federali, la pattuglia notturna poteva ancora aspettarmi, anche perché avrei dovuto abituarmi dopo quei giorni così movimentati.

Stranamente in città avvenivano più spesso casi di omicidi da parte di serial killer; ma la parte più inquietante era il loro modus operandi, le vittime erano riversate a pancia in giù e quasi sempre senza un orecchio; erano tutti omicidi di persone che andavano dai 25 ai 30 anni e proprio le orecchie erano il biglietto da visita dell'assassino, questo, molto presto fece scaturire l'attenzione dei media e dei social network, con tanto di petizioni da firmare e pagamenti online per le famiglie delle vittime; ma arrivò il momento in cui gli omicidi si triplicarono ogni settimana, quindi era di importanza vitale per gli agenti di pattuglia ristabilire l'ordine pubblico in città e fermare il carnefice.

Il giorno seguente dopo una lunga notte a pensare al caso; corsi in ufficio come ogni mattina, ma ad aspettarmi in ufficio vi era l'agente Smith con in mano un dossier, subito cominciai a pensare cosa contenesse, ma le mie domande poterono subito trovare una risposta, dato che fascicoli contenevano foto che raffiguravano lo stesso assassino, ma l'identità era ancora nascosta; le immagini erano state prese dalla telecamera di un taco bar posizionata nel vicolo cieco proprio dietro il locale, si poté benissimo notare una silhouette con una posa provocatoria e con un cartello che teneva in mano con su scritto "I AM NO ONE" (io sono nessuno).

Le colpe infondateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora