Capitolo 6

3 0 0
                                    

Salimmo sul furgone e lei cominciò ad avviare il motore per poi avviarci verso la superstrada, Mi consigliò di riposarmi durante il tragitto, la strada doveva essere molto lunga, così garantendomi l'incolumità durante la notte mi spostai nella parte posteriore del veicolo e cercai di riposare, anche se con molte difficoltà.

Dopo una lunga notte disturbata, mi risvegliai e vidi, passando dal lato guidatore che stavamo percorrendo un rettilineo in mezzo a una strada desertica, finalmente accadde qualcosa che mi sconvolse totalmente, si tolse la maschera che le vidi sempre indossare, infatti le prime volte che la incontrai riconobbi subito la sua voce, dato che lei si rivelò essere Sigelle, la stessa ragazza che mi volle incontrare la settimana scorsa nella hall della centrale del dipartimento, la stessa che mi fece domande sul nostro programma investigativo.

Alla fine lei mi vide sobbalzare all'indietro dallo spavento, e capì di dovermi dare spiegazioni, mi spiegò che dovevamo fare in fretta a trovare una stazione di servizio da dove eravamo noi, cambiarci e poi ripartire verso il Messico.

All'inizio non mi resi neanche conto di aver oltrepassato il confine, ma questa fu una cosa positiva, dato che sarebbe stato più difficile rintracciarci da parte delle autorità e per rendermi chiare le cose lei afferrò una cartina del posto e mi mostrò la città che noi dovevamo obbligatoriamente raggiungere, ma in quel momento la priorità era la stazione di servizio.

Tutto a un tratto la ragazza fece inversione e svoltò a sinistra, dicendomi che il punto di sosta era vicino la statale 16, vicino la cittadina di Chihuahua, quindi si presumeva che il confine era stato superato da un bel di tempo, in seguito durante il tragitto le chiesi il suo nome, non potevo di certo chiamarla senza un nome proprio.

Mi rispose che si chiamava Cassandra, era un nome molto strano per una ragazza di origini canadesi, ma lei subito colmò i miei dubbi dicendomi che il padre aveva origini greche e quindi le diede il nome di un'eroina della mitologia, a quanto pare nella leggenda era la principessa di Troia, insomma, la ragazza era una persona piena di misteri, ovunque uno la guardasse e giusto prima di arrivare a destinazione presso la stazione di servizio, pensai a come la giustizia a volte possa essere più malvagia di molti altri criminali e serial killer, quindi pensai che alla fin fine lei poteva essere la buona in tutta la vicenda.

Si preparò ad accostare sul lato della pompa di benzina dell'area di sosta, ma all'improvviso notai che lei indossava ancora il vestito da sera rosso, con tacchi e il resto, e la cosa più strana fu il borsone nero sotto i suoi piedi, immagino che cambiarsi i vestiti sarebbe stata la cosa più saggia da fare per non attirare l'attenzione e a pensarci bene anche io avrei dovuto farlo, dato che avevo addosso la stessa divisa da 2 giorni, quindi cominciavo a emanare cattivo odore.

Scese dalla vettura e mi disse che dovevo comprare più provviste che potevo, barrette e altri snack, dato che il nostro viaggio non si sarebbe concluso così facilmente fino a Città del Messico nel mentre lei si incamminò verso il bagno con il borsone in mano, io invece andai verso il bancone in cui vi era sistemato un anziano signore con il classico sombrero in testa, lo salutai con il solito "Buenas dia", così afferrai una grande quantità di snack, mi avvicinai alla cassa e pagai, dirigendomi fuori dal negozio.

Pensai che io e Cassandra potevamo collaborare, ma questa possibilità non era arrivata, o probabilmente non poteva mai arrivare ma ad ogni modo la ritrovai appoggiata al furgone, intenta a osservarmi e sinceramente stavo facendo anche io la stessa cosa, con i suoi abiti poteva mimetizzarsi benissimo tra le altre persone, jeans aderenti, t-shirt e occhiali da sole erano perfetti, per "la classica turista in Messico".

Ora però il problema si poneva per me, avevo ancora addosso la divisa, e sarebbe stato un caso particolare per una bella ragazza bella come lei viaggiare con un poliziotto, in seguito la pregai di farmi guidare, ma lei aveva ragione, farlo fare a me significava condannare a morte entrambi, dato che erano capaci di individuarmi facilmente al contrario di Cassandra, che aveva mantenuto la sua identità nascosta, così concludemmo il nostro discorso e salimmo sul furgone per continuare il nostro viaggio verso Città del Messico, motivo che lei ancora teneva nascosto e che mi avrebbe spiegato più tardi.

Le colpe infondateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora