Capitolo 5

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Entrai in casa disarmato, dato che la mia Colt rimase sulla scena del crimine, ero dotato solo della mia torcia, così allungai il braccio cercando di accendere l'interruttore del lampadario, ma niente, l'intera casa era al buio perciò cercai di dirigermi verso il trasformatore sul retro della casa, aprii lo sportello dei fusibili e vidi che ne mancavano 2, qualcuno prima li aveva sicuramente rimossi.

L'unico posto in cui nascondevo i fusibili di riserva erano nel garage che era collegato alla casa, così in seguito dentro il cassetto del banco da lavoro vi era un' altra scatola di fusibili.

Mi diressi verso il trasformatore e facendo attenzione li misi al loro posto insieme agli altri, in seguito accesi l'interruttore della cucina e tutto sembrò procedere per il meglio, tutte le luci funzionavano.

Passando per il soggiorno vi fu un' amara sorpresa, il killer era proprio seduta sul mio divano che sorseggiava il mio Ca' del Bosco e indossava il vestito da sera rosso di mia moglie ed ebbe anche il coraggio di prendere la situazione con leggero sarcasmo, mettendosi la sua maschera, invitandomi a sedere e

parlare di questa "nostra" grave situazione che però aveva rovinato la mia vita e la mia carriera per sempre.

Mi raccontò la sua triste storia e da dove veniva, mi disse che nacque a Newmarket, in Canada e che circa 7 anni fa fece carriera e si arruolò come agente federale, ora si andavano a spiegare gli omicidi raccapriccianti e la mancanza continua di prove, conosceva benissimo ogni nostro singolo passo e analisi.

Poi però le cose per lei andarono molto male, i suoi colleghi cominciarono a criticarla e a volte anche ad aggredirla sessualmente, provò a denunciarli e chiamare un avvocato, ma tutti si rifiutarono di trattare casi contro l'FBI, infine per lei tutto crollò giusto un anno dopo, quando un suo collega fu assassinato brutalmente, il suo DNA finì misteriosamente sul suo corpo, unghie a quanto parve, così il giorno dopo davanti la sede centrale dell' FBI si presentarono due agenti sotto copertura con un mandato d'arresto per omicidio di pubblico ufficiale.

Dopo l'accusa venne il processo, e per sua fortuna dall' ufficio le venne affidato un bravissimo penalista che per insufficienza di prove chiuse il processo con diligenza e professionalità, così alla fine le furono dati soltanto 7 anni da scontare presso il penitenziario federale di ADX Florence, nella contea di Fremont, soprannominato "la nuova Alcatraz", fu un accusa molto dura per lei, ma 7 anni furono più che accettati rispetto ai 32 che le furono dati.

La vita del carcere fu molto dura, quasi un inferno per una ragazza qualunque uscita dall'accademia e accusata ingiustamente, così fin dai primi giorni venne spostata nel braccio 12, quello riservato alle donne, ma all'interno vi erano prostitute e ladre, veri reietti della società a cui lei non voleva avere niente a che fare, passando gli ultimi 7 anni a stare chiusa in se stessa ed evitare risse e violenze da parte dei secondini e delle detenute, però quel penitenziario sotto un punto di vista le fece bene, riuscì a capire quanto male vi era nell' uomo e quanto lei poteva infliggerne agli altri.

Vide la luce del sole solo 5 mesi fa, quando iniziò i suoi preparativi per la sua fredda vendetta contro il "sistema giudiziario" e finalmente eccola lì, seduta sul mio divano e a parlare con me, un perfetto sconosciuto.

Quella ragazza, dopo aver ascoltato la sua storia, non aveva proprio tutti i torti, la sua era solo una via per ribellarsi, sfortunatamente con il tipo sbagliato, ma sapevo benissimo che non era nelle sue intenzioni uccidermi, altrimenti lo avrebbe fatto quella notte insieme a Smith, mi stava usando per scuotere le masse e farsi temere.

Più tardi, si alzò dal divano e mi pregò di fidarsi di lei, avremmo potuto far capire ai veri manipolatori i loro errori, dovevamo soltanto trovare un veicolo "pulito" e che non fosse relativamente rintracciabile, così uscimmo di casa e chiudemmo la porta alle nostre spalle, lungo la strada vidi un signore di mezz'età su un furgone marrone, presto anche lei lo individuò e lo minacciò di scendere dal veicolo con le mani alzate e dopo averla convinta per non averlo ucciso, gli legò le mani e i piedi con delle fascette da elettricista e gli chiuse la bocca con del nastro adesivo, trascinandolo dietro il giardino di un'abitazione.

Le colpe infondateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora