Capitolo 8

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Finita la fila e preso il cibo, mi avviai verso il tavolo che Cassandra mi aveva riservato, così riposi i piatti sul tavolo e mi sedei proprio davanti a lei, ma guardandomi intorno il ristorante aveva quel tocco di stile spartano, non era neanche troppo pulito, ma non potevamo lamentarci in un quartiere di casta bassa come quello, almeno avevamo del cibo, ma la cosa più strana fu che proprio in quel ristorante capii che lei fosse attratta da me in qualche modo, ma non potevo dirle nulla, avevo una moglie e una figlia, così pensai di dirle tutto, in modo che si mettesse l'anima in pace.

Mi preparai a parlarle, anche se con un nodo alla gola e sorpresa dalle mie parole mi guardò quasi con uno sguardo dispiaciuto e si passò la mano sul volto come per simboleggiare la stanchezza, ma sapevo bene che in cuor suo un sentimento c'era ed infine mi ripose dicendo che era tutto apposto e che non ci fosse nulla di cui preoccuparsi, dato che anche lei sapeva bene che avevo una famiglia.

Però le emozioni durarono poco, un tizio robusto con una giacca di pelle grigia e pieno di piercing al volto si avvicinò alla cassa, tirò fuori una Magnum dalla tasca e la puntò al cassiere spaventandolo a morte e minacciando il resto del personale di non chiamare la polizia, ma poco dopo la girò verso noi clienti con le mani alzate.

Farfugliava delle parole in spagnolo, non capivo molto, in seguito si diresse verso di me puntandomela contro sicuramente per prendermi in ostaggio, in quel momento ero bloccato come una statua, ma non capendo nulla di quello che stesse dicendo cercai di fargli capire che stavo per tirare fuori il portafoglio con i soldi, ma non mi aspettai per niente quello che accadde pochi secondi dopo il suo "attentato", Cassandra lo sorprese dandogli un pugno dritto allo stomaco e poi spingendolo verso il bancone di ferro facendogli sbattere la testa, così, disorientato il malvivente si accasciò per terra sparando colpi alla cieca, che fortunatamente non colpirono nessuno, corremmo velocemente tra i marciapiedi del quartiere in cerca di qualche vicolo cieco in cui ripararci, sapevamo di aver lasciato tutto dentro il furgone, ma non potevamo ritornare indietro, lasciando il furgone parcheggiato davanti al ristorante in cui la polizia Messicana sarebbe arrivata a momenti e andando a scavare nelle nostre storie, sarebbe arrivata alle conclusioni a cui noi non volevamo che arrivassero.

Nonostante ciò aspettammo nel vicolo che le acque si calmassero; nel mentre però l'ansia ci stava dominando

perché le sirene della polizia sentite in lontananza si facevano sempre più vicine, ormai era quasi impossibile avvicinarsi a quella zona senza destare sospetti, però come sempre Cassandra aveva un asso nella manica; voleva simulare una ferita alla gamba causata da un colpo di strumento contundente usato prima dal rapinatore, le sue intenzioni erano quelle di distrarli e farli allontanare dalla zona in modo che io una volta aggirati potevo avvicinarmi al furgone prendendo la divisa e il distintivo.

Cassandra riuscì nel suo intento, gridò aiuto molto forte in modo che i poliziotti dall'altra parte della strada potessero sentirla; io però mi riparai dietro ad un cassonetto posizionato nell'angolo; in modo da poter passare inosservato una volta distratti i poliziotti, era un luogo ben riparato e distante dalla luce dei lampioni che illuminavano la strada.

In fondo sentii delle urla; molto probabilmente erano i poliziotti che correvano verso di noi per identificare la situazione, intanto lei era già pronta a "recitare" il diversivo, così si arruffò i capelli davanti tenendosi forte la gamba simulando una frattura; dopotutto era brava come un attrice, a me non sarebbe mai venuta un' idea simile, dimostrò di essere capace di prendersi gioco di tutti, compresi i pubblici ufficiali.

Gli uomini arrivarono e rimasero basiti di fronte alla scena, non erano al corrente della presenza di testimoni diretti della rapina; osservai molto bene i poliziotti prima di procedere, erano due uomini di carnagione mulatta sui 45 anni, uno era anche in sovrappeso capace a malapena di muoversi; i messicani avevano uno strano modo per incaricare gli uomini per questi compiti importanti.

Nello stesso momento Cassandra fingeva di provare un dolore atroce; quindi i due uomini preoccupati e senza avere la minima idea di cosa fare; contattarono il loro superiore che si trovava dall'altra parte del vicolo a controllare il ristorante in cui si era verificato il misfatto, ma sicuramente lui gli rispose semplicemente di contattare un' ambulanza; in modo che tutti potessero capire la situazione.

Io invece approfittai del momento di distrazione dei due poliziotti per passargli da dietro e allontanarmi da Cassandra; in modo che la via verso il furgone fosse sgombra una volta arrivata l'ambulanza, invece a pensarci bene alla mia compagna toccava la parte più difficile; sicuramente dovevano farla salire e portarla in ospedale per ulteriori controlli, speravo solo potesse uscire una volta arrivata li, ma conoscendo il suo ingegno sarebbe riuscita a inventarsi qualcosa.

Le colpe infondateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora