Capitolo 23

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POV Giada
Uno sparo.
Un pugno.
Un altro.
Delle urla.
Una voce familiare.
Dei passi.
Nulla.
Apro pian piano gli occhi, e non credo a ciò che si presenta davanti a me.

"LOGAN!"
"Giada!"
Detto questo mi abbraccia, ma é un attimo, perché mi chiede preoccupato:"Maria?"
É scappata, gliel'ho detto io di farlo. I ragazzi dove sono?"
"Sono ancora lì"
"Lí dove?"
Intanto ci incamminiamo verso l'uscita.
"Nella fabbrica."
Sgrano gli occhi, nel panico più totale. Sono ancora lì. Se ingeriranno altro gas, rischieranno seriamente la vita. Non voglio neanche pensarci...
"Allora andiamo!" mi affretto a dire e subito ci mettiamo alla riscossa.
Corriamo fuori, cercando un mezzo che ci faccia arrivare a destinazione prima che sia troppo tardi.

Niente. Qui ci sono soltanto cassonetti pieni di immondizia ed edifici abbandonati. Astuto Davide. Davvero maledettamente astuto.
Ad un tratto, vediamo spuntare Maria al volante di un'auto.
Io e Logan la guardiamo sbigottita.
"Che avete da guardare. Andiamo, non c'è tempo!" Maria ci incita ad entrare in quell'auto di dubbia appartenenza.
Ci affrettiamo a salire in macchina, e non perdo tempo a chiederle come se l'è procurata.
Lei si gira, e sorride innocente.

OK.
L'ha rubata.
"L'hai rubata" affermo guardandola ovvia.
"L'ho solo presa in prestito. Logan, dove si va?"
"Sempre dritto. Al terzo incrocio, prendi la prima a sinistra. La fabbrica dovrebbe spuntarci davanti. Hai capito?"
Maria annuisce convinta. É visibilmente agitata e le sue mani stringono con forza il volante, tanto da lasciar intravedere il bianco delle ossa dalle nocche.

"Logan" sussurro.
Alza lo sguardo.
"Come ti sei liberato?"
"A dire il vero non lo so. In qualche modo, ho potuto slegarmi, ma non ho potuto slegare loro. Stavano venendo a prendermi. Così ho deciso di scappare e trovare voi, per poi liberarli. Altrimenti sarebbe finita per tutti." cerca di convicere se stesso di aver fatto la cosa giusta, probabilmente ora si sente in colpa per non essere riuscito a liberare i suoi amici.
"Logan, non sentirti in colpa. Hai fatto la cosa giusta."
Segue un breve silenzio, interrotto solo dallo stridere delle gomme degli pneumatici sull'asfalto.
"Come facevi a sapere il posto in cui ci trovavamo?" chiedo d'un tratto.
Logan abbassa lo sguardo:"Perché andavamo sempre lì di piccoli"

Capisco che per lui deve essere molto doloroso, un fratello, con cui ha sempre condiviso tutto: i pensieri, la casa, la stanza, la vita, le marachelle, i rimproveri... Io non so cosa provi in questo momento, perché non so cosa vuol dire avere un fratello, ma sono certa che sia una sensazione terribile, scoprire che tuo fratello ha tradito il suo stesso sangue, per una causa che non è nemmeno la sua, in quanto esegue gli ordini che gli vengono impartiti. Cosa non si fa per il denaro, la cosa più sporca che possa esistere.

Una frenata brusca mi avvisa che siamo arrivati a destinazione.
Neanche ferma l'auto, che già mi catapulto giù dallo sportello, con l'obiettivo di riportarli a casa sani e salvi.
Ma Logan mi ferma con un braccio, e mi trattiene.
"Cosa c'è ora? Non abbiamo tempo. Ci restano pochi minuti!"
"Prudenza"
Si raccomanda con me, e io annuisco, rassicurandolo.

Tutti e tre, ci dirigiamo all'interno di quell'edificio spettrale.
Faccio avvicinare Maria, e le porgo il coltellino.
"Tienilo tu"
"No, tu come farai a difenderti?"
Le apro la mano, metto dentro il coltello e la richiudo.
"Io me la caverò, tu intanto tienilo."
Lei mi guarda con occhi supplicanti, poiché mi sono privata dell'unica arma in grado di difendermi dalla morte sicura.
"Tienilo."
Ripeto. Una lacrima riga il suo volto mentre annuisce.
Ci abbriacciamo un'ultima volta prima di entrare nell'edificio.

"Ricordi dov'erano?"
"No. Era tutto buio e sono andato ad istinto."
"Dovremmo dividerci." suggerisco
"No, io non ti lascio sola" Maria inizia a ribellarsi, ma la ignoro:"Logan, tu vai con lei" indico alla mia destra.
"Mentre io vado dall'altra parte."
Logan mi afferra il braccio.
"Non preoccuparti, stai con lei"
Logan annuisce, guardandomi. "Buona fortuna"
Lo spero.
"Grazie" sorrido debolmente, mentre lui si allontana con Maria.
"Andiamo Maria"
La sento protestare"Che cosa? La lasciamo sola?"
"Fidati. Se la caverà" risponde lui tirandola a se verso una direzione ignota, esattamente come tutte le altre.

Si allontanano, e Maria si volta continuamente, mentre io cammino nella direzione opposta.

É tutto buio. Quel poco di luce che illumina l'ambiente, viene dal riflesso dei lampioni posizionati esternamente.
Sento dei rumori, e mi nascondo dietro un'enorme cassa impolverata.
Sarà stato un topo.

Per terra c'è un pezzo di legno. Mi chino per raccoglierlo, potrà servirmi come arma. Procedo ancora in avanti, infilandomi in vari corridoi.
Non ricordo la via d'uscita, e questo é un bel guaio.
Ma in una fabbrica così grande, non credo che abbiano costruito soltanto un'ingresso.
Intorno a me si eleva la puzza di chiuso, di vecchio, mista agli squittii dei topi che popolano l'ambiente.

Un rumore. Piú un tonfo.
Una voce.
Un odore terribile, di gas. Ci sono quasi.
Li ho trovati!
Attraverso lo spioncino, guardo dentro la stanza.
Sono stesi per terra. Oh mio Dio. Non saranno mica...
"Ragazzi, siete qui?"
Urlo per farmi sentire. Nessuna risposta.
"Kendall, Carlos, James! Mi sentite? Rispondete"
Nessuna risposta.
Allora cerco di sfondare la porta con un calcio, ma é chiusa a chiave.

Cerco un'altra via.
Una finestra abbastanza piccola, dovrei passarci.
Mi arrampico rompendomi un'unghia. Non m'importa in questo momento. Voglio solo che i ragazzi tornino a casa sani e salvi.
Non posso permettere soprattutto che a James succeda qualcosa.
James.
A questo pensiero, acquisisco forza nelle braccia, che mi permettono di afferrare una pietra salda per entrare in quella finestrella minuscola.
Per fortuna anche il mio corpo lo é, e, con qualche sforzo, riesco ad introdurmi all'interno dell'abitacolo.
La stanza é satura di gas, e mi accorgo da dove proviene. Dal fondo della stanza due fori emanano fumo, e il suo flusso è inarrestabile. L'unico modo per salvarli, é portarli fuori. Ma come?
Salto per terra, e mi dirigo verso James.
Gli occhi chiusi, il corpo molle.
"James, James svegliati!"
Lo scuoto leggermente, in modo da farlo svegliare. Poi più forte.
Apre debolmente gli occhi. É vivo!
"James!"
Una lacrima mi riga il volto, e senza pensarci due volte lo stringo disperatamente a me.
"Mio Dio. Giada. Come sei arrivata fin qui?" chiede allarmato
"Adesso non c'è tempo, aiutami a svegliare gli altri. Dobbiamo andare via da qui." dico slegandogli polsi e caviglie.

James tossisce un paio di volte, poi, con il mio aiuto, riesce ad alzarsi in piedi, coprendosi il naso e la bocca con la maglia.
"É impossibile, tutte le vie sono chiuse."
E intanto slega gli altri ragazzi, ancora privi di sensi.
Mi viene in mente il pezzo di legno che avevo portato con me e infilato nella cintura.
"James, magari con questo, riusciremo a fare leva alla porta." dico tirandolo fuori.
Lui prende l'asse, e la infila nell'incavo tra la porta e il muro.
"Al 3" dice lui.
"1.. 2... 3!"
Insieme cominciamo a fare forza. Non si muove di un millimetro.
Ci riproviamo. Stavolta fa un minimo movimento, così tentiamo, finché non si spalanca del tutto.

Portiamo gli altri fuori, privi di sensi.
"Amico, svegliati" dice tirando qualche schiaffetto prima a Kendall, poi a Carlos.
Con mia grande gioia, si svegliano entrambi, tossendo.
"Va tutto bene, siamo fuori."
Carlos e Kendall mi vedono:"Che ci fai qui?"
"Sono venuta a tirarvi fuori. E adesso scappiamo"

SHOW ME • James Maslow & Logan HendersonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora