"Il destino, il caso, la Volontà di Dio - noi tutti cerchiamo di spiegare la nostra vita in qualche modo. Quali sono le probabilità che due gocce di pioggia, remote dal cielo, si fondano su un vetro? Deve essere destino."-Robert Brault
La bionda spostò lo sguardo dal suo cellulare al finestrino, lasciando che i suoi occhi azzurro cielo si perdessero in quel paesaggio infinito che scorreva veloce e confuso di fianco a lei, come a disorientarla più di quanto non lo fosse già.
«Tesoro, siamo quasi arrivati» - sua madre ruppe quel silenzio angosciante, e la ragazza annuì senza una particolare espressione.
La donna, che era molto somigliante alla figlia, le rivolse uno sguardo comprensivo che si riflesse nello specchietto posto poco sopra il volante.
«Lo so che è complicato, tesoro, ma quando sarai più grande capirai anche tu il perché della nostra decisione. Va bene? Dai, ora non tenermi il broncio, mi fai sentire in colpa!» accennò un debole sorriso, sperando di chiudere il discorso - che lei stessa aveva aperto - e liberarsi dai massi che sentiva sulle sue spalle, in quel momento più pesanti che mai.
"Perché la colpa è tua" avrebbe voluto rispondere Astrid, ma si trattenne dal cominciare una nuova discussione di punto in bianco, senza un apparente motivo. Ma, in realtà, il motivo c'era.
«Non ti sto tenendo il broncio, mamma. Non sono nemmeno arrabbiata con te» mentì, pensando che era ormai arrivato il momento di slacciarsi la cintura.
La donna parve rasserenarsi, senza cogliere la debole nota di rancore nel tono di voce della figlia.
«Oh, è un piacere sentirtelo dire, amore! Eccoci, comunque.»
Sua mamma parcheggiò in un punto abbastanza riparato, sotto un albero, e si affrettò a scendere dall'auto, quasi come se il primo giorno di scuola fosse stato il suo.
Astrid sollevò lo sguardo e incontrò un cielo scuro di fitte nubi, dannatamente enorme, che sembrava volerla intrappolare in quell'infinito.
Quando la prima goccia di pioggia toccò il suo pallido viso, si decise a incamminarsi, con sua madre, verso il grande edificio, che sembrava, invece, volerla inghiottire per non lasciarla andare più. E, forse, aveva un motivo per tenerla chiusa là dentro. Un motivo oscuro, deciso da qualcuno per lei, che non sarebbe stata sola. E quel temporale, quel lampo improvviso, quel forte suono alle sue spalle mentre attraversava l'ingresso, segnarono l'Inizio, mentre il "don" di un orologio rimbombava e si perdeva nel vuoto incolmabile del cielo, ormai buio.
****
«Sallow, può mostrare alla nuova arrivata la nostra scuola?» - la voce dell'insegnante di Inglese echeggiò nella classe, mentre la ragazza dai lunghi capelli castani seduta al centro dell'aula spalancava di poco gli occhi per la sorpresa, guadagnandosi poi occhiate da parte degli alunni.
Dopo un breve momento di incertezza, annuì sorridente.«Certamente, una volta terminata la lezione sarò felice di farlo.»
«No, ora. Le concedo di saltare questa lezione, non è necessaria la sua presenza viste le sua ottima prestazione nel precedente compito.»
Quell'affermazione la spiazzò davvero e, in seguito a diversi attimi di tentennamento e un rossore sulle sue guance, abbandonò l'aula con un "Buon proseguimento" dopo aver gentilmente ringraziato la donna per l'indiretto complimento, la quale mantenne un'espressione inflessibile ma soddisfatta. I compagni di classe della ragazza le riservarono un'occhiataccia d'invidia, iniziando a spettegolare tra loro a bassa voce.
Grace attraversò il corridoio che la separava dalla nuova alunna in breve tempo, e si trovò davanti la figura della bionda, che subito si voltò quando sentì il suono dei suoi passi interrompersi.
La castana le sorrise e una nuova luce si accese nei suoi occhi marroni non appena incontrò quelli di Astrid, talmente chiari rispetto ai suoi da sembrare uno specchio in cui riflettersi.
«Mi chiamo... Grace. Sallow. Qual è il tuo nome?» - e le tese la mano.
La bionda ebbe un lieve tentennamento, poi sorrise fiduciosa, scegliendo di perdersi in quei, secondo lei, meravigliosi occhi color cioccolato, che le infusero dolcezza.
«Sono Astrid Caem» - e le tese la mano, stringendola di ricambio.
-*-*_*-*_*-*-
{Angolino della lucciola:}Buonase-... Buongio-... Buon-... Oh, ACCIDENTIH.
BUONQUALCOSA!
...
*lancia muffin saltellando, poi inciampa*Jeff si avvicina - «Shhh, lasciatela perdere, è solo una incompetente. Guardate me, io sono la vera staaar!»
Ma guardati tu, che, magari, in questa storia non vieni nemmeno menzionato. Brutto piccione.
«NON SONO UN PICCIONE!»
Reiji entra nella conversazione - «Ari, non nascondere le cose e non insultare le persone. Non ti preparo più i biscotti col tè.»
Mi stai dicendo che non devo nascondere il tuo parrucchino? (TheMistakee lol)
ME NE SBATTO DEI TUOI BISCOTTI E DEL TUO TÈ DROGATOH, NE HO COMPRATI UNA BUSTA INTERA.«QUELLA BUSTA FINIRÀ!»
NON MI SERVE UN PROFETA PER SAPERLOH.
Okay, con questo posso porre fine ai miei scleri, per il momento.
Spero davvero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, mi farebbe piacere leggere qualche vostro parere ^^Matane~
•Ari-chan~°
STAI LEGGENDO
You're our Special Dolls~ [Ben Drowned & Laughing Jack]
Fanfic{!Creepypasta!} Siamo artefici del nostro destino o siamo in balìa di forze oscure? Si dice che il destino non esista. Non esiste una volontà che controlla e manovra le vite delle persone a suo piacimento. Perché siamo fermamente convinti che ogni...