7- Deadly Chains

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"Il fato funziona così: una volta che ti ha preso di mira non puoi più sfuggirgli, ma solo mostrarti degno della sua scelta."

-Me

Gloria si avvicinò il cellulare all'orecchio, preoccupata.
«Ma dove accidenti eri? Ti ho chiamato un sacco di volte, non mi hai risposto! Stai bene...?»
«Senti, mia dolce e cara sorellina che non pensa ad altro che a rompermi le palle ogni santo giorno per deliziarmi con i suoi stupidi monologhi, non devo tenere conto di te per ogni cosa che faccio. Infatti ieri ero in discoteca con i miei amici, sai? Ah, e questa settimana non ci sono a casa e tu non sei nessuno per dirmi che fare. Quindi finiscila di farmi tempestare di domande anche dal tuo stramaledetto College.
E non venirmi a dire che hai bisogno di me: sei maggiorenne e puoi cavartela benissimo da sola.»
Suo fratello le aveva detto tutto questo con una tale irruenza e rabbia che lei era rimasta con la bocca aperta e gli occhi che si stavano già gonfiando di lacrime.
«Ah, e un'ultima cosa: sono talmente importante per te che hai persino mandato quel biondino a cercarmi e a fare tutta quella scena? Speravi di allontanarmi dai miei amici, non è così?» continuò, con un risolino. «Potevi risparmiartelo. Complimenti, sei riuscita ad allontanarmi da te. Ma, in compenso, vedo che hai trovato un fidanzatino! Brava, Glory, veramente brava.»
La risposta di Gloria, che stava per gridare, venne frenata sul nascere: suo fratello aveva riattaccato.
Scaraventò il suo cellulare contro la parete con un urlo, e fu sicura di averlo rotto. Poi crollò a terra e scoppiò in lacrime, scossa dai singhiozzi. Dietro alla porta le sue compagne di stanza avevano sentito tutto.

Ma nessuna era entrata.

-*-*_*-*_*-*_*-*-


Quando Ben si era svegliato, non aveva ricevuto una piacevole sorpresa. Era prono su una superficie liscia ma che non riusciva a ben definire. La sua testa doleva più che mai e, quando con qualche mugolio aveva tentato di alzarsi, si era trovato bloccato. Aveva provato e riprovato quasi con violenza, ma non c'era stato verso di sollevarsi.

Poi aveva sentito dei passi.

Alzando la testa quanto poteva, aveva capito di essere in trappola: intorno a lui numerose sbarre di metallo si ergevano per tutta la "stanza".
Numerosi uomini, vestiti in modo che Ben aveva trovato insolito, sembravano aver iniziato a studiarlo e annotare appunti.
«Lasciatemi andare o vi uccido tutti» aveva ringhiato, fuori di sé - anche se quella minaccia, visto il suo stato, poteva sembrare quasi ridicola.
Come nessuno gli aveva risposto o aveva accennato a volerlo liberare, il ragazzo aveva cercato aiuto nella tecnologia.
E lo aveva pure trovato.
In pochi secondi l'energia che lo teneva costretto a terra si era placata e lui si era avvicinato alle sbarre con improvvisa titubanza e impaccio.
Quel suo comportamento... come se fosse lui e un momento dopo fosse qualcun altro... O viceversa.
«Che cosa volete da me...?» Si era portato le mani al petto e i suoi occhi dalle macabre iridi del colore del sangue si erano fatti a un tratto lucidi e impauriti. Aveva assunto l'aria di un semplice angioletto terrorizzato, in contrasto alla sua aura demoniaca.
Gli uomini si erano scambiati delle occhiate serie e tese, poi uno aveva preso in mano la situazione. Era un uomo insolitamente alto e dalla corporatura decisamente esile, vestito in modo diverso rispetto agli altri: uno smoking nero, in contrasto al suo colorito pallido e il volto scuro, quasi come fosse perennemente in ombra. Ben aveva creduto di avere le allucinazioni, mentre la sua vista si faceva man mano offuscata dallo statico e quell'uomo magro e alto, dritto come un palo della luce, lo fissava.
Gli aveva rivelato di averlo studiato da lontano per molto tempo - mesi interi - e quindi tutti loro sapevano molte cose sul suo conto. Sapevano delle sue vulnerabilità e - cosa che Ben trovò impossibile - sapevano del suo "complesso", del suo sentirsi debole. Il ragazzo l'aveva trovata subito una cosa sbagliata. Loro non dovevano saperlo, nessuno doveva. Come avevano potuto seguirlo senza che lui se ne accorgesse? Ben si era chiesto se con quel "noi sappiamo" l'uomo non si riferisse esclusivamente a se stesso. Un altro aveva preso parola: «Tu dovrai fare due cose per tutti noi: recuperare il soggetto B1O-0D e eliminare il soggetto B12-4D. Lui è potente, e molto. Ma tu sei altrettanto forte, non è così? Per questo motivo noi siamo convinti che nessun altro sappia fare ciò che ti stiamo chiedendo meglio di te. Sei la nostra unica possibilità...»
Ben non lo avrebbe mai ammesso, ma, in un certo senso, tutti quei complimenti - anche se falsi e il cui unico scopo era convincerlo - lo lusingavano. Voleva fare di più per riceverne altri, per sentirsi apprezzato...
Invece aveva fatto un passo indietro.

Avrai sempre paura, Ben?

«Non voglio! Non mi interessa. Perché lo state chiedendo a me?! Fatelo fare a quel B1O-0D, già che ci siete, no?»
Aveva continuato a percepire chiaramente lo sguardo angosciante che l'Uomo Alto aveva fissato come un dannato chiodo su di lui. Aveva deglutito e tentato di non prestarci attenzione. Ma sembrava essere ovunque, perfino nella sua testa.
"Se lo farai, il mondo intero riconoscerà la tua bravura e la tua grandezza. Tutti si inchineranno al tuo cospetto e si prostreranno ai tuoi piedi. Ti sentirai... apprezzato. So che è ciò che desideri."
Tutto quello che gli stava dicendo era davvero eccessivo.

E poi... perché chiedere di fare questo proprio a lui?

Perché quegli uomini sembravano non vedere quell'essere?

Ben avrebbe voluto rispondere "Non voglio questo". Ma, di nuovo, qualcun altro aveva parlato al posto suo: la bestia che gli si contorceva dentro. Ogni volta che prendeva completamente possesso di lui, lui ne aveva paura. Il terrore di non sentirsi più padrone del suo stesso corpo e della sua mente lo costringeva in un abisso nero di vuoto e, al tempo stesso, ricolmo di sola e indescrivibile disperazione.

Lì era solo.

Aveva tentato di liberarsi dalle catene che lo tenevano forzatamente incatenato al demone, senza riuscirci. O forse, paradossalmente, non lo voleva abbastanza. Perché, anche in questo caso, aveva paura. Paura che "liberandosi" sarebbe caduto di nuovo nel vuoto, da solo. E, stavolta, nessuno sarebbe arrivato in suo soccorso, anche se si fosse corroso la gola per le urla. Majora era la sua unica ancora di salvezza, non voleva liberarsene...
«Lo voglio. Ma ad una condizione, Spaghetto in giacca e cravatta...» - alzò un dito sorridendo, mentre il suo sguardo non aveva più niente di esitante, ma era ora colmo di ferocia. Assaporò per qualche attimo l'attenzione di tutti, avvolta da un dolce silenzio, che era incentrata su di sé.

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«...se farò quanto mi chiedete, l'anima dell'umano nel cui corpo risiedo dovrà venire spezzata, poiché, ahimè, io non posso farlo. Altrimenti io spezzerò le vostre, di anime. E vi garantisco che di questo sono perfettamente in grado!»
E scoppiò nell'inquietante risatina che era solito fare quando era allettato da qualcosa.

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{Angolino dei pazzi in libertà vigilata}

Ciao! :3 Come state?
Lo so, sono in ritardo di una settimana: perciò scusatemi, davvero. Non avrei voluto farvi aspettare così tanto! La prossima volta cercherò di aggiornare in tempo.
Cooomunque, questo è solo un capitolo di transizione. OwO

Ma... Chi saranno mai "soggetto B1O-0D" e "soggetto B12-4D"?

Mi diverto a usare la suspense contro di voi. Sono crudele. Anzi, in realtà volevo anche scrivere i loro nomi, ma poi ho deciso di non farlo. Sorry... :D

Poi sì, la frase a inizio capitolo è mia, ma non è granché e non ne sono nemmeno molto convinta... insomma, mi è venuta in mente per caso. *si nasconde*

Spero che la storia stia continuando a piacervi: mi farebbe troppo felice un commento!

Grazie per star continuando a leggere, significa tanto per me.

Ari-chan~°

You're our Special Dolls~ [Ben Drowned & Laughing Jack]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora