2- Unforgettable Laugh

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“Ciò che è destinato a te troverà il modo di raggiungerti.”

-Hester Browne


E, mentre la creatura in bianco e nero rideva, rideva e, ancora, rideva, la pioggia batteva incessantemente contro i vetri. La sua risata isterica e malata si propagava in tutti i corridoi, come un'epidemia inarrestabile.

Con le braccia spalancate sembrava stesse mostrando ad un pubblico invisibile lo spettacolo che aveva creato dinanzi a sé, mentre le spalle venivano continuamente percosse dalle risate. Quelle stesse risate che aveva provocato a quello che era stato, un tempo, il suo migliore amico.
Sul muro davanti a sé, due sagome - una più bassa, l'altra più alta -, erano state disegnate col liquido cremisi presente sulle unghie mostruosamente affilate di Jack.

Ad Isaac piace questo colore... Vero, Isaac?

Le pareti erano gravemente danneggiate e graffiate, fino a rendere l'immagine delle due figure quasi indistinguibile in mezzo a quegli squarci grandi e profondi.

Ti piace, Isaac? Questi siamo io e te

A un tratto, la sua insana risata si affievolì e fece un passo avanti, incidendo una scritta sul muro, per poi scivolare lentamente al suolo, mentre lo stridio insopportabile delle unghie che raschiavano la parete diventava ancora più nauseante.

Adesso, di sicuro, ti ricorderai per sempre di me, Isaac. Tutti si ricorderanno di noi, per sempre...

E, mentre un lampo illuminava la scritta "indimenticabile" ora incisa sulla parete, nella stanza risuonò un debole singhiozzo, sovrastato da un potente tuono.

***—

«Esatto, non hai bisogno di indossare un'uniforme scolastica. In verità, non più. Fino a sedici anni. Ora ne hai diciotto, vero?»

La bionda annuì seguendo Grace nei corridoi, che la guardò per un attimo sorpresa.

«Abbiamo la stessa età! Oh, e in realtà, avrei preferito continuare a indossarle. Le uniformi, intendo. Tutte a fare commenti poco... piacevoli, ecco, sull'abbigliamento altrui. Prima tutto questo non c'era, quando ancora indossavamo le uniformi» concluse Grace, voltandosi per sentire un eventuale parere di Astrid.

Quest'ultima si accorse di essere stata indirettamente interpellata e scosse la testa.

«Sì, sono d'accordo con te. Se l'uniforme è brutta critichi l'uniforme, non chi la indossa. Dico bene?»

«Esatto, era proprio ciò che speravo di sentirti dire, eheh. A quanto pare, abbiamo già qualcosa in comune» strizzò un occhio e sorrise.

A un tratto, la sua espressione si fece curiosa.

«Uhm... So che vieni dall'Italia.»

«Esatto. Come lo sai?»

Grace ridacchiò. «Si sente dalla pronuncia!»

Astrid mise il broncio, ma non riuscì a nascondere un piccolo sorriso sul suo viso.

«Com'è? Piove come in Inghilterra?»

«Bah, normale... A volte piove, a volte no. Mite, insomma. Ma dipende dalla zona, ovvio» rispose la bionda, vaga.

«Okaaay... Oh, Astrid, devo farti vedere la mia stanza! Io dormo qui.»

—*-*_*-*_*-*—

«Mh-mh, teoricamente non potrei stare qui per molto, le regole del College lo proibiscono, però non ci darei tanto peso ora. Al massimo sgridano me, non te» le assicurò Grace, con un rassicurante sorriso.

La stanza di Astrid non era male, forse solo un po' piccola. Però era una camera singola, che cosa ci si poteva aspettare?

«Ma io non voglio che ti sgridino... Non devi stare qui per forza, se non vuoi. Insomma... Posso mettere a posto da sola, credo» farfugliò Astrid, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli luminosi.

«No, sto qui, invece» ribatté la castana con sguardo furbo, per poi iniziare a farle vedere gli armadietti e altre cose, senza nemmeno aspettare una conferma da parte di Astrid, che la seguiva con sguardo acceso.

Perché sono così... spontanea con lei?

›Perché io e lei non ci siamo mai viste... eppure mi sembra di aver appena trovato qualcosa di importante?

Eppure, io e questa ragazza non ci siamo mai incontrate prima... Sembra speciale, a partire dal suo nome singolare. Astrid...

›Gloria ha un sorriso speciale, mi trasmette allegria. Sembra come se tutto possa svanire in un istante, tutto ciò che non va bene

I suoi capelli biondi mi ricordano tanto la mia Creepypasta preferita, stranamente

›Il suo sorriso mi ricorda, incredibilmente, il mio principe monocromatico

Ben...

Jackie!

~*~°~*°~

Le gocce di pioggia toccavano il suo viso e scivolavano lungo le sue guance, mischiandosi al sangue che colava dai suoi occhi dalla sclera rossa, nei quali si rifletteva il grigio delle nubi del cielo, vasto quanto l'infinito. Quel cielo venne illuminato da una luce chiara, poi squarciato e devastato da un lampo.

La sua mano era sospesa nel vuoto, tesa verso la luna, come a toccarla.

Con le labbra schiuse riusciva a percepire il dolce e, allo stesso tempo, amaro sapore dell'acqua piovana.

Ben non era convinto di star piangendo; forse la sua vista era solo offuscata dall'intensa pioggia. Allora perché si sentiva, in quel momento, così fragile? Perché gli sembrava di stare per squarciarsi e rompersi, come il cielo?

Un lampo, luce.

Ah, no, non come il cielo.
Il cielo si aggiustava, la luce lo aggiustava.
Invece lui finiva per sfracellarsi in mille pezzi, senza che nessuno potesse ripararlo.

Un tuono, rumore assordante, buio.

E Ben accolse quel tuono con un triste sorriso.

You're our Special Dolls~ [Ben Drowned & Laughing Jack]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora