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Per tutto il fine settimana guardai film comici, con una ciotola di gelato tra le mani e il mio pigiama rosa, con degli orsetti disegnati.
Ed rimase tutto il tempo con me e provó in tutti i modi a rubarmi un sorriso o una risata.
Dopo quello che era successo, mi sentivo avvolta da una nube gelida, come se non potessi più provare sentimenti felici. Alla fine avevo ricevuto il mio primo bacio da un dissennatore, che aveva fatto in modo di rubarmi l'anima e portarsela via.
Il mio migliore amico, che merita decisamente quel ruolo, non fece neanche una piccola allusione agli accadimenti di quella mattina. Aveva capito anche lui che l'argomento Matthew era tabù, almeno per qualche giorno.
L'unica cosa che mi ricordava costantemente di quello che era successo, era l'enorme marchio violaceo che mi avevano lasciato le sue labbra. Avevo cercato di nasconderlo con tutti gli strati di fondotinta e correttore possibili, ma sembrava indelebile.

La settimana successiva fu abbastanza tranquilla, le lezioni continuavano a piacermi e avevo consegnato in anticipo alcuni dei saggi che erano stati richiesti. Facevo qualsiasi cosa che mi permettesse di non pensare.
Il problema è che non tutto va come ci aspetteremmo e dopo una settimana così serena, doveva per forza scatenarsi una tempesta.

Venerdì, alla fine delle lezioni, uscendo dall'aula, trovai Matthew appoggiato al muro e appena mi vide mi venne in contro. Aveva un'aria seria e pensierosa, come se avesse perso il solito spirito da presuntuoso.
"Possiamo parlare?",
"Non ho niente da dirti, ciao", feci per andarmene, ma lui mi bloccó per il polso.
"Ma io si. Non fare la bambina", mi trascinó con lui verso un angolo del corridoio meno affollato.
"Mi dispiace, ok? Non volevo che le cose precipitassero in questo modo. Amici?", disse velocemente e in tono piatto, per poi allungarmi una mano, come per fare pace.
"Mi prendi in giro, non è vero?", dissi accigliata, sentendo la rabbia, che avevo cercato di reprimere per tutta la settimana, fare il suo ritorno, impadronendosi di me.
"Credi veramente che dopo quello che hai fatto e che hai detto basti un 'mi dispiace'?", urlai passandomi le mani tra i capelli per la frustrazione.
"Aspetta, calmati", disse lui in tono pacato.
"Ed non mi ha parlato per tutta la settimana, è furioso. Considerando che mio cugino è l'unica presenza che riesco a tollerare qui dentro, ho pensato di cercare un compromesso. Allora, amici?", ripropose mettendosi le mani in tasca mentre aspettava una risposta.
Ripensai lentamente alle sue parole, non mi andava che litigassero a causa mia. Non avevo la minima intenzione di dividerli.
"Per quanto riguarda Ed, proverò a parlargli, entro stasera ti dirà qualcosa, stanne certo", Sospirai lentamente, per poi riprendere a parlare.
"Ma noi non possiamo essere amici, non dopo avermi dato della puttana almeno", conclusi con un filo di voce, girandomi subito dopo e allontanandomi da lui il più velocemente possibile.

Arrivata a casa, trovai Ed steso sul divano, mentre guardava un programma in TV.
Presi tutto il coraggio di cui avevo bisogno e andai a sedermi di fianco a lui.
"Ho incontrato Matthew oggi", annunciai guardandomi le mani, che tenevo intrecciate in grembo.
"Cosa? Gli avevo detto di starti lontano! Io lo ammazzo!", si mise a sedere di scatto, con la faccia rossa per la rabbia.
"Frena tigre", ridacchiai, per stemperare l'atmosfera.
"Mi ha chiesto scusa", sussurrai con un filo di voce, guardandolo con la coda dell'occhio per captare una sua qualche reazione.
"Ah si?", mi guardó inarcando un sopracciglio.
"Già, ma io non l'ho perdonato, non credo che saró mai in grado di farlo. Quello che non voglio è che questa situazione vi divida", sospirai riabbassando lo sguardo.
"Lui è come un fratello per te e quello che succede tra me e lui non dovrebbe influenzare il vostro rapporto".
Si strofinó gli occhi con il pollice e l'indice sospirando.
"Lo so Juliet, ma non tollero che qualcuno ti faccia piangere in quel modo", disse in tono frustrato, "Se poi vi degnaste di dirmi il perché, vi sarei anche grato".
"Non è niente di importante, promettimi solo che gli manderai un messaggio seduta stante!", lo ammonii, alzandomi dal divano e avvicinandomi a lui per lasciargli un bacio sulla guancia. Lui annuì rassegnato ricambiando il mio affettuoso bacio.
"Vado a farmi un bagno caldo, adios", lo lasciai correndo al piano di sopra.

Nonostante fosse venerdì, avevo deciso che quella sera sarei stata a casa, per riposarmi e perchè non avevo intenzione di fare incontri con dissennatori.
Ero sdraiata sul divano a guardare un film strappalacrime, quando sentii la chiave girare nella serratura, guardai l'ora. Erano le 10.30, quindi era indiscusso che fosse Ed, lui non tornava mai prima delle 5 del mattino, se andava bene.
"Cosa ci fai ancora in pigiama? Ci stanno aspettando! Vatti a vestire", il freddo gelido che preannuncia l'arrivo dei dissennatori, mi circondó come una fitta nebbia. Che cosa ci faceva lui a casa mia?
"Scusami?", sussurrai perplessa, guardandolo accigliata.
"Non pensavi veramente di passare il venerdì in casa, vero? Come tuo nuovo amico, mi devo accertare che tu ti comporta nel modo giusto. Ora vai a vestirti o ti prendo di peso e ti porto vestita così", decreta incrociando le braccia al petto.
"Tu ed io non siamo amici!", ribatto, sentendo la solita rabbia ribollirmi nelle vene.
"Dai, non farti pregare. Non mi interessa di quello che credi. Io e te siamo amici, fine della questione. Ora vai a vestirti! Non te lo ripeteró un'altra volta".
Lo guardai indignata, per poi riportare lo sguardo sulla TV, facendo finta che la sua presenza non mi influenzi.
"L'hai voluto tu", due forti braccia mi presero per i fianchi e in men che non si dica, mi ritrovai sottosopra sulla sua spalla, mentre mi portava in camera mia.
Mi lanció sul letto e poi inizió a frugare tra i miei vestiti nell'armadio.
"Che diavolo stai facendo?",
"Ti cerco qualcosa di appropriato da mettere, dovresti ringraziarmi, non trovi?", lo vidi frugare nel mio cassetto della biancheria intima, per poi tirarne fuori un reggiseno di pizzo nero, facendoselo girare tra le mani.
"Sexy, il tuo uomo deve essere veramente fortunato", ridacchió. Mi alzai di scatto dal letto, strappandogli il mio capo intimo dalle mani.
"Esci subito! Mi vesto da sola", lo spinsi verso la porta per poi chiudermela alle spalle una volta buttato fuori.
Mi appoggiai con la schiena ed essa lasciai sfuggire un lungo sospiro.
Misi un paio di jeans e una maglietta leggermente corta, che mi scopriva i fianchi. Poi dopo aver sistemato il solito trucco, uscii dalla stanza, trovando Matt con le braccia incrociate, appoggiato al muro.
"Ma quanto ci mettete voi ragazze per prepararvi? Andiamo".
Mi prese per la mano e mi condusse prima fuori dall'appartamento e poi verso la sua macchina.
Mi distrassi a guardare le nostre mani intrecciate, la sua era enorme rispetto alla mia.
In macchina restammo in silenzio per tutto il viaggio, lui teneva gli occhi fissi sulla strada e io guardavo fuori dal finestrino.
Parcheggió davanti alla stessa villa in cui si era svolta la festa la scorsa settimana e mi prese nuovamente per mano, trascinandomi verso l'entrata.
Nel momento in cui varcammo la soglia una voce stridula mi perforó i timpani.
"Matty", starnazzó un'oca, saltando in braccio a Matthew e ficcandogli la lingua in bocca. Lui lasció andare la mia mano per sorreggerla, portando le sue sul suo sedere, mentre ricambiava le sue effusioni.
Si trattava della biondina con cui era anche l'altra volta e una fitta di gelosia mi trafisse il petto. Aveva passato tutta la sera con quella lì e la mattina dopo non ci aveva pensato due volte prima di mettermi le mani addosso. Strinsi forte i pugni per la rabbia e mi girai andando a cercare gli altri.

A Stolen KissDove le storie prendono vita. Scoprilo ora