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Juliet

Non potevo credere che era successo davvero. Alla fine avevo ceduto, gli avevo permesso di avvicinarsi a me o 'prendersi cura di me' come aveva detto lui.
Ero sconvolta, ma non sapevo se perché mi ero concessa a lui o perché alla fine mi era anche piaciuto. Lui era stato veramente tanto delicato e aveva fatto in modo di farmi essere a mio agio.
Peró non ero sicura di voler ripetere l'esperienza. Avevo dei principi, non potevo mandare tutto all'aria per un bel faccino. Io non ero quel tipo di ragazza e non volevo che lui si illudesse di avermi in pugno solo perché ero ceduta una volta.
Lui intanto dormiva beatamente al mio fianco, mentre io fissavo il soffitto di quella stanza familiare, ma sconosciuta nello stesso tempo. L'orologio del telefono sul comodino segnava le 03:40 e io non avevo ancora nemmeno la minima intenzione di prendere sonno.
Il punto era che, se fossimo stati veramente fidanzati, non ci sarebbe stato nulla di male in quello che era appena successo, ma Matt non era il tipo da relazione seria, da ragazza fissa. A lui piaceva scorrazzare di qua e di là, senza dover dar conto a nessuno. E a me solo l'idea che, finiti questi giorni insieme, lui possa andare a divertirsi con altre ragazze mi creava una sensazione spiacevole alla bocca dello stomaco. Nelle ultime settimane peró non era stato con nessuna, ne sono abbasta sicura, perché era quasi sempre a casa mia e di Ed. Forse era cambiato? Forse si era stancato di tutte quelle ragazze?
Che sciocca, non dovevo illudermi. Dovevo parlargli, sarebbe stata la prima cosa da fare appena sveglia.

La mattina seguente mi svegliai e trovai la metà di letto accanto a me vuota. Mi sporsi verso il comodino per guardare l'ora, erano le 11. Le 11? Io non mi ero mai svegliata così tardi in tutta la mia vita. Mi alzai di scatto dal letto e andai al piano di sotto. In cucina trovai Matt insieme a mia mamma che facevano colazione.
"Buongiorno tesoro, eri esausta vedo", mi sorrise mia mamma.
"Saranno stati gli esami", sbadigliai andandomi a sedere nella sedia accanto a quella di Matthew.
"Ti vado a preparare la colazione", disse mia mamma uscendo dalla cucina.
Senza che me ne rendessi conto Matt mi lasció un bacio sulla guancia.
"Hai dormito bene?",
"Si", mormorai girandomi verso di lui con lo sguardo corrucciato.
"Ti ho proprio fatta stancare ieri", mi fece un occhiolino.
Ieri? Oh mio Dio, ieri. Me ne ero completamente dimenticata. Abbassai lo sguardo diventando rossa come un pomodoro. Come avrei fatto a guardarlo in faccia per il resto della settima? Ma che dico, per il resto della vita!
"Dai su, non fare la timida ora", mi sussurrò all'orecchio facendo poi strusciare il naso sulla mia guancia. In quel momento per fortuna mia mamma tornò con la mia colazione e subito Matt si alzò in piedi.
"Mi ha chiamato mia mamma, chiede se posso andare a pranzo a casa, dato che è un po' che non ci vediamo", annunció.
"Ma certo caro, vai pure!", rispose mia mamma con un tono dolce.
"Allora vado a prepararmi e poi vado, tornerò nel tardo pomeriggio se non è un problema",
"Perfetto, ti faró trovare qualcosa di buono per cena", Matt accennó un sorriso e se ne andó, lasciandomi sola con mia mamma.

Passai tutta la giornata con mia mamma, cercando di rispondere nel modo più evasivo possibile alle sue domande su me e Matthew. Verso metà pomeriggio mi decisi ad andare a fare una doccia, ma durante il tragitto mi bloccai davanti alla porta di quella che era stata la mia camera. Aprii lentamente la porta e mi trovai davanti la mia camera esattamente come l'avevo lasciata tre mesi prima. Il letto a una piazza e mezzo era al centro da un lato c'era il grosso armadio e dall'altro una grossa finestra che dava su un piccolo balconcino. Sul letto c'era il mio pupazzo che mi aveva accompagnata in tutte le notti da quando avevo qualche anno. Mi avvicinai e mi sedetti sul letto e poi presi il peluche in mano stringendolo forte al petto.
"E così questa era la tua stanza?", una voce alle mie spalle mi fece sussultare.
"Che ci fai qui?", dissi con tono aggressivo rivolgendomi verso l'ospite inatteso.
"Mi stavo annoiando a casa dei miei, così sono tornato prima", disse Matt facendo un passo per avvicinarsi a me.
"Tua mamma mi ha detto che stavi facendo la doccia, così sono venuto su nella speranza di trovarti nuda, ma poi ho visto la porta aperta e ti ho trovata qui", io rimasi zitta a guardarlo, era la mia occasione per tirare fuori il discorso.
"Non nego che sia un po' dispiaciuto di trovarti vestita, ma me ne farò una ragione", le parole non sembravano voler uscire dalla mia bocca.
"Emh, mi stai ascoltando?", aggiunse lui guardandomi accigliato.
"Quello che è successo ieri sera non deve più accadere", mi uscì tutto d'un fiato. Ma no, non doveva uscire così. Lui rimase come paralizzato per qualche secondo ma poi si decise a parlare.
"Come vuoi tu", disse con un tono di indifferenza.
"Vado ad aiutare tua mamma con la cena", si giró e lo vidi sparire dietro la porta.
Avevo sbagliato tutto, come sempre. Mi rannicchiai sul mio vecchio letto stringendo forte il mio pupazzo, nella speranza che potesse riscaldarmi, dopo le parole gelide che Matthew mi aveva scagliato, anche se me le meritavo tutte.

A Stolen KissDove le storie prendono vita. Scoprilo ora