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Dopo vari minuti, che mi erano serviti per calmarmi, sentii il materasso del dondolo piegarsi appena accanto a me.
"Sapevo di trovarti qui",
"Che cosa vuoi?", chiesi con un filo di voce senza girarmi.
"Si stavano tutti chiedendo che fine avessi fatto. Tutto bene?",
Annuii lentamente.
"Non mi piace mentire ai miei genitori, Matt, e poi la situazione stava diventando troppo imbarazzante", dissi con un'alzata di spalle.
"Sono d'accordo, mi dispiace averti messo in mezzo",
"Non preoccuparti, non è colpa tua. Ho accettato io di prestarmi a questo teatrino", risposi semplicemente.
"Ok. Comunque stavano per portare il dolce. Torniamo dentro?", disse alzandosi e porgendomi una mano.
Al sentire la parola 'dolce', i miei occhi si illuminarono, così non persi tempo ad alzarmi in piedi, afferrando la sua mano. Lui fece intrecciare le nostre dita, mentre mi trascinava con se.

Finita la cena i miei genitori ci salutarono, per poi tornare a casa, mentre noi ragazzi andammo di sopra verso le nostre stanze.
"Ed, io sto in camera con te come al solito, giusto?", chiesi mentre salivamo le scale.
"Non credi che la situazione risulterebbe buffa se dormissi con il tuo amico quando è presente anche il tuo ragazzo?", scherzó Matt, girandosi appena verso di me per guardarmi.
"Effettivamente ha ragione", concordó Ed, scrollando le spalle.
"Che cosa?", esclamai portandomi le mani tra i capelli.
"Dai Piccola, non è la prima volta che dormiamo insieme, vieni", mi prese per il polso e mi trascinó in camera sua con se, mentre urlava un 'buonanotte' veloce ad Ed.

Ero seduta in un angolo del letto, con il mio pigiama striminzito, mentre guardavo Matthew spogliarsi, restando in boxer.
"Non avrai intenzione di dormire così, spero", mormorai distogliendo lo sguardo, per non mostrare di essere rimasta più che impressionata dal suo fisico slanciato e perfetto.
"E in che altro modo dovrei dormire? Non ho un pigiama, non lo uso da quando avevo dieci anni", rispose lanciandosi sulla parte di letto libero, affianco a me.

"Sai, domani dovremo essere molto più convincenti rispetto ad oggi. Mio padre è un segugio nel capire chi mente e chi no", sussurró, guardandomi con la coda dell'occhio.
"Cosa dovremmo fare per sembrare più convincenti? Simulare un amplesso in salotto?", ridacchiai, guardandolo inclinando la testa da un lato.
"Se per te va bene, io ne sarei più che felice", ridacchió mentre si avvicinava di poco a me.
"Se facessimo una cosa del genere, sono sicura che tuo padre mi butterebbe fuori casa a calci", mormorai, mordendomi il labbro inferiore per nascondere un sorriso.
"Credo che tu abbia ragione, ma dovremmo cercare di avere un'intesa maggiore. Capisci?", mormorò facendosi sempre più vicino.
Annuii, sentendo le mie facoltà nel rispondere sparire come d'incanto, a causa della sua vicinanza.
Appoggió una mano sulla mia guancia e passó il pollice sul mio labbro, liberandolo dai miei denti che ancora lo stavano tenendo prigioniero.
Nel momento in cui il suo viso si avvicinò pericolosamente al mio, una scia di brividi mi percorse la schiena. Volevo che mi baciasse, anche se sapevo quanto fosse sbagliato.
"Cosa stai facendo?", mormorai con la voce roca per l'eccitazione.
"Non posso baciare la mia ragazza?", sussurró in risposta, per poi spostare lo sguardo più volte dai miei occhi alle mie labbra, prima di farle combaciare con le sue, in un bacio lento e dolce, molto diverso da quello vorace e passionale che ci eravamo scambiati mesi fa nella mia cucina.
Portó l'altra mano sul mio fianco, spingendomi contro il materasso, in modo da posizionarsi sopra di me. D'istinto avvolsi le braccia attorno al suo collo, portando poi una mano tra i suoi capelli. Lui continuó a baciarmi, rendendo il bacio sempre più appassionato.
Solo quando iniziai a sentire la sua erezione premere contro la mia coscia mi risvegliai da quel momento di pura magia ed estasi.
"Matt", mormorai contro le sue labbra, per cercare di farlo smettere. Ma quel mio tentativo non ebbe il risultato sperato, poiché si limitó a grugnire il mio nome contro le mie labbra, per poi spostare le sue sul mio collo, iniziando una lenta tortura di baci e morsi.
"Matt, fermati", cercai di alzare la voce, ma lui sembró non sentirmi, tanto era preso da quello che stava facendo.
Tutto questo creó scariche di elettricità, che andarono a confluire nel mio basso ventre. Erano sensazioni che non avevo mai provato prima d'ora e non ero abbastanza pronta per lasciarmi andare alla libido.
Così portai le mani sul suo petto nudo e lo spinsi lontano da me, con tutta la forza che avevo.
Nel momento in cui si staccó, portó il suo sguardo nel mio, con gli occhi colmi di confusione e un'altra emozione, che, se non conoscessi i sentimenti fraterni che ci legano, avrei potuto scambiare per desiderio.
Un minuto dopo sembró ristabilizzarsi, accennó un sorriso, mentre si alzava da sopra di me.
"Direi che le prove generali sono state perfette, domani lo spettacolo verrà benissimo", mi sussurró facendomi l'occhiolino, per poi sparire dietro la porta del bagno.
Confusa e frastornata, mi misi sotto le coperte, accovacciandomi verso un lato del letto, in modo da creare quanta più distanza possibile tra noi.
Quando uscì dal bagno, ero già caduta tra le braccia di Morfeo.

La mattina seguente, nel momento in cui aprii gli occhi, ci misi qualche minuto a capire dove mi trovassi.
La mia testa si alzava e abbassava a causa del movimento costante di un cuscino, che solo in un secondo momento capii essere il torace di Matthew.
Con uno scatto alzai la testa da lui e cercai di uscire dal letto, ma eravamo talmente avvinghiati, che risultava difficile fare qualsiasi movimento.
Dopo una decina di minuti riuscii a sgattaiolare fuori dalle coperte, senza che si svegliasse. Poi andai in bagno, per lavarmi e vestirmi e passai il resto della giornata a casa dei miei genitori, dato che erano mesi che non passavo del tempo con loro.

Tornai alla villa dei Carter solo verso metà pomeriggio e trovai ad accogliermi un via vai di persone che apparecchiavano e pulivano.
Nel momento in cui vidi Ed a metà scala, corsi da lui per avere delle spiegazioni.
"È una cena importante, è sempre così", disse tranquillamente scrollando le spalle.
"Vatti a preparare, Matt sembrava agitatissimo stamattina quando non ti ha trovato", continuó poi.
"Emh, si ok, vado subito", mormorai sentendo le guance infiammarsi, al ricordo di ció che era accaduto la sera prima.

Quando entrai in camera, trovai un Matthew arrabbiato che mi aspettava seduto sul letto e mi squadró con gli occhi socchiusi.
"Dove cazzo sei stata?", ringhió alzandosi in piedi per venirmi incontro.
"Ero dai miei genitori, non te l'ha detto Ed?", risposi corrucciando la fronte.
"Perché non mi hai detto niente?",
"Stavi dormendo, non volevo disturbarti",
"Non mi avresti disturbato, la prossima volta dimmelo ok?", mormoró prendendomi il viso tra le mani, in modo da tenere lo sguardo fisso nel mio.
"Ok", mi limitai a rispondere annuendo.
"Ora devo prepararmi", aggiunsi allontanandomi da lui per poi sparire in bagno.

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