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Eccetto quel piccolo incidente in cucina, il mio primo giorno di università procedette alla grande, come il resto della settimana. I corsi mi piacevano molto, erano interessanti e avevo già iniziato a scrivere alcuni saggi.
Era venerdì ed ero appena tornata a casa dai corsi, non avevo nulla da studiare, così decisi di andare ad allenarmi in palestra. Attaccai l'iPod alle casse e iniziai a riscaldarmi sul tapis roulan.
Finito l'allenamento andai a rilassarmi un po' nella sauna e mi sdraiai su una delle panche in legno, con addosso solo un asciugamano.
"Sapevo di trovarti qua", disse ridacchiando una voce e subito dopo la porta, che era stata aperta, si richiuse. Sentii un peso sulla pancia e sbuffai mentre aprivo gli occhi.
"Mio Dio Ed, con tutte le panche che ci sono devi per forza venire a rompermi le palle?", brontolai tirandogli uno schiaffo sulla spalla.
"Eh ti sei messa al mio posto", ridacchió "E poi sei comoda, te l'hanno mai detto?",
"Grazie al cielo no", risposi a tono per poi mettermi a sedere, lasciandogli un po' di spazio.
"Stasera ti porto a una festa",
"Che palle! Non possiamo restare a casa?",
"No Juliet, devi vivere un po' la vita, hai solo diciott'anni, non puoi comportarti come una donna sposata e con figli, che passa le sere a guardare i film della Disney sul divano", alzai le sopracciglia infastidita per quel suo sfogo.
"Tanto lo sai che anche se mi lamento alla fine vengo",
"Allora evita di lamentarti in principio", sbuffai incrociando le braccia al petto, abbassando lo sguardo, come una bambina che è appena stata sgridata da un genitore.
"Tra un'ora passano a prenderci",
"Così presto?", esclamai sgranando gli occhi e alzando lo sguardo verso di lui.
"Andiamo a mangiare qualcosa e poi alla festa", alzó appena le spalle facendomi un piccolo sorriso.
"Vado a prepararmi allora",
"Brava piccola, è così che si fa. Tra un'ora ti voglio super sexy e pronta".
Gli mostrai il dito medio mentre varcavo la porta della sauna.

Alla fine optai per indossare qualcosa di semplice, un vestito bianco a maniche corte, con taglio all'impero, che mi arrivava a metà coscia e le mie converse nere. Il trucco era il solito, mascara e rossetto rosso.
Quando suonarono il campanello mi precipitai giù dalle scale per trovare due paia di occhi che mi fissavano, uno dei quali non era per niente gradito. Mi bloccai a metà con lo sguardo incastrato al suo, aveva dei jeans neri aderenti e una camicia dello stesso colore con le maniche arrotolate fino ai gomiti. I capelli erano come al solito raccolti in un cucco e i suoi occhi brillavano in mezzo a quell'oscurità.
"Che cosa ci fa lui qua?", chiesi ad Ed, indicando Matthew, che stava aspettando insieme a lui vicino alla porta.
"Emh.. beh usciamo con i nostri compagni di marketing, perció c'è anche lui. Non te l'avevo detto?", mi rispose quasi a disagio grattandosi la nuca. Mi limitai a fissarlo in modo truce per poi afferrare la mia borsetta dal divano e uscire di casa davanti a loro.
"Che peperoncino", sentii commentare da quel depravato del cugino di Ed. Li avrei ammazzati entrambi prima o poi.

Durante il viaggio in macchina restai in silenzio, ad ascoltare i discorsi idioti dei due cugini Carter. Ovviamente adesso che frequentavano gli stessi corsi dovevano comportarsi come due inseparabili amici, quando prima era già tanto se si vedevano durante le feste. Speravo che il fatto che avessero due anni di differenza fosse abbastanza per tenerli divisi, ma come al solito mi sbagliavo. L'unica consolazione era che quest'anno Matthew si sarebbe laureato, perciò non lo avrei più dovuto sopportare. Ma un anno era lungo e, dopo quello che era successo neanche una settimana fa, avevo paura ad averlo troppo vicino. Non per quello che avrebbe potuto fare lui, ma per quello che avrei potuto fare io. Se c'era di mezzo lui, il mio cervello smetteva di funzionare, il battito aumentava e le mani sudavano.

Arrivati al locale c'era un gruppetto di sei ragazzi che ci aspettavano, tre femmine e tre maschi. Quattro dei queli immaginai che fossero coppie, dato che si tenevano per mano.
"Quindi tu devi essere Juliet, giusto?", parló uno dei ragazzi, aveva capelli castani e occhi dello stesso colore. Io annuii, presa alla sprovvista.
"Ed non fa altro che parlare di te", ridacchió dando di gomito al mio amico.
"Oh, emh è come un fratello per me", risposi in imbarazzo sentendo le guance imporporirsi.
"Oh smettila! Non vedi che la fai sentire a disagio?", lo riprese la ragazza affianco a lui, che aveva lunghi capelli biondi e due occhi azzurri.
"Comunque, io sono Emma e lui è Lucas. Loro due", disse indicando la coppia vicino a loro, "Sono Emily e Thomas. E gli altri due sono Viky e Zack".
Mi sorrisero tutti e poi ci incamminammo tutti insieme all'entrata.

A tavola mi trovavo tra Ed ed Emma e difronte a me c'era Zack, aveva i capelli rasati a zero e due profondi occhi neri. Matthew era dalla parte opposta del tavolo, per fortuna.
"Che corsi frequenti?", mi chiese Zack, mentre aspettavamo che arrivassero le nostre ordinazioni.
"Sto studiando medicina", risposi dopo aver bevuto un sorso d'acqua.
"Impegnativo, eh? Io invece sono nello stesso corso di Ed",
"Quindi sarai un dirigente di una grossa azienda anche tu?", chiesi con un accenno di divertimento nella voce.
"Beh, quello è lo scopo, ma chi può mai saperlo", scrolló le spalle appena, accennando un sorriso.
La cena fu abbastanza piacevole, se non fosse per lo sguardo di Matthew, che rimase puntato su di me per tutta la sera.
Finito di mangiare i ragazzi si offrirono volontari di pagare la cena per tutti, così noi ragazze andammo fuori ad aspettarli.

"Posso venire in macchina con te?", chiese Viky, la ragazza con i capelli rosso fiamma, a Ed, non appena ci raggiunsero.
"Certo, nessun problema, tanto guida Matt", rispose avvolgendole un braccio intorno alla spalla mentre camminavano in direzione della macchina. Una fitta di gelosia mi percorse tutto il corpo, che cosa voleva quella dal mio migliore amico?
La voce di Zack mi riscosse dai miei pensieri, "Vuoi venire con me alla festa? Dato che Viky va con Matt non avrei nessuno che mi tenga compagnia", mi propose con una scrollata di spalle, come per minimizzare la richiesta.
"Si ok, ma sappi che potrei passare il viaggio cantando a squarciagola", ridacchiai andando verso di lui.
"Correró il rischio allora", rispose divertito.
Mi voltai per avvertire Ed, ma fui congelata dallo sguardo gelido che mi stava rivolgendo Matthew, mi schiarii la gola per recuperare un minimo di sicurezza per poi avvertire il mio amico e salire in macchina con Zack.

A Stolen KissDove le storie prendono vita. Scoprilo ora