ADDIO

21 4 4
                                    

È domenica mattina.
Sono passati due giorni dal mio ennesimo mancamento.
Gli zii mi hanno portato dal medico per una visita di controllo, ma è risultato tutto normale, semplicemente sono molto stressato.
E come non esserlo, oltretutto oggi è il giorno del funerale.

Non sono pronto.
Non sono pronto a dirle addio per sempre.
L'evento di oggi significa dover accettare la realtà dei fatti.
Non voglio.
Voglio ancora sperare che tutto questo sia un brutto sogno, dal quale prima o poi riuscirò a svegliarmi.
Ho poco tempo per pensare, Zia Elen è sulla soglia di camera mia, - Allora, ti devi vestire di nero, mi raccomando sobrio, scarpe adatte, io credo che mi metterò...- esordisce frettolosamente.
Fingo di assecondarla, ma in realtà non mi interessa nulla di quello che sta dicendo.
Sinceramente, il mio ultimo pensiero è la scelta dell' "outfit funerario" più cool.
Apro l'armadio e prendo le prime cose scure che trovo, converse nere ai piedi e via.

È ora di andare.
Zia Elen viene a chiamarmi, sembra pronta per una sfilata di moda, è riuscita ad indossare le quattro cose più costose del suo armadio, compresi gli occhiali da sole con la bandiera americana sulla montatura, - immancabili in queste occasioni - penso tra me e me.
Scendiamo le scale per raggiungere il piano inferiore.
Lo zio è già andato in chiesa per gli ultimi gli ultimi preparativi, accompagnato da mio fratello.

Io e la Zia ci incamminiamo verso la chiesa, che si trova poco lontano da casa nostra.
La struttura risale al '700 con una facciata molto semplice e rovinata dal tempo.
Sono arrivati già tutti.
Mio Padre sta conversando con Zio Guglielmo e Zia Elen li raggiunge per parlare con loro.
Lasciato solo, cerco con lo sguardo mia nonna, la vedo, si trova vicino all'entrate, è insieme a mio fratello, gli occhi sono coperti da grossi occhiali da sole scuri.
Il suo dolore è palpabile, dopotutto, la morte di un figlio è qualcosa di innaturale e per una madre, distruttivo.
È arrivato il momento di entrare.
Le persone cominciano a prendere posto, lentamente percorrono la navata e si dispongono disordinatamente sulle panche, vecchie e scricchiolanti di questa chiesa.

Pochi ma buoni, cosi dice il detto.
Solo gli amici più stretti e di vecchia data sono venuti oggi alla commemorazione.
Me lo aspettavo, durante la malattia,
in pochi erano venuti a far visita a mia madre, in molti dicevano di non riuscire a reggere la vista del suo cambiamento e volevano ricordarla per come era.
Ma è forse una giustificazione per abbandonare una persona in una così grave difficoltà? Certo che no.
Forse le cose sarebbero andate diversamente se ci fossero state più persone a sostenerla.
Con questo pensiero in mente, la cerimonia ha inizio.

Il parroco inizia il suo sermone, su come Dio ha chiamato nella sua casa una delle sue figlie.
- Fratelli e Sorelle, in questo giorno ricordiamo la perdita di Francesca, madre di due figli, che ha preso posto nella casa del Padre onnipotente, nella pace eterna.
In questo momento, non dobbiamo perdere la fede, mi rivolgo sopratutto ai figli di questa donna, oggi presenti in sua memoria -.
- Ridicolo - sussurro amaramente.
Come posso avere fede in un Dio cosi crudele?
Immerso nei miei pensieri, non mi accorgo che mia nonna è quasi accasciata sul pavimento, accanto alla bara di sua figlia, in preda alle lacrime e ai singhiozzi.
- Perche? Perche figlia mia?! Torna da me ti prego - urla piangendo.
Uno spettacolo da brividi.
Le lacrime di mia nonna si mischiano alle mie e a quelle di mio fratello.
Quanta sofferenza.
Mio Zio, accorre subito da sua madre, la prende con forza, quasi con odio, costringendola a tornare al suo posto, sgridandola per il suo "spettacolo da telefilm" cosi lo ha definito.
Nell'imbarazzo generale, la veglia riprendere il suo corso.

La mia attenzione non è più sulle inutili parole del parroco, quanto più sui miei pensieri.
Senza accorgermene, Zia Elen sale vicino all'altare, dirigendosi al leggío provvisto di microfono, iniziando a parlare al posto del parroco.
- In questo giorno, non dobbiamo dimenticare il passato - esordisce, - Bensí farne tesoro. Francesca era una persona sola, non per suo volere, ma a causa dell'egoismo che è parte del DNA di questa famiglia. Il denaro è sempre stato l'uno Dio conosciuto da ogni persona vicina ai fratelli e a Francesca.
È il momento di chiedere perdono a lei e a Dio per i nostri peccati - dice concludendo.
Tra le lacrime, che non vogliono smettere, la rabbia prende il sopravvento.
Una rabbia silenziosa, per rispetta della persona che non c'è più.
- Quanta falsità - penso.
Si, Elen e mia madre avevano stretto un bel rapporto quando ancora non era malata, ma dopo il periodo in ospedale, la convalescenza e la malattia, i rapporti si erano fatti molto distanti, fatti di brevi telefonate e rare visite.
Anche di fronte alla morte, le persone non sono capaci del vero pentimento, di dire la verità, per quanto possa essere difficile farlo.
Ma penso che il segreto di questa capacità, penso sia l'essere privi di una coscienza.
Il senso di colpa non esiste e di riflesso le colpe si annullano, anzi, dichiarando a se stessi e a gli altri di aver dato tutto, di aver fatto il possibile e anche di più.
Dopo questa buffonata da parte di mia Zia, il parroco continua il suo discorso, giungendo alle comunioni.

La disperazione ha velocizzato il tutto, lo stato di trans in cui mi trovo trascina al di fuori del normale asse temporale, come se fossi in un sogno ad occhi aperti.

Terminata la celebrazione, insieme agli zii ci dirigiamo fuori dalla chiesa.
Mio padre è già uscito, forse è stato anche il primo.
Si avvicina a me e mio fratello - Ragazzi andiamo a mangiare, vi porto al Mcdonald's -.
Di tutta risposta, in un barlume di lucidità, rispondo - Il McDonald's è proprio quello che stavo aspettando, giusto in tempo per festeggiare no? - gli dico pungente e sarcastico.
Fingendo che non avessi detto nulla, prima di andare si apparta con mio zio a discutere di non so quale argomento.
Mi guardo intorno in cerca della nonna, ma non la trovo.
Preoccupato, chiedo a mia Zia, distrattamente mi risponde che probabilmente è ancora dentro, a parlare con il parroco.
- Poveraccia - penso riferito a mia zia.
Una donna dedita al materiale, alle firme, all'ostentare il suo benessere economico.
Come se non bastasse, il suo primo pensiero una volta uscita dalla chiesa è stato quello di prendere il telefono e aggiornare tutti i suoi social-network, con finte frasi di tristezza assoluta per la perdita subita.

Decido di lasciar perdere e di andare in cerca di mia nonna.
Entro in chiesa e mi guardo intorno.
Dopo qualche attimo la vedo, intenta ad accendere una candela davanti alla piccola statua di Maria.
Lentamente la raggiungo, gli spessi occhiali scuri che porta celano il suo sguardo, che so però essere velato di tante, troppe lacrime.
- Sai la mamma fin da piccina era molto credente. La sua preferita era la Madonnina. Diceva sempre che le dava sicurezza. Ho pensato che le avrebbe fatto piacere una candelina in suo onore, vuoi accenderne una con me? - mi dice con voce tremante.
Insieme, prendiamo una candela bianca, avviciniamo lo stoppino ad una di quelle che sono già accese.
Una volta che la vivida fiammella ha preso posto, mettiamo la candelina proprio accanto alla statuetta.
La nonna piange, silenziosamente.
Un pianto adulto, stanco, arreso.
- Ti va di dire una preghierina insieme a me? - mi dice con voce rotta.
- Certo nonna, preghiamo per mamma, insieme - le dico dolcemente.
A mani giunte, vicini con i nostri spiriti, preghiamo per quell'anima gentile che ha abbandonato questo mondo, nella speranza che finalmente, abbia trovato la pace che merita.

Nota Dell'Autore:

È un capitolo piuttosto breve.
Mi è difficile raccontarlo, perché sono difficilissime da descrivere le emozioni che ho provato.
Ci sono persone che sicuramente hanno avuto un'esperienza simile alla mia.
Proprio a Voi mi rivolgo:
FORZA E CORAGGIO!
Anche nei momenti più bui, nessuno è solo, ricordatelo sempre!

Le Vie Della ResurrezioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora